No,
non ci eravamo sbagliati, quando nel nostro manifesto/proposta “Pane Terra Libertade”
dicevamo che a causare il massacro nel nord Italia erano stati gli avidi
interessi della borghesia. E a confermarlo
indirettamente sono i dati snocciolati dal Viminale, che spiegano – senza
intravvedere alcuna responsabilità nella morte di decine di migliaia di
innocenti – che nel periodo che va dal 23 marzo al 23 aprile più di 192mila aziende
hanno continuato a produrre nonostante la quarantena e chiedono di poter
continuare a farlo.
Mentre si imponeva la chiusura di
scuole, negozi, piccole imprese, con milioni di persone costrette a stare in
casa, più volte colpevolizzate da certa politica, talvolta anche aggredite da
agenti autoproclamatisi giustizieri, la grande borghesia nord italiana
continuava a fare affari. Anche a costo della vita dei lavoratori.
A
proteggerla una politica che nelle sue disposizioni ha dimostrato di essere
comandata a bacchetta da Confindustria, vera autrice della lista delle attività
essenziali. E la politica, che
dovrebbe avere al centro dei suoi interessi la vita dei cittadini, si adegua
mettendo l’interesse della borghesia al di sopra di tutti.
E
così sulle 192.443 aziende che hanno richiesto ai prefetti di poter continuare
l’attività già in corso nonostante la quarantena, il 55,8% arriva proprio dalle
tre regioni più colpite, tutte del nord Italia. Tra queste ben il 23% del totale delle domande di
prosecuzione arriva dalla sola Lombardia, più il 16,4% dal Veneto e un altro
16,4% dall’Emilia Romagna. Le verifiche condotte sino al 24 aprile hanno
riguardato 116.237 comunicazioni e hanno portato all'adozione di soli 2.631
provvedimenti di sospensione dell’attività, appena il 2,3%.
Tutto
ciò, se si considera lo spostamento quotidiano di centinaia di migliaia di
lavoratori, costretti a stiparsi su treni e metropolitane, a lavorare
spessissimo senza adeguati strumenti di sicurezza in luoghi di lavoro
affollati, spiega chiaramente il perche in quelle zone c’è stata una così alta
diffusione del virus. La scelta di
smantellare la sanità pubblica per potenziare quella privata, spiega invece
perché le persone sono morte come mosche.
In entrambi i casi si evince che
milioni di persone e di piccole e medie aziende sono state lasciate andare in
rovina, privilegiando la grande impresa e la grande borghesia italiana, che col
placet della politica ha continuato a fare affari anche se il suo sistema
produttivo uccideva migliaia di persone.
Purtroppo
queste dinamiche non sono una novità, ma sono le basi su cui è stata costruita
l’economia e la politica italiana: oggi si è solo avuta la tragica dimostrazione che questa
economia e questa politica veramente è disposta a lasciare morire decine di
migliaia di persone, pur di soddisfare gli interessi di un pugno di avidi
capitalisti e banchieri.
Crediamo che davanti a questo
scenario sia necessario ribadire che le classi popolari, i disoccupati, i
precari, gli studenti, gli operai, i lavoratori dipendenti e i proprietari
delle piccole e medie imprese non devono pagare una crisi creata dai grandi
interessi privati e da una direzione politica tesa a privilegiare il grande
capitale.
Chiamiamo
tutti i lavoratori alla lotta per la difesa dei propri diritti e sproniamo il
popolo sardo a rivendicare il diritto di decidere totalmente, in casa sua e non
a Roma, le sorti del proprio destino.
Per leggere il manifesto/proposta
“Pane Terra Libertade” clicca qui:
Liberu - Lìberos Rispetados Uguales
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