In questi giorni di forzata clausura
molti di noi si stanno chiedendo se, imparando
alcune lezioni, la qualità della nostra vita cambierà in meglio, se saremo capaci di distinguere la verità dalle falsità o cercheremo di
avere una lettura più critica delle cose e sapremo essere piú attenti al
prossimo, chiunque egli sia. Sono stati fatti più volte appelli perché
l'emergenza e l'esperienza spingano verso una unità ed un'attenzione vera con
meno polemiche pretestuose e gratuite.
Ci
speriamo. Ma i segnali che arrivano in queste ore sono poco confortanti,
soprattutto da parte delle istituzioni regionali. Nel pieno della tormenta virale,
pare che la preoccupazione di alcuni nostri governanti sia quella
di spargere ancora veleno gratuito sulla gestione dei
migranti con vere e proprie fake news. Premessa: è evidente per tutti che il virus cammina tra noi. Non distingue età, sesso, religione o colore della pelle.
Per una
serie di ragioni, l'ingresso del virus in Africa è probabilmente dovuto a
cinesi o occidentali, spesso italiani. Senza dilungare possiamo solo dire
che dalle prime ricerche epidemiologiche
sembra che almeno il 5/10 per cento della nostra popolazione
sia stato o abbia infettato (analisi in corso su Liguria e nord
ovest). In Sardegna (se e quando lo sapremo con piú precisione (?!?))
potrebbe già trattarsi di almeno cinquantamila persone.
Fatti: dall'inizio del lockdown in Italia sono arrivati (dati ufficiali Ministero
dell'Interno) un numero minimo di migranti: 668, dei quali 573 salvati in mare
e condotti nei porti del sud Italia, 84 tunisini con sbarchi
diretti in Sicilia e 11 algerini con sbarchi diretti in
Sardegna. Sembra che solo pochi di questi avessero contratto il
coronavirus. Il Dipartimento della Protezione Civile (d'intesa con il
ministero dell' Interno) si preoccupa giustamente di evitare
qualsiasi rischio (minimo se si pensa alle centinaia di migliaia di
contagi in atto in Italia), emanando un'ordinanza tesa a garantire percorsi separati e luoghi protetti di quarantena nei punti di sbarco (o su navi alla fonda), per evitare contagi tra gli operatori e soprattutto tra i migranti (in Sardegna oggi nei centri di accoglienza
sono ospitati 1228 migranti non infettati dal virus). mUn particolare capoverso
è dedicato proprio agli sbarchi diretti e chiarisce che ci si deve organizzare
dove i migranti arrivano. Ed in Sardegna, dall'Algeria, arrivano direttamente.
Questo è certo.
Ebbene? La
politica sarda riesce a sporcare e diffondere veleno e paura tra noi e verso i
migranti anche su una cosa inesistente. Si trasforma il senso di una ordinanza di garanzia per tutti in un tentativo di inviare altri migranti, infettando così la Sardegna. E mentre il gruppo di Fratelli d'Italia diffonde queste falsità, il presidente della Regione, anziché spiegare la verità, e togliere paure, come suo dovere, rilancia la fake affermando «.... Non vorrei dunque, visto che ci siamo comportati benino nelle gestione dell'emergenza, che si pensi che la Sardegna possa diventare nuovamente un luogo di deportazione, questa volta per i poveri migranti». aggiungendo «Nella storia siamo, già stati una Caienna per i cristiani, nell'antica
Roma, e in tempi recenti per i mafiosi. Questa volta non deve essere così,
perché in Sardegna non c'è spazio per gestire ulteriori emergenze».
Con
semplice buon senso e con correttezza istituzionale sarebbe stato il caso di chiarire
che non vi erano intenzioni di questo tipo ed invece si è coltivato il
pregiudizio e lo scontro istituzionale, oltre che, di fatto, discriminatorio. Le affermazioni sono
gravi, gratuite ed inutili, e speriamo vengano
smentite, ma fanno riflettere. Forse sono dettate da altre necessità
contingenti e di comodo. Ancora in questi giorni abbiamo chiesto, e
trovato, aiuto dall'Esercito e dalla Protezione Civile. La paga
sono falsità e veleno? Questo è lo stile della nostra Autonomia
Regionale e della nostra dignità? Non è certamente il futuro che ci
aspettiamo, dopo una tragedia collettiva.
Di
Filippo Spanu
Questo
articolo è tratto da “La Nuova Sardegna” del 20.04.2020
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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