mercoledì 30 dicembre 2020

10 Gennaio. Cagliari città dell'occulto: esoterismo, superstizione e costume.


 


Evento di Me and Sardinia

Piazza Arsenale (fronte Cittadella dei Musei)

Domenica 10 Gennaio dalle ore 16:30 alle 18:00

Biglietti www.paypal.me/meandsardinia

Che la città di Cagliari costituisse uno dei vertici del “triangolo magico” dello spiritismo italiano non è più fonte di mistero. Con l’avvento dei Savoia e il successivo peso della Sardegna nella causa risorgimentale, Cagliari ha accolto personaggi carismatici accomunati dalla passione per l’esoterismo che qui hanno cercato risposte. Artisti, scienziati, intellettuali e filosofi diventano protagonisti di importanti cambiamenti destinati a dominare la scena politica internazionale, tra luci ed ombre di una società in divenire.

LUOGO E ORARIO DI INCONTRO
Domenica10 Gennaio ore 16.30
Piazza Arsenale (fronte Cittadella dei Musei). Il percorso termina nei pressi di V.le Regina Margherita.

DETTAGLI E CARATTERISTICHE TECNICHE DEL PERCORSO
Il percorso consiste in un itinerario urbano alla scoperta del “lato oscuro” della città di Cagliari, per rivelare fatti e avvenimenti ancora avvolti nel mistero. Il percorso ha una lunghezza di circa 2 km ed è di bassa difficoltà su un terreno a tratti scosceso e dotato di scale e dislivelli. È sconsigliato alle persone con difficoltà motorie o ai diversamente abili. Si consiglia un abbigliamento comodo.
La visita guidata dura circa 1 ora e 30 minuti. Nel rispetto di tutti i partecipanti, è richiesta massima puntualità.

TARIFFE, PRENOTAZIONI E MODALITA' DI PAGAMENTO
Il tour è a numero chiuso e ha un costo a persona di 8 euro. Per i bambini fino ai 10 anni la partecipazione è gratuita.
E’ obbligatoria prenotazione al numero 348.5223897, telefono, sms o whatsapp, indicando nome e cognome, numero dei partecipanti ed il recapito telefonico di un referente.
La prenotazione verrà subito confermata.

Non sarà accettata la presenza sul posto di chiunque non abbia prenotato.
Si consiglia il pagamento online tramite paypal o carte di credito utilizzando il link https://www.paypal.me/meandsardinia
Per chi non avesse la possibilità di pagare online, verrà comunque garantito il pagamento in loco.


La visita guidata è curata da guide turistiche abilitate e iscritte al Registro delle Guide Turistiche della R.A.S., nel rispetto della L.R. 20/2006 e L. 97/2013, su un progetto di Roberta Carboni, storica dell’arte e guida turistica n.1296, P.IVA 03715780924.

ATTENZIONE: durante il percorso sono vietate le registrazioni e le riprese. Sono invece ben gradite le foto.
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I dubbi sulla legittimità della condanna a Saddam Hussein.


 

 

All’alba del 30 Dicembre 2006 è impiccato l’ex rais iracheno Saddam Hussein. “La condanna del criminale è stata eseguita”: con queste parole, la TV di stato irachena dà notizia dell’esecuzione di Saddam Hussein.

 L'ex presidente iracheno fu catturato da soldati statunitensi durante l'Operazione Alba Rossa in un villaggio nelle vicinanze di Tigrit il 13 dicembre 2003. Fu sottoposto a processo che cominciò dal 19 ottobre 2005 (da un tribunale composto da iracheni) assieme ad altri sette imputati, fra cui il fratellastro, ed ex gerarchi del suo regime. Il capo d’imputazione era crimini contro l'umanità in relazione, tra le altre, alla strage di Dujail del 1982 (dove furono uccisi 148 sciiti). Il 5 novembre 2006 fu condannato a morte per impiccagione, ignorando la sua richiesta di essere fucilato. Il 26 dicembre 2006 la condanna fu confermata dalla Corte d'appello.

 In Occidente si ebbero giudizi fortemente contrastanti. George W. Bush, presidente degli Stati Uniti, espresse la sua completa soddisfazione, definendo la sentenza «una pietra miliare sulla strada della democrazia». Al contrario i governi dei Paesi dell'Unione europea, pur approvando il verdetto di colpevolezza, ribadirono la loro contrarietà di principio alla pena capitale, incluso il governo italiano: Massimo D'Alema dichiarò «Siamo contro la pena di morte sia come italiani che come europei». Molti governi europei suggerirono all'Iraq di non eseguire la sentenza, una posizione non lontana da quella russa.

 Numerose e autorevoli organizzazioni umanitarie, tra le quali Amnesty International e Human Rights Watch, criticarono la condanna a morte e lo stesso svolgimento del processo, che non avrebbe sufficientemente tutelato i diritti della difesa e che sarebbe stato sottoposto a forti pressioni da parte del governo iracheno e, indirettamente, da parte dell'Amministrazione statunitense.

Sarebbe stato, dunque, un processo penale da parte della “normale” magistratura irachena, (rispettoso sia del principio della irretroattività delle legge penale, sia del principio del giudice «naturale», precostituito per legge), ma non sarebbe stata la soluzione migliore per giudicare un dittatore, soprattutto dal punto di vista politico.

In primo luogo, quel tribunale speciale avrebbe violato il principio della presunzione d’innocenza e non avrebbe garantito all’ex rais la possibilità di potersi difendere adeguatamente. Inoltre non possiamo dimenticare che quello stesso giudizio, come scritto sopra, subì le fortissime pressioni degli stati Uniti, arrivato a controllare il paese con un atto illegittimo basato sulla violenza e sulla forza.

 

 

giovedì 17 dicembre 2020

Vaccini: lunedì l'ok Nell'Isola 33mila dosi agli operatori sanitari


 

La data da annotare è lunedì 21 dicembre, giorno in cui è atteso il via libera da parte dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), mentre a stretto giro arriverà anche l'autorizzazione di quella italiana, l'Aifa. Da quel momento il vaccino Pfizer potrà essere consegnato e, a distanza di 24, 72 ore, anche somministrato. Il primo invio destinato all'Italia è di 1,8 milioni di dosi.

 Le dosi per la Sardegna. Alla Sardegna toccheranno 33.800 fiale, serviranno per la prima inoculazione a operatori sanitari e sociosanitari, dipendenti e ospiti di Rsa, volontari. Dichiarando il fabbisogno esatto per queste categorie la Regione aveva indicato 38mila persone ma ieri in conferenza Stato-Regioni il commissario per l'Emergenza Domenico Arcuri ha chiarito alle Regioni che sarebbe stato recapitato il 90% delle fiale richieste, stimando che un 10% non sarà disposto a vaccinarsi. Ecco perché si è passati da 38 a quasi 34mila. Il secondo invio all'Italia, previsto nelle settimane successive, sarà di 2,5 milioni di dosi che serviranno per il richiamo alle categorie prioritarie e per avviare la vaccinazione del resto della popolazione fragile, a partire dagli anziani.

 Prime batterie. Comunque già prima di Capodanno ci saranno le prime batterie limitate di vaccinazioni - forse alcune migliaia, tra categorie simbolo come i sanitari o con testimonial di richiamo - in contemporanea con altri Paesi europei. Qualcosa di simile al V-Day auspicato ieri dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. «Sarebbe bello avere un'unica data dei Paesi Europei. Spero lo si possa fare ai primi di gennaio», ha detto ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «ma per avere un impatto sulla popolazione bisogna raggiungere una percentuale di vaccinati sufficiente, 10-15 milioni, e contiamo di averli nella primavera inoltrata».

 I consensi. Entro domani, intanto, la Regione dovrà trasmettere il dato esatto su quanti tra gli operatori indicati intendono sottoporsi al vaccino. Alla conferenza Stato-Regioni che ha approvato il Piano di vaccinazioni ha partecipato l'assessore alla Sanità Mario Nieddu. «Supponiamo che ci sarà una percentuale di adesione inferiore rispetto alle 33.800 dosi che ci verranno mandate, quelle che avanzano le utilizzeremo per iniziare a fare la seconda inoculazione». I vaccini dovranno essere conservati in appositi congelatori a -70°C.

 Quanto all'assenso, per il momento sarà trasmesso in modo informale, in attesa che il ministero della Salute elabori un modello di consenso informato. Domani la Regione si limiterà a trasmettere il numero di quelli che hanno detto sì. I dati sulle generalità dei vaccinandi, con indicazioni anche su date e luoghi di somministrazione, confluiranno in una piattaforma digitale unica.

 Polemiche. La Lombardia, epicentro della pandemia, è la Regione che riceverà il numero più consistente di fiale (305mila). Arcuri invierà alle Regioni anche un “libretto di istruzioni” per il vaccino e tutte le indicazioni per la procedura di somministrazione. Ma già ci sono polemiche: la Campania di Vincenzo De Luca lamenta una quota iniziale troppo esigua (135.890 dosi) per una popolazione di quasi 6 milioni di abitanti.

 

Roberto Murgia

 

Articolo tratto da l’Unione Sarda dell’11 Dicembre 2020

 

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 

mercoledì 16 dicembre 2020

S’Apesta e sos sardos. Di Francesco Casula.


 

Viepiù disorientati. Spaventati. Disperati. A lamentarci. Ma senza indignarci. Con le comunità di paese, spogliate di tutto, in morienza. Colpite, come le città, dal covid-19: e dunque anche affamate e ridotte agli stenti. Con i giovani senza avvenire e senza progetti: al massimo aggrappati alla movida. Senza più un orizzonte né un destino comune. Senza sapere dove andare né chi siamo. Girando in un tondo senza un centro: come pecore matte. E contagiate. Una Sardegna ancor più colonizzata e dipendente.

 Una Sardegna degli speculatori, dei predoni e degli avventurieri economici e finanziari di mezzo mondo, di ogni risma e zenia: che continuano a rubarci territorio: terra e mare. Per i loro affari energetici e non solo. Con uno Stato, ancor più lontano e ostile: ma non perchè "ci chiude in casa" ma perchè continua a "internarci" nella dipendenza coloniale, accentuando le disuguaglianze sociali e territoriali.

 E che vorrebbe ancor più poteri, per scuoiarci maggiormente, emarginandoci, in toto e definitivamente. Con una Regione tutta invischiata in equilibri e interessi di casta e di potere. Siamo ormai ridotti a un territorio anonimo: senza storia e senza radici, senza cultura, e senza lingua. Disincarnata e sradicata. Ancor più globalizzata e omologata: Senza identità. Senza popolo. Senza più alcun codice genetico e dunque organismi geneticamente modificati (OGM). Ovvero con individui apolidi. Cloroformizzati e conformisti. Una Sardegna uniforme: anche, se non di più, nella malattia.


 Francesco Casula

Saggista, storico della letteratura sarda

 autore del libro, tra gli altri, de “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”

martedì 15 dicembre 2020

(15 Dicembre 2000) Viene spento il terzo reattore dell’impianto nucleare di Cernobyl

(15 Dicembre 2000) Viene spento il terzo reattore dell’impianto nucleare di Cernobyl. Lo stop definitivo arriva durante una cerimonia ufficiale che si svolge a Kiev, nel corso della quale il presidente ucraino, Leonid Kuchma, ordina di premere il pulsante d'arresto della centrale. Si conclude la tragica vicenda iniziata il 26 aprile 1986, quando la fusione del nocciolo del reattore n.4 della stessa centrale e l’esplosione della sua copertura provocarono la più grande catastrofe nucleare della storia.

 

L'incidente accadde nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986, quando si verificò l’esplosione del reattore numero 4 della centrale atomica mentre era in corso un test (erano stati staccati i sistemi di sicurezza). Durante una prova per verificare il funzionamento della turbina in caso di assenza improvvisa di corrente elettrica, errori umani e tecnica difettosa crearono le condizioni per il disastro. L’orologio segnava l’una, 23 minuti e 44 secondi.

 

In conseguenza dell’incidente furono introdotte nell’ambiente circostante grandi quantità di materiale radioattivo e si formò una nube tossica che si estese su gran parte dell’Europa. L’incidente provocò la morte di 31 persone e rese necessaria l’evacuazione di 116.000 abitanti nel raggio di 30 km (1/5 dei quali assorbì dosi di radiazioni in grado di causare letali patologie), creando danni irreversibili al suolo, alla vegetazione e ai corpi idrici nel raggio di 60 km. Solo il 27 aprile, 36 ore dopo l’incidente, furono evacuati i 45 mila abitanti di Pripyat, la cittadina a un passo da Chernobyl. In totale furono circa 350 mila le persone evacuate dalla regione e costrette a trasferirsi altrove.

 

Cifre non ufficiali alzano il numero dei morti sino a 25 mila in tre paesi diversi (Ucraina, Bielorussia e Russia) investiti dalla nube radioattiva. Tuttavia certezze non ve ne sono, nemmeno per i numeri delle persone colpite da malattie e disturbi psicologici che possono aver interessato cinque milioni di persone, che anche per un breve periodo sono state esposti a radiazioni sopra la norma. Attualmente la zona proibita è diventata meta per le gite organizzate che offrono ai turisti la possibilità di arrivare sino sotto il reattore numero 4 di Chernobyl e di visitare la città fantasma di Pripyat.

 

 

la provincia barbaricina ha la più bassa densità abitativa d'Italia (36,7 abitanti per chilometro quadrato), ma riesce ad avere il primato italiano di bar (5,59 ogni mille abitanti)


 

Basta, lamentarsi: la Città metropolitana di Cagliari entra nella top ten delle province (e Aree vaste) con il più alto tasso di qualità della vita in Italia. Con un balzo di undici posizioni rispetto al 2019, in una classifica che tiene inevitabilmente conto anche del Covid, va in nona posizione. Quasi tutta la scalata si sconta però - in senso contrario - nella provincia del Sud Sardegna: quella di Cagliari com'era un tempo tranne la Città metropolitana. Frana di dieci gradini, finendo all'87° (l'intera scala ne ha 107). Peggiorano le province di Sassari (perde quattro posizioni ed è 62ª), e Nuoro è un posto più giù dopo essere scesa di sei. Oristano lascia la posizione 65 e va alla 67.

 

Il report annuale

Sono i dati della classifica sulla qualità della vita che stila ogni anno il quotidiano Il Sole 24 Ore, basata su 90 indicatori: 60 sono stati aggiornati, 25 misurano l'impatto del virus su economia e società. Non a caso Sassari, che ebbe un devastante focolaio di Covid-19 all'ospedale Santissima Annunziata, scende parecchio.

 

Emilia superstar. A livello nazionale trionfa Bologna con la sua provincia: in vetta dopo un balzo di 13 posizioni. La segue l'ex più vivibile d'Italia, cioè Bolzano, e la terza è Trento. Seguono Verona, Trieste, Udine, Aosta, Parma e - sorpresa - Cagliari metropolitana: nono posto. Rendono orgogliosi gli emiliani non soltanto il primato di Bologna, ma anche le loro cinque province nei primi venti posti. In fondo c'è Crotone al gradino 107, che rispetto al 2019 scambia la 106 con Caltanissetta. E c'è tanto Profondo Sud negli ultimi posti della graduatoria.

 

Nei dettagli Tornando alla Sardegna, numerose le curiosità. Se cercate un collegamento Internet a banda larga, ad esempio, non andate a

Oristano: è la provincia peggiore d'Italia per la banda larga su Internet. Il Sud Sardegna è invece il fanalino di coda per abbonamenti a Internet veloce (100 Mega al secondo). La Città metropolitana di Cagliari vanta il più basso tasso di mortalità in Italia e il più alto numero di pediatri per abitante, oltre che il primato delle ore di formazione professionale continua. Eppure è penultima per tasso di natalità (2,33 per mille abitanti), ma solo perché il posto più basso se l'è preso Oristano, che in compenso è la provincia più sicura (nel senso della criminalità) del Paese.

 

Sassari è terza per densità di infermieri (e il Sud Sardegna ultimo), e campeggia la sigla SU anche nell'ultima posizione di Spid (identità digitali) erogate: 9,18 per mille abitanti. Nuoro è medaglia d'oro per riduzione di ore di cassa integrazione, ma ultima nella classifica del commercio in rete e del numero di piscine. Sempre la provincia barbaricina ha la più bassa densità abitativa d'Italia (36,7 abitanti per chilometro quadrato), ma riesce ad avere il primato italiano di bar (5,59 ogni mille abitanti). Al seggio, nel Nuorese vanno pochi: penultima posizione nella partecipazione elettorale (34,40%), peggio fa solo Caltanissetta.

 

I sindaci I dati fanno ovviamente piacere al sindaco di Cagliari e metropolitano, Paolo Truzzu: «Il nono posto per la vivibilità in Italia non è poco, e c'entrano anche i pochi casi di Covid-19. Abbiamo un buon clima, non ci sono racket, il verde urbano e le strade pulite aiutano. Dobbiamo riuscire a vendere tutto questo turisticamente, e su questo deve muoversi la Regione. In ogni caso», conclude Truzzu, «oggi ci godiamo i dati, ma da domani ci rimettiamo al lavoro per migliorare ancora».

 

Da Quartu, il sindaco Graziano Milia premette che queste classifiche lo trovano un po' dubbioso, «comunque i dati della Città metropolitana devono indurre a lamentarsi di meno e a far fruttare ciò che abbiamo». Da Carbonia, capoluogo del Sud Sardegna, la sindaca Paola Massidda addebita la caduta della provincia in classifica «alla riduzione dei finanziamenti, considerato che molti sono andati alla Città metropolitana. Nel frattempo perdiamo posti di lavoro pubblici e dimentichiamo le nostre eccellenze, alcune delle quali sono anche all'ospedale Sirai».

 

Da Sanluri, il primo cittadino Alberto Urpi sottolinea che «dove c'è un forte tessuto produttivo la situazione regge, e dove non c'è come nel Medio Campidano si pagano prezzi alti. Dobbiamo puntare sulle nostre tipicità, sull'economia verde e circolare». Con un sottinteso: o s'investe o si muore. Per ora, la seconda attività sembra riuscire meglio.

 

Luigi Almiento


venerdì 11 dicembre 2020

Domus de Janas di Ominzana – Onifai protonuraghe nuraghe (?) Perchetha – Onifai. Di Natalia Guiso.


 L'esplorazione di cui vorrei parlarvi oggi ci porta in Baronia, precisamente ad Onifai, i siti sono una bellissima domus de janas di nome Ominzana e un piccolo nuraghe-proto chiamato Perchetha. La Domus è stata ricavata in una roccia in granito, i vani che la compongono sono quattro, costituita da una piccola anticella, sopra il secondo portello si possono vedere delle linee di ocra rossa, a seguire la seconda camera presenta una piccola fenditura, penso causata da un crollo, esplorata tale camera si entra nella terza cella, la più grande, dove è crollata una parte del tetto, dalla quale si può accedere all'ultima stanza.

 

La particolarità della domus consiste in un simbolo inciso sopra la volta, sembrerebbe una mezza luna o forse una protome. Al centro sembrerebbe esserci una sfera incisa. La copertura della domus è composta da svariati solchi, sembrerebbe per il deflusso dell'acqua meteoriche. La Domus è immersa nel verde, sembra una piccola casa incantata, penso spesso a quali tipi di riti potessero svolgersi in questi luoghi di pace eterna, a cosa potesse essere per loro la morte. Dopo ore passate ad esplorarla e respirare quell'atmosfera magica, ci incamminiamo alla ricerca di uno dei nuraghi presenti in zona.

 

Il sito in questione è un protonuraghe (?) addossato ad una roccia granitica, il sito presenta molti crolli, ed è sommerso dalla vegetazione, purtroppo non riusciamo a capire la planimetria, ma leggendo in un sito parla di proto. Quel che si può notare sono la grandezza dei blocchi con cui era stato costruito. Che sia un nuraghe o una domus ben conservata e ben lavorata, che sia una piccola domus o un nuraghe crollato, non smettono mai di stupirmi e suscitare in me emozioni indescrivibili. Sono grata di essere nata in questa terra di abili costruttori che rispettavano e amavano i propri simili e questa meravigliosa Isola.

 

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Natalia Guiso















Intervista a Christian Solinas: piano casa, sanità e bandi regionali.


 

Investimenti per la sanità sassarese, nessun indebolimento dei vincoli urbanistici nella fascia entro i 300 metri dalla costa, nuovi criteri per l'assegnazione dei finanziamenti regionali con un probabile addio al click day: sono alcuni degli annunci contenuti nell'ampia intervista che il presidente della Regione, Christian Solinas, ha rilasciato a La Nuova Sardegna

 

Presidente, il nostro giornale sta puntando l'attenzione sulla sperequazione dei fondi per la sanità: una suddivisione che penalizza Sassari. Interverrete?

«Si deve investire perché anche nella sanità ci sia uguaglianza di trattamento per tutti i sardi. Per Sassari ripeto ciò che ho detto all'inizio legislatura: è insostenibile che le condizioni delle strutture sanitarie della città siano quelle che i cittadini vivono tutti i giorni sulla loro pelle. È necessario un investimento importante. Confermo che sarà realizzato un nuovo ospedale a Sassari e stiamo valutando la possibilità di realizzarne uno ad Alghero che sostituisca uno di quelli esistenti».

 

Un altro tema caldo di questi giorni è il Piano casa: condivide la legge così come sta venendo fuori o pensa che debba essere cambiata?

«C'è l'esigenza di ristabilire la certezza del diritto. C'è una stratificazione di norme che non consente di sapere con certezza cosa si può o non si può fare. Una situazione che blocca lo sviluppo, le legittime aspirazioni dei cittadini e impone al legislatore di trovare una norma chiara. Esistono hotel che risalgono agli anni '70: nella competizione mondiale devono adeguarsi a degli standard di qualità. Io dico: possiamo ragionare in maniera laica su esigenze che non sono quelle di una nuova cementificazione? Non abbiamo bisogno di consumare altro territorio, ma di riqualificare l'esistente. Non deve essere un tabù. Questa è l'esigenza di fondo. Se esiste la necessità di una risagomatura di un edificio, in arretramento, con demolizione e ricostruzione, perché non farlo? Tutto questo è già previsto da una serie di norme che sono state approvate a più riprese da maggioranze di segno inverso alla nostra. Poi, se nei lavori di commissione sono entrate in questa cornice anche proposte di norme che cercano di allargare eccessivamente le maglie, ricordo che si tratta, appunto, di proposte. E io mi riservo, come presidente e quindi come guida di questa maggioranza, di intervenire anche con emendamenti della Giunta per riportare il testo della proposta alla filosofia che abbiamo voluto assumere come canone delle norme che mettiamo in campo. Senza colate di cemento: gli ecomostri sono figli di un tempo che non tornerà più. Non è un'aggressione alle coste: la tutela dei 300 metri è un valore irrinunciabile».

 

E le costruzioni nell'agro?

«È un fatto più culturale che urbanistico. I sardi hanno sempre vissuto la loro terra anche con la frequentazione delle campagne. Non mi spaventa una presenza dell'uomo nell'agro, perché questo è nella storia. Ma dobbiamo trovare un punto d'equilibrio dove l'agro rimanga legato a certe attività e non diventi un proliferare di edilizia spontanea o di residenze senza controllo».

 

Altra polemica, quella sul click day: resterà questo sistema o pensa di cambiare?

«Nel momento in cui si introducono strumenti informatici previsti dalla legge si eliminano alla radice le scelte discrezionali. Non sono particolarmente favorevole a questa impostazione. Sono molto più vicino all'idea che ci si debba assumere la responsabilità e il coraggio di valutare la bontà dell'iniziativa. Però non è pensabile che ci siano associazioni o soggetti che si ritengono detentori del diritto acquisito di essere finanziati ogni anno dalla Regione per le loro attività. Se così fosse, ci sarebbe una discriminazione verso i giovani e il nuovo. Si tratterebbe solo di mero rifinanziamento, senza che si possano fare cose nuove. Questa pretesa non è sostenibile. Credo che si possa migliorare il sistema di finanziamento con una differenziazione articolata dei settori. Non devono concorrere sulla stessa misura iniziative di diverso genere. Ci devono essere linee d'intervento diversificate, con uno spazio per le manifestazioni consolidate che abbiano ancora capacità attrattiva e una parte dedicata alle nuove proposte. Si deve provare che quell'investimento produce un indotto utile alla collettività».

 

Torniamo alla Sanità: ieri l'assessore Nieddu non si è presentato all'incontro con la Commissione. Alcuni consiglieri di maggioranza hanno espresso giudizi durissimi. Cosa sta succedendo?

«Credo che sia stata più che altro un'incomprensione. Niente di preoccupante. C'era all'odg un disegno di legge al quale teniamo molto, che mira ad alleviare le spese che i sardi devono sostenere nel momento in cui vanno a fare le visite presso la specialistica ambulatoriale anche quando sono esauriti i budget. Era previsto un passaggio con l'audizione dell'assessore. Approfondirò, ma credo che recupereremo facilmente».

 

Il leader dell'Udc, Oppi, ha parlato di "giuntina"...

«A volte, nella dialettica politica, quando accadono cose del genere, le parole possono essere più colorite rispetto all'ordinario».

 

Facciamo un passo indietro. A un anno fa, quando si cominciava a capire che il Covid sarebbe stato un grosso problema. Che anno ha visto?

«Un anno assolutamente complesso, intenso, durante il quale abbiamo dovuto mettere in campo strumenti e azioni completamente nuovi. Un'emergenza di portata epocale, con una dimensione pandemica, globale, alla quale nessun sistema sanitario al mondo era davvero pronto. In tutto questo la Sardegna, nonostante le tante polemiche, se si guardano i numeri e non le parole, è riuscita, pur nelle difficoltà, a gestire l'emergenza in maniera ordinata, a garantire comunque assistenza e cure ai malati Covid e ad avere un quadro che piange delle vittime, ma che, se visto in relazione ai dati del resto d'Italia e del Mondo, è decisamente migliore».

 

Il braccio di ferro con il Governo sui test obbligatori all'ingresso poteva essere gestito meglio? Non pensa che proprio impuntarsi sull'obbligatorietà sia stato un errore?

«Abbiamo sollevato una questione che si è rivelata ben fondata e purtroppo decisiva. Nel mentre che si viveva la fase finale della prima ondata abbiamo detto che bisognava porsi il problema di come consolidare i risultati raggiunti. Serviva un modello che consentisse di individuare in maniera precoce i soggetti positivi così da poterli isolare e evitare la seconda ondata. Poteva essere un sistema efficace e dissi al Governo, dal momento che abbiamo tre aeroporti e 5 porti, se avessimo controllato le persone che dovevano entrare con un certificato che ne attestasse la negatività, saremmo riusciti a prevenire in larghissima parte un ritorno dell'epidemia nell'isola. Per funzionare il modello aveva bisogno che tutti avessero un test. Perché così avevano fatto tutte le nazioni che avevano gestito la crisi in modo positivo. Ora tutti plaudono al primo volo covid free di Alitalia: ma quel volo si basa proprio sul sistema che chiedevamo noi».

 

Ora i test li farete a tappeto. Poteva essere fatto prima?

«Del modello coreano e del modello Singapore, ho cominciato a parlare ad aprile-maggio. Chiaramente la capacità del sistema industriale mondiale di produrre test allora era estremamente limitata. Nessuno era davvero pronto. Siamo ora tra i primi a fare una campagna così massiccia in Italia perché oggi si riescono ad acquisire sul mercato, a prezzi ragionevoli, i tamponi rapidi. Prima c'erano limiti oggettivi. Oggi lo facciamo con un impegno della Regione e una sovrintendenza scientifica da parte del professor Crisanti che ha scelto di venire da noi perché ha apprezzato come la Sardegna ha gestito la fase pandemica sin dall'inizio e ha ritenuto che ci fossero le condizioni per poter fare un progetto ambizioso che può portare risultati importanti per tutta l'isola. Con tre serie di screening in successione ci poniamo l'obiettivo di abbassare la circolazione del virus sino ad arrivare a una Sardegna di nuovo Covid free all'inizio della prossima estate».

 

Che fine ha fatto il Comitato tecnico-scientifico?

«In diverse fasi e per diverse ragioni, ha rassegnato le dimissioni in un momento in cui, peraltro, era venuta meno la funzione alla quale era stato chiamato nella prima fase».

 

Quale sarà il ruolo del professor Crisanti?

«Avrà un ruolo di supporto gratuito all'Ares-Ats, che è l'organo deputato a realizzare lo screening su base territoriale».

 

Lei ha citato l'Ares, la nuova entità creata dalla legge di riforma della sanità. C'è anche qui un braccio di ferro col Governo..

«Bisogna fare chiarezza sulla portata della riforma. Avevamo preso un impegno con i sardi dicendo che avremmo fatto una riforma sanitaria organica. Nel primo anno e mezzo abbiamo mantenuto l'impegno. La riforma stabilisce per la prima volta un criterio importante. Non ripristina solo la territorializzazione delle Asl, ma dice che le Aziende sanitarie si occupano solo di erogare la prestazione sanitaria e non di tutta la parte burocratica, acquisti, gestione di personale e concorsi. La situazione precedente aveva determinato una commistione di ruoli e funzioni che sacrificava sia l'una che l'altra funzione. I compiti di carattere complessivo sono in capo all'Ares. Questa impostazione è stata approvata anche dal Governo. Il motivo di impugnazione è limitato a un solo aspetto: la creazione di un albo regionale dei direttori generali. La riforma nazionale stabilisce che per le nomine bisogna attingere da quell'elenco che viene aggiornato all'incirca ogni due anni. Noi abbiamo previsto un albo regionale perché attualmente su quello nazionale non ci sono tanti sardi quanti ne servirebbero per coprire ruoli di vertice nelle aziende sanitarie. Una soluzione temporanea: l'albo regionale sarebbe poi dovuto confluire in quello nazionale. Su questo non si è potuta trovare un'intesa prima dei termini di scadenza per l'impugnazione, ma il dialogo è proseguito con il Governo, tanto è vero che ci attendiamo che ci sia una riapertura straordinaria a gennaio dell'albo nazionale e a quel punto cesserebbe la materia del contendere».

 

Insieme all'elenco delle rinate Asl circola anche la mappa della spartizione dei posti di comando tra i partiti della maggioranza. Questa mappa esiste o la smentisce?

«La questione delle nomine è stata oggetto di discussione nella maggioranza. Io ho detto che non ci saranno spartizioni di alcun genere di colore politico, ma mireremo a valutare i curricula degli aspiranti manager. Abbiamo bisogno di mettere in campo il meglio che possiamo»

 

Chiudiamo parlando di soldi. Dei tanti aiuti previsti dalla Regione per famiglie e imprese, quanti stanno arrivando nelle tasche dei sardi?

«La Regione Sardegna è quella che ha stanziato le maggiori risorse pro capite. Di questi stanziamenti quelli micro sono stati già erogati insieme a quelli alle famiglie. Lo strumento è stato agile e 200 milioni sono arrivati ai Comuni. Quelli più consistenti avranno una prima fase di erogazione entro il 31 dicembre. Sappiamo però che quelle risorse, seppure poderose, non arriveranno a soddisfare le esigenze di chi ha avuto danni dalla pandemia».

Roberto Petretto 

Articolo tratto da La Nuova Sardegna dell’11 Dicembre 2020

 

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Federico Marini

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