La curva
dei contagi potrebbe essersi davvero appiattita e anche quella delle vittime
comincia a essere contenuta. Per la prima volta da quando è scattata l'emergenza, i nuovi casi di coronavirus non hanno superato la doppia cifra. Anzi, sono stati appena tre e anche il picco di Sassari ha subito uno stop: da un più 14, quarantotto'ore fa, a uno solo nuovo caso registrato giovedì. Lo stesso
discorso vale per le vittime stroncate dal Covid-19: l'escalation dei giorni
scorsi s'è bloccata o quasi.
Martedì i morti erano stati cinque,
tre mercoledì e invece due ieri. Certo, è ancora troppo presto per sostenere
che è cominciata la discesa verso quota zero, in una colonna e anche nell'altra.
Soprattutto perché uno studio statistico dell'università San Raffaele di Milano sostiene invece che, in Sardegna, i casi positivi reali sarebbero oltre 7mila, a fronte dei 1.161 ufficiali registrati il 15 aprile. Ci sarebbe quindi un sommerso di
quasi 6mila positivi sfuggiti finora ai controlli sanitari, ed è una quota che
gli epidemiologi hanno catalogato come quella preoccupante dei «Covid fantasma».
Cauto
ottimismo. A questo punto il picco potrebbe essere stato
superato, ma non è detto. Come hanno ribadito diverse volte gli esperti del Comitato
scientifico, serviranno almeno altri tre o quattro giorni con lo stesso
andamento piatto, è quello registrato in queste ore, prima di
annunciare che il contagio s'è fermato. Perché, ad esempio, gli ultimi dati
vicini allo zero del bollettino della Regione potrebbero essere
viziati da un numero inferiore di esiti sui tamponi effettuati
mercoledì. E infatti, secondo la tabella dell'Unità di
crisi, sono stati solo 401 (da 12.395 a 12.796) i nuovi test nasofaringei,
mentre continuano a non essere dichiarati quelli rapidi.
È un dato, quello dei kit
sierologici, che servirebbe invece a far capire quale è stata finora la quota
di controlli a tappeto sulla popolazione. Comunque, numeri a parte, uno
spiraglio comincia a intravedersi. Sarà quindi decisivo l'andamento da oggi e
fino a domenica delle due curve, nuovi casi positivi e mortalità, per ipotizzare
che dal 26 aprile in poi le attuali restrizioni sociali ed economiche diventino
molto meno pesanti.
La lista
nera. Il numero di morti è salito a 85. Le ultime
due vittime erano nate a Ossi, 79 anni, e a Cagliari, 66. Entrambe sono donne, anche
se in percentuale continuano a essere gli uomini i più
colpiti: 61,4 contro 36,6. I pazienti ricoverati in
ospedale sono in tutto 133, di cui 24 in terapia intensiva, e questi
sono due dati stazionari.
I nuovi
casi. Con gli ultimi tre accertati, il numero
totale di positivi è salito a 1.164. Per
l'esattezza sono 873, escluso il numero di decessi e quello dei pazienti
guariti, che sono aumentati da 208 a 214. La distribuzione per provincia
continua a vedere Sassari in testa con 764 casi, più uno rispetto
all'ultimo aggiornamento, poi la Città Metropolitana di Cagliari
(208, più uno), il Sud Sardegna, 86, Nuoro, 67 e infine 39 (+1) ad
Oristano.
Gli
asintomatici. Le tabelle dell'Unità di crisi continuano a
ribadire che la percentuale di casi positivi senza sintomi rappresentano il
29,5 per cento del totale, ma la realtà potrebbe essere molto
diversa. Secondo uno studio della facoltà di Medicina
dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, i positivi sarebbero
invece almeno 7.300. In collaborazione con la Johns Hopkins Cente
for Humanitarian Health, i ricercatori hanno preso in
considerazione per ogni regione il numero di morti a causa del Covid-19 e da lì sono partiti per calcolare i positivi reali.
A metà
aprile in Italia, secondo questo studio, sarebbero in effetti oltre 2,5 milioni
contro i 165mila dichiarati dall'Unità di crisi nazionale. In Sardegna, 7.200
contro i 1.164 ufficiali, cioè quasi sette volte tanto e con una percentuale
intorno allo 0,45 per cento su un milione e 600 mila
abitanti. La differenza fra i due dati, sia in Italia che
nell'isola, è gigantesca ed ecco perché - secondo il San Raffaele - «dobbiamo andare a caccia degli ancora troppi
positivi fantasma, aumentando i test, se vogliamo bloccare davvero la catena del contagio e cominciare a parlare di ritorno a una quasi normalità».
di
Umberto Aime
Articolo tratto da la Nuova
Sardegna del 17.04.2020
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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