Il Mater Olbia, ha annunciato ieri
il presidente Christian Solinas, «è già operativo», mentre oggi è prevista
l'apertura del Policlinico Sassarese, 24 posti letto, e man mano che andrà a
regime 12 posti in terapia intensiva, 14 in terapia subintensiva e sessanta a
differente intensità di cure. Con il reclutamento delle due strutture private
di Sassari e Olbia viene completata la rete degli ospedali Covid-19 della
Sardegna.
Sei in
tutto, al momento con 244 posti letto, i presidi dedicati «esclusivamente»,
ricorda l'assessore alla sanità Mario Nieddu, ai pazienti colpiti dal virus che
necessitano di cure adeguate. La mappa dell'assistenza è completata
dal Santissima Trinità di Cagliari, dal San Francesco di Nuoro, dall'Azienda
ospedaliera universitaria di Sassari, dalla casa di cura Policlinico Sant'Elena
di Quartu.
Il
programma operativo Una fase avanzata del piano operativo dell'assistenza, che ai 135 posti di terapia intensiva presenti nell'Isola prima dell'emergenza Covid aggiunge il contributo del Policlinico Sassarese, del Mater Olbia e della clinica di Quartu. «Mentre
altri - ha dichiarato nei giorni scorsi Solinas - saranno attivati step by
step: arriveremo al raddoppio, ma servono respiratori ed équipe mediche».
E'
d'altronde la difficoltà segnalata in diversi ospedali della rete dove mancano letti,
respiratori, dispositivi di protezione per il personale sanitario. Il Mater Olbia - punto di
riferimento del nord Sardegna per l'emergenza sanitaria che si
avvarrà della consulenza scientifica del professor Stefano Vella,
esperto di sanità pubblica e infettivologo di fama internazionale - sarà
sicuramente dotato del macchinario per la lavorazione dei tamponi, ha
detto il governatore, «ma intanto il servizio partirà e, per il
momento, si dovrà fare riferimento ai laboratori di analisi
presenti nell'Isola».
Nel presidio ci sono già 4 posti letto di terapia intensiva per ricoveri complessi, che richiedono assistenza respiratoria, e un reparto di degenza non intensiva da 16 posti. Presto sarà attivato anche il nuovo reparto di Malattie infettive da 15 posti in ambiente a pressione negativa.
I piccoli
ospedali L'ultima fase del piano strategico elaborato dall'unità di crisi all'esordio
dell'emergenza prevedeva il coinvolgimento, e ulteriori posti letto, di altri
ospedali come il Binaghi di Cagliari, il San Martino di Oristano, il Cto di
Iglesias, e i presidi di Isili, Muravera, Bosa, Ghilarza. «I piani - avverte
l'assessore Nieddu - vanno fatti per un'esigenza di
programmazione, ma ovviamente la speranza è che non si arrivi
ad avere necessità di ulteriori posti letto».
E' vero però che, ad esempio
nell'ospedale di Oristano, è previsto un reparto Covid,
già pronto. «Ma partirà – puntualizza Nieddu - se, e quando, ce ne
sarà la necessità». Il primo presidio della rete Covid in
Sardegna, inaugurato la scorsa settimana, è stato il Santissima Trinità di
Cagliari, dove da giorni erano stati sospesi tutti i ricoveri esclusi
quelli per la chirurgia d'urgenza.
Un ospedale multispecialistico
diviso per padiglioni, l'ideale per organizzare l'assistenza e
la cura di pazienti risultati positivi al test del tampone e che
magari devono essere assistiti anche per altre patologie respiratorie,
cardiache, ginecologiche eccetera. Dopo i lavori di ristrutturazione,
all'area Covid sono stati destinati i padiglioni di malattie
infettive, medicina, geriatria e rianimazione.
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Federico
Marini
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