(24 Aprile 1915) Inizia lo sterminio del popolo armeno, il primo
genocidio del 900'. Una tragedia che trova le sue radici
nel 1894, con le prime, violente repressioni della protesta armena da parte
degli ottomani e della fazione dei “giovani turchi”, dopo secoli di pacifica convivenza,
e culmina con le stragi del 1915, complice l’ingresso della Turchia in guerra. A
scatenare la violenza è la decisione di alcuni armeni di arruolarsi
nell’esercito russo. Tanto basta perché i
turchi comincino a uccidere i soldati armeni del proprio esercito e l’elite
culturale di quel popolo. Ed è solo l’inizio: leggi speciali, deportazioni,
massacri.
Secondo il parere di Andrea Riccardi un elemento determinante fu la
proclamazione del jihd da parte del
sultano-califfo Maometto V il 14 novembre 1914. Lo storico inglese Arnold J. Toynbee ritiene invece che
quello dei Giovani Turchi, gruppo in cui militava anche Atatürk e
che di fatto condusse la guerra, fosse un gruppo caratterizzato da elementi più
nazionalisti che islamici.
Sono dunque ordinate le marce della morte, deportazioni verso il
centro dell’Anatolia, che coinvolgono un milione e duecentomila persone,
massacrate dalle milizie turche o sfinite dalle malattie o dalla fame. Nella notte tra il 23 e il 24
aprile 1915 furono eseguiti i primi arresti tra l'élite armena. L'operazione
continuò l'indomani e nei giorni seguenti.
In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui
giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento furono deportati
verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo la strada. Friedrich Bronsart von
Schellendorf, tedesco e Maggiore Generale dell'Impero ottomano (nell'ottica
degli stretti rapporti che questi ultimi avevano con l'Impero Prussiano), fu
individuato come "l'iniziatore del regime delle deportazioni armene".
Le "marce" furono dunque organizzate con la supervisione
di ufficiali dell'esercito tedesco e si possono considerare come "prova generale"
ante litteram delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni
dei deportati nei propri lager durante la seconda guerra mondiale. Migliaia di
armeni furono massacrati dalla milizia curda e dall'esercito turco. Le
fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti. La
notizia del genocidio comincia a diffondersi, nel mondo. Le reazioni sono
indignate. Gli Stati Uniti
inviano aiuti, l’Inghilterra, a fine guerra, preme perché si arrivi a un
processo. I responsabili delle stragi vengono condannati a morte, ma riescono a
fuggire. La vendetta armena li raggiungerà lo stesso
Malgrado le controversie storico-politiche, un ampio ventaglio di
analisti concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio
moderno, e soprattutto molte
fonti occidentali enfatizzano la "scientifica" programmazione delle
esecuzioni. Secondo lo studioso tedesco Michael Hesemann, si dovrebbe più
compiutamente parlare di genocidio cristiano, così scrive nel suo libro
Völkermord an den Armeniern (Herbig Verlag), pubblicato nel 2012.
#vincenzomariadascanio
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