Investimenti
per la sanità sassarese, nessun indebolimento dei vincoli urbanistici nella
fascia entro i 300 metri dalla costa, nuovi criteri per l'assegnazione dei
finanziamenti regionali con un probabile addio al click day: sono alcuni degli annunci
contenuti nell'ampia intervista che il presidente della Regione, Christian
Solinas, ha rilasciato a La Nuova Sardegna
Presidente,
il nostro giornale sta puntando l'attenzione sulla sperequazione dei fondi per
la sanità: una suddivisione che penalizza Sassari. Interverrete?
«Si
deve investire perché anche nella sanità ci sia uguaglianza di trattamento per
tutti i sardi. Per Sassari ripeto ciò che ho detto all'inizio legislatura: è
insostenibile che le condizioni delle strutture sanitarie della città siano
quelle che i cittadini vivono tutti i giorni sulla loro pelle. È necessario un investimento
importante. Confermo che sarà realizzato un nuovo ospedale a Sassari e
stiamo valutando la possibilità di realizzarne uno ad Alghero che sostituisca
uno di quelli esistenti».
Un altro
tema caldo di questi giorni è il Piano casa: condivide la legge così come sta
venendo fuori o pensa che debba essere cambiata?
«C'è
l'esigenza di ristabilire
la certezza del diritto. C'è una stratificazione di norme che non consente di sapere con certezza
cosa si può o non si può fare. Una situazione che blocca lo sviluppo, le legittime aspirazioni dei cittadini e impone al legislatore di
trovare una norma chiara. Esistono hotel che risalgono agli anni
'70: nella competizione mondiale devono adeguarsi a degli standard di qualità.
Io dico: possiamo ragionare in maniera laica su esigenze che non sono quelle di
una nuova cementificazione? Non abbiamo bisogno di consumare altro territorio,
ma di riqualificare l'esistente. Non deve essere un tabù. Questa è l'esigenza
di fondo. Se esiste la necessità di una risagomatura di un edificio, in
arretramento, con demolizione e ricostruzione, perché non farlo? Tutto
questo è già previsto da una serie di norme che sono state approvate a più
riprese da maggioranze di segno inverso alla nostra. Poi, se nei lavori di
commissione sono entrate in questa cornice anche proposte di norme che cercano
di allargare eccessivamente le maglie, ricordo che si tratta, appunto, di proposte.
E io mi riservo, come presidente e quindi come guida di questa maggioranza, di
intervenire anche con emendamenti della Giunta per riportare il testo della
proposta alla filosofia che abbiamo voluto assumere come canone delle norme che
mettiamo in campo. Senza colate di cemento: gli ecomostri sono figli di un
tempo che non tornerà più. Non è un'aggressione alle coste: la tutela dei
300 metri è un
valore irrinunciabile».
E le
costruzioni nell'agro?
«È un
fatto più culturale che urbanistico. I sardi hanno sempre vissuto la loro terra
anche con la frequentazione delle campagne. Non mi spaventa una presenza
dell'uomo nell'agro, perché questo è nella storia. Ma dobbiamo trovare un punto
d'equilibrio dove l'agro rimanga legato a certe attività e non diventi un
proliferare di edilizia spontanea o di residenze senza controllo».
Altra
polemica, quella sul click day: resterà questo sistema o pensa di cambiare?
«Nel
momento in cui si introducono strumenti informatici previsti dalla legge si
eliminano alla radice le scelte discrezionali. Non sono particolarmente favorevole
a questa impostazione. Sono molto più vicino all'idea che ci si debba assumere
la responsabilità e il coraggio di valutare la bontà dell'iniziativa. Però
non è pensabile che ci siano associazioni o soggetti che si ritengono
detentori del diritto acquisito di essere finanziati ogni anno dalla
Regione per le loro attività. Se così fosse, ci sarebbe una discriminazione
verso i giovani e il nuovo. Si tratterebbe solo di mero rifinanziamento, senza
che si possano fare cose nuove. Questa pretesa non è sostenibile. Credo che si
possa migliorare il sistema di finanziamento con una differenziazione articolata
dei settori. Non devono concorrere sulla stessa misura iniziative di diverso
genere. Ci devono essere linee d'intervento diversificate, con uno spazio
per le manifestazioni consolidate che abbiano ancora capacità attrattiva
e una parte dedicata alle nuove proposte. Si deve provare che quell'investimento
produce un indotto utile alla collettività».
Torniamo
alla Sanità: ieri l'assessore Nieddu non si è presentato all'incontro con la
Commissione. Alcuni consiglieri di maggioranza hanno espresso giudizi
durissimi. Cosa sta succedendo?
«Credo
che sia stata più che altro un'incomprensione. Niente di preoccupante. C'era
all'odg un disegno di legge al quale teniamo molto, che mira ad alleviare le
spese che i sardi devono sostenere nel momento in cui vanno a fare le visite
presso la specialistica ambulatoriale anche quando sono esauriti i budget. Era previsto
un passaggio con l'audizione dell'assessore. Approfondirò, ma credo che
recupereremo facilmente».
Il leader
dell'Udc, Oppi, ha parlato di "giuntina"...
«A
volte, nella dialettica politica, quando accadono cose del genere, le parole
possono essere più colorite rispetto all'ordinario».
Facciamo
un passo indietro. A un anno fa, quando si cominciava a capire che il Covid
sarebbe stato un grosso problema. Che anno ha visto?
«Un
anno assolutamente complesso, intenso, durante il quale abbiamo dovuto mettere
in campo strumenti e azioni completamente nuovi. Un'emergenza di portata
epocale, con una dimensione pandemica, globale, alla quale nessun sistema
sanitario al mondo era davvero pronto. In tutto questo la Sardegna,
nonostante le tante polemiche, se si guardano i numeri e non le parole,
è riuscita, pur nelle difficoltà, a gestire l'emergenza in maniera
ordinata, a garantire comunque assistenza e cure ai malati Covid e ad avere
un quadro che piange delle vittime, ma che, se visto in relazione ai dati del
resto d'Italia e del Mondo, è decisamente migliore».
Il
braccio di ferro con il Governo sui test obbligatori all'ingresso poteva essere
gestito meglio? Non pensa che proprio impuntarsi sull'obbligatorietà sia stato
un errore?
«Abbiamo
sollevato una questione che si è rivelata ben fondata e purtroppo decisiva. Nel
mentre che si viveva la fase finale della prima ondata abbiamo detto che
bisognava porsi il problema di come consolidare i risultati raggiunti. Serviva
un modello che consentisse di individuare in maniera precoce i soggetti
positivi così da poterli isolare e evitare la seconda ondata. Poteva essere un sistema
efficace e dissi al Governo, dal momento che abbiamo tre aeroporti e 5 porti, se
avessimo controllato le persone che dovevano entrare con un certificato
che ne attestasse la negatività, saremmo riusciti a prevenire in
larghissima parte un ritorno dell'epidemia nell'isola. Per
funzionare il modello aveva bisogno che tutti avessero un test. Perché così
avevano fatto tutte le nazioni che avevano gestito la crisi in modo positivo.
Ora tutti plaudono al primo volo covid free di Alitalia: ma quel volo si basa
proprio sul sistema che chiedevamo noi».
Ora i
test li farete a tappeto. Poteva essere fatto prima?
«Del
modello coreano e del modello Singapore, ho cominciato a parlare ad
aprile-maggio. Chiaramente la capacità del sistema industriale mondiale di
produrre test allora era estremamente limitata. Nessuno era davvero pronto.
Siamo ora tra i primi a fare una campagna così massiccia in Italia perché oggi
si riescono ad acquisire sul mercato, a prezzi ragionevoli, i tamponi rapidi.
Prima c'erano limiti oggettivi. Oggi lo facciamo con un impegno della Regione e
una sovrintendenza scientifica da parte del professor Crisanti che ha scelto di
venire da noi perché ha apprezzato come la Sardegna ha gestito la fase
pandemica sin dall'inizio e ha ritenuto che ci fossero le condizioni per poter
fare un progetto ambizioso che può portare risultati importanti per tutta
l'isola. Con tre serie di screening in successione ci poniamo l'obiettivo di
abbassare la circolazione del virus sino ad arrivare a una Sardegna di nuovo
Covid free all'inizio della prossima estate».
Che fine
ha fatto il Comitato tecnico-scientifico?
«In
diverse fasi e per diverse ragioni, ha rassegnato le dimissioni in un momento
in cui, peraltro, era venuta meno la funzione alla quale era stato chiamato
nella prima fase».
Quale sarà
il ruolo del professor Crisanti?
«Avrà
un ruolo di supporto gratuito all'Ares-Ats, che è l'organo deputato a
realizzare lo screening su base territoriale».
Lei ha
citato l'Ares, la nuova entità creata dalla legge di riforma della sanità. C'è
anche qui un braccio di ferro col Governo..
«Bisogna
fare chiarezza sulla portata della riforma. Avevamo preso un impegno con i
sardi dicendo che avremmo fatto una riforma sanitaria organica. Nel primo anno
e mezzo abbiamo mantenuto l'impegno. La riforma stabilisce per la prima volta
un criterio importante. Non ripristina solo la territorializzazione
delle Asl, ma dice che le Aziende sanitarie si occupano solo di erogare
la prestazione sanitaria e non di tutta la parte burocratica, acquisti,
gestione di personale e concorsi. La situazione precedente aveva determinato
una commistione di ruoli e funzioni che sacrificava sia l'una che l'altra
funzione. I compiti di carattere complessivo sono in capo all'Ares. Questa
impostazione è stata approvata anche dal Governo. Il motivo di impugnazione è
limitato a un solo aspetto: la creazione di un albo regionale dei
direttori generali. La riforma nazionale stabilisce che per le nomine
bisogna attingere da quell'elenco che viene aggiornato all'incirca ogni due
anni. Noi abbiamo previsto un albo regionale perché attualmente su quello nazionale
non ci sono tanti sardi quanti ne servirebbero per coprire ruoli di vertice
nelle aziende sanitarie. Una soluzione temporanea: l'albo regionale sarebbe poi
dovuto confluire in quello nazionale. Su questo non si è potuta trovare
un'intesa prima dei termini di scadenza per l'impugnazione, ma il dialogo è
proseguito con il Governo, tanto è vero che ci attendiamo che ci sia una
riapertura straordinaria a gennaio dell'albo nazionale e a quel punto
cesserebbe la materia del contendere».
Insieme
all'elenco delle rinate Asl circola anche la mappa della spartizione dei posti
di comando tra i partiti della maggioranza. Questa mappa esiste o la smentisce?
«La
questione delle nomine è stata oggetto di discussione nella maggioranza. Io
ho detto che non ci saranno spartizioni di alcun genere di colore
politico, ma mireremo a valutare i curricula degli aspiranti manager.
Abbiamo bisogno di mettere in campo il meglio che possiamo»
Chiudiamo
parlando di soldi. Dei tanti aiuti previsti dalla Regione per famiglie e imprese,
quanti stanno arrivando nelle tasche dei sardi?
«La
Regione Sardegna è quella che ha stanziato le maggiori risorse pro capite. Di questi
stanziamenti quelli micro sono stati già erogati insieme a quelli alle famiglie.
Lo strumento è stato agile e 200 milioni sono arrivati ai Comuni. Quelli più
consistenti avranno una prima fase di erogazione entro il 31 dicembre. Sappiamo
però che quelle risorse, seppure poderose, non arriveranno a soddisfare le
esigenze di chi ha avuto danni dalla pandemia».
Roberto
Petretto
Articolo tratto da La Nuova Sardegna dell’11 Dicembre 2020
-----------------
Federico
Marini
marini.federico70@gmail.com
skype:
federico1970ca