Ventiquattro
ore dopo dopo il botta e risposta al veleno, la pezza è peggiore del buco. Il sindaco di Milano Beppe
Sala la butta così: «Il turismo in
Sardegna è stato creato, in parte, anche dai milanesi». Lo dice in
una intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa nella quale spiega di
avere soltanto sollecitato chiarezza sulla libertà di movimento
tra regioni. Per poi ribadire: «Se
qualcuno mi obbliga a fare il test per andare a casa sua io preferisco rinunciare».
Ancora: «Ci vogliono regole chiare e
anche in fretta. Ora, chi decide? E su quali basi? Poter viaggiare da cosa
dipende? Dal parametro R0 della Regione? Dal numero di ricoveri? Da quello dei contagi?
E poi: Solinas parla di test. Ma quali test? E come? Il tampone? Il sierologico?
E quale? Il pungidito o il test del sangue? Ha stabilito un protocollo?».
Sull'esigenza di tutelare la salute aggiunge:
«È un aspetto sicuramente fondamentale. Credo però che la ripartenza non sia
solo una questione sanitaria ma anche economica e sociale. Non penso che la Sardegna possa vivere solo di turismo autoctono. Sono i milanesi che, almeno in parte,
l'hanno inventata come meta turistica. Non dico che i sardi
debbano esserci riconoscenti, ma trattarci da untori, no».
Ma quali untori, la risposta di Solinas: «Qui non c'è in gioco il radical-chicchismo da salotto per dimostrare chi
è più o meno accogliente. Qui c'è un problema concreto di sicurezza sanitaria
per tutti e non di discriminazione. Io ho detto che dal 3 giugno la Sardegna
vuole aprire le porte a tutti i turisti senza fare distinzioni di provenienza. Il sindaco Sala si è inventato una querelle sul
fatto che la Sardegna non voglia milanesi o lombardi che non esiste. Noi abbiamo detto che
basta una certificazione di un test che ci dica della negatività, quindi non serve
un tampone».
E poi:
«Credo che Sala abbia innescato una polemica inutile. Mi sembra una querelle da
salotto di chi ha molto tempo da dedicare a queste disquisizioni inutili e poco
da fare». Per concludere: «Lo aspetto in Sardegna,
con un certificato, già dal 3 giugno». Sul tema al centro
del dibattito politico è intervenuto anche il governatore del Veneto Luca Zaia: «Dico sì ai lombardi, sono i benvenuti. Ma
comprendo le ansie di Solinas».
Perché, aggiunge l'esponente della Lega
«parlare è facile ma una responsabilità non si prende alla leggera. Però,
nessuno può uscirne come un untore. Mi metto nei panni di un lombardo, non
troverei corretto che qualcuno mi trattasse da agente di contagio». Un altro
leghista, il deputato Alessandro Morelli, invece si schiera totalmente con Solinas e critica pesantemente sia il sindaco Sala sia il ministro Boccia, che ieri ha emesso
sentenza definitiva sul passaporto sanitario: «È incostituzionale».
Dice
Morelli: «Il Pd lavora a tempo pieno e a tutti i livelli per interessi diversi
da quelli nazionali. I due strateghi dello Spritz e delle mascherine attaccano
il governatore sardo Solinas che avendo la fortuna di essere su un'isola può
certificare gli ingressi dichiarando al mondo che la sua regione è Covid-free, rilanciando
così un'area che senza villeggianti è alla disperazione».
Di
opinione opposta Massimo Zedda, leader dei Progressisti in consiglio regionale:
secondo lui la polemica Sala-Solinas aiuta «a distrarre i sardi dai problemi
reali». Dice l'ex sindaco di Cagliari: «Da mesi il presidente della
Regione non fa altro che diffondere notizie prive di fondamento,
ma ci ha pensato il sindaco di Milano, con dichiarazioni che non
condivido, a distrarre i sardi dalle bugie del governo regionale.
Mentre come opposizione siamo impegnati, da mesi, nel tentativo di far
apparire le tante dichiarazioni del presidente della Regione sul
passaporto sanitario per quello che sono, cioè delle frottole irrealizzabili,
la polemica di questi giorni è servita solo a distogliere
l'attenzione. Ora siamo qui a discutere di Milano, del suo
sindaco e dei milanesi e non parleremo per giorni del fatto che le teorie del
governo regionale siano bufale».
A proposito dei milanesi e dei turisti
in generale intenzionati a venire in Sardegna, ecco il commento al vetriolo di Gianfranco Scalas, leader di Fortza
Paris, partito di maggioranza escluso dall'ultimo vertice del centrodestra: «Se fossi in loro, di fronte alle molteplici richieste del presidente della Regione su certificati, patenti, test e tesserini del club di Topolino, andrei in vacanza da un'altra parte».
L’articolo è tratto da La Nuova
Sardegna del 29.05.2020
di Silvia Sanne
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Federico Marini
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