venerdì 25 giugno 2021

«Delta, entro agosto la più diffusa»


 

Si potrà solo tentare di rallentarne il più possibile la diffusione, ma la variante Delta – molto più contagiosa della sorella inglese - entro la fine di agosto avrà causato nove contagi su dieci. È l'allarme lanciato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, mentre l'Organizzazione mondiale della Sanità avvisa che «è presente ormai in 85 Paesi». Intanto, l'India lancia l'allarme sulla diffusione della variante Delta Plus, un sottotipo della "madre" che sembrerebbe ancor più contagioso.

 

Dati insufficienti In Italia, stando al database internazionale Gisaid riguardo i campioni prelevati dal 9 al 23 giugno, su 218 sequenze depositate 71 (il 32,6%) sono da variante Delta, anche del sottotipo Kappa. Mancano dati affidabili sulla sua diffusione, avverte la Fondazione Gimbe che parla di «gestione attendista della variante Delta». Una situazione «inaccettabile - dice il presidente Nino Cartabellotta -: occorre potenziare tempestivamente sequenziamento e tracciamento dei contatti, fare screening per chi arriva dall'estero e accelerare la seconda dose del vaccino negli over 60 e nei fragili».

 

Sulla stessa linea il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Bisogna rafforzare il tracciamento per limitarne i casi». Il perché della lentezza dei tracciamenti, «andrebbe chiesto al gabinetto del ministero della Salute. Ai primi di gennaio ho detto che andava rafforzata la ricerca di varianti e la sorveglianza, ma siamo ancora a questo punto». «Siate responsabili» «È solo questione di tempo prima che la variante Delta si diffonda anche in Italia», avverte Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano. «In qualche modo, però, l'effetto delle vaccinazioni non comporterà un proporzionale aumento dei casi gravi, ma è necessario raggiungere grandi numeri e farlo velocemente». I vaccini, insomma, possono salvare dalla malattia grave, non dal contagio. «Per questo è necessario comportarsi con prudenza. In caso contrario, gli effetti più pesanti ricadranno sempre sui più fragili, per esempio su chi non ha potuto vaccinarsi».

 

Cambio di passo. L'allentamento delle misure, però – dallo stop alla mascherina all'aperto fino all'abolizione dei controlli negli scali –, rischia di tradursi in un generale liberi tutti. «Pensare che la pandemia sia conclusa, e che il vaccino possa essere l'unica arma sufficiente, è un errore che si paga», avverte l'epidemiologo Giovanni Sotgiu, docente di Statistica medica dell'Università di Sassari. «Abbiamo la necessità di continuare a rispettare le misure, perché in questo momento il vaccino ha una dimostrata efficacia clinica quando si sono fatte le due dosi, e comunque non nel 100% dei casi. A oggi in Italia neanche il 30% della popolazione ha fatto il richiamo, il che vale anche per la Sardegna».

 

Il professor Sotgiu la pensa come la Fondazione Gimbe. «Una gestione attendista, è vero. La gestione deve invece essere sempre proattiva, aggressiva. I Paesi che hanno eliminato il virus, Nuova Zelanda e Australia, hanno agito in maniera aggressiva con tracciamento dei contatti, rigore dell'isolamento, controlli ai confini». A maggior ragione, «con la variante Delta che ha una contagiosità superiore. Invece i controlli non si fanno più, e i tracciamenti, che in questa fase di bassa circolazione del virus si potrebbero fare in maniera aggressiva, non vengono eseguiti».

 

Una prateria per il virus Quindi, a fine agosto, anche in Sardegna possiamo ritrovarci col 90% dei contagi da variante Delta? «Sì. Se noi diamo praterie al virus, questo si diffonde rapidamente. Ancor più in questo periodo di vacanze, con una socialità molto più intensa». Al netto dell'assenza di controlli negli scali e delle difficoltà su tracciamento e sequenziamento, chi tra gli operatori dell'accoglienza può diventare un presidio efficace per limitare i contagi? «In primo luogo i gestori dei bar che possono controllare il comportamento dei clienti, anche a rischio di perderne qualcuno. Potrebbero essere un baluardo molto efficace, visto che in tanti paesi il bar è spesso l'unico centro di aggregazione». La differenza, aggiunge l'epidemiologo, «possono farla anche i ristoratori, gli albergatori, i gestori dei parchi divertimento, i proprietari delle discoteche e dei locali in genere. Ma anche chi organizza feste private».

 

Piera Serusi


Articolo “La Nuova Sardegna” del 25.06.2021

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Federico Marini

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giovedì 24 giugno 2021

Calcio: il denaro comanda?


 

Poco fa leggevo i possibili scambi e acquisti del futuro calciomercato. Gli arabi del PSG stanno letteralmente perdendo il controllo. Hanno già preso Dollaruma a parametro zero (no, non è un errore, ma il nuovo soprannome di Donnaruma, che guadagnerà 12 milioni a stagione. Stiamo parlando di Donnaruma, non Zenga, Buffon, o Peruzzi, portiere di cui non si parla più) a parametro zero, vogliono prendere Hakimi a 80 milioni di euro (stiamo parlando di Hakimi, con tutto rispetto, non Maldini, Zanetti o Roberto Carlos), Cristiano Ronaldo, hanno aumentato l'ingaggio a Neymar per un ammontare di 36 milioni a stagione. Inoltre pagheranno una cinquantina di milioni per Theo Hernandez e tanti altri giocatori che ora non ricordo. Sinceramente, quando vedo queste squadre perdere, non posso che gioirne.

 

Io mi domando, ma se Maradona, Zico, Careca, Van Basten, Gullit, Matthaus, Riva, Rivera, Mazzola, Falcao, Baresi, Maldini etc... fossero nati alla fine degli anni 90', quanto sarebbero costati e quanto sarebbe stato il loro monte ingaggi? Se il Real Madrid è arrivato a pagare 100 milioni di euro per Eden Hazard, quanto sarebbe costato un Rijkaard, un Zola, un Roberto Baggio senza dimenticare Vialli, Totti, Mancini o Del Piero?

 

In tutto questo marasma di dollari (o euro) ci consoliamo con le famose bandiere, che comunque sino a pochi anni fa c'erano e continueranno ad esserci, almeno secondo me. Vedere un Maldini o Baresi nel Milan, un Zanetti nell'Inter, Totti o De Rossi nella Roma, oppure vedere campioni come Nedved, del Piero o Buffon andare in serie B per puro attaccamento alla maglia è un toccasana non soltanto per i più maturi, ma soprattutto per bambini e ragazzini più giovani. Perché un adolescente ci crede davvero nel suo campione, e vederlo andare via per due milioni di euro in più o in meno è una grande e grave delusione, perché perderà la magia di questo sport bellissimo.

 

Non parliamo poi dei procuratori, quelli proprio lasciamoli perdere.

(24 Giugno 1995) Viene arrestato Leoluca Bagarella


 

(24 Giugno 1995) Viene arrestato Leoluca Bagarella, uno dei maggiori esponenti della mafia siciliana, nello specifico conosciuta col termine "Cosa Nostra." Killer spietato, si ritiene sia stato responsabile direttamente o indirettamente di centinaia di omicidi durante la seconda guerra di mafia, oltre che diretto responsabile di alcuni tra i più gravi fatti di sangue di Cosa Nostra, tra cui la Strage di Capaci e l'uccisione di Boris Giuliano.

 

Quarto figlio del mafioso Salvatore Bagarella, fratello di Antonietta Bagarella, entrò a far parte della cosca di Corleone dopo che suo fratello maggiore Calogero era diventato uno dei fedelissimi del boss Luciano Liggio, e dei suoi compagni Totò Riina e Bernardo Provenzano. Calogero fu ucciso dal boss Michele Cavataio nella strage di Viale Lazio nel 1969 e Leoluca si diede alla latitanza. Nel 1974, sua sorella sposò in segreto Totò Riina, seguendolo nella latitanza.

 

Bagarella viene arrestato il 24 giugno 1995, mentre esce da un negozio di abbigliamento, dov’è andato a ritirare un paio di jeans acquistati pochi giorni prima e che aveva lasciato affinché gli stessi fossero accorciati. Ray-ban scuri sugli occhi, al collo una catena con la fede della moglie, al controllo degli agenti in borghese esibisce un documento falso dichiarando di essere Franco Amato, impiegato delle poste. Una volta caricato nell’auto degli agenti in borghese, però si complimenta con loro.

 

Nel 2002 viene condannato ad un nuovo ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, che fu strangolato e sciolto nell’acido per volontà di colui che verrà definito come il "capo dei capi": Totò Riina. Sempre nel 2002, durante un’udienza a Trapani alla quale Bagarella partecipa tramite videoconferenza, legge un comunicato di protesta verso il sistema del carcere duro, indirizzato al mondo politico.

 

Nel capannone di via Messina Montagne, periferia est di Palermo, dove Bagarella faceva portare i mafiosi da torturare e che poi strangolava, si trovavano, in una cassapanca mimetizzata, gli attrezzi per la tortura, vale a dire manette, corde, lacci, fil di ferro, guanti in lattice. Appese alle pareti le immaginette di Santa Rosalia, Santa Rita, la Madonna e San Cristoforo.

 

Gaetano Buscemi, nipote di Giuseppe Li Peri (ucciso su ordine di don Luchino un mese prima insieme al figlio, perché legato al boss Aglieri, e quindi a Provenzano), fu torturato per otto ore prima di essere strangolato. Ammise che lo zio morto stava con Aglieri e ottenne così che il suo cadavere non venisse sciolto nell’acido ma più dignitosamente scaricato in una via del centro di Villabate (Sabella).

 

Delta, crescono i casi nell'Isola.


 

Il sospetto è stato confermato: la variante Delta aveva acceso un focolaio nel Nord Sardegna, un fuoco che - se non arginato con l'isolamento dei contagiati e screening a tappeto - avrebbe potuto dilagare in breve tempo. Sono tutti del mutante indiano i quindici tamponi sottoposti a sequenziamento nel laboratorio di microbiologia e virologia dell'Aou di Sassari. Uno riguarda un uomo arrivato dall'estero, gli altri quattordici vengono invece da un unico cluster, cioè il set del film Disney La Sirenetta che viene girato nelle spiagge da Castelsardo a Golfo Aranci.

 

«Sono tutti casi presi per tempo e isolati, e intanto - sottolinea Salvatore Rubino, direttore del laboratorio - sono stati fatti screening e tracciamenti allargati, ma il rischio sempre presente è che il virus viaggi sottotraccia. Per questo è fondamentale che vengano fatti tantissimi tamponi molecolari, altrimenti rischiamo di arrivare al punto che, come è successo per la variante inglese, nel giro di un mese questa Delta non farà neanche più notizia». Allerta anche per la variante brasiliana: tre i tamponi sospetti (una famiglia in quarantena nella zona di Olbia) avviati al sequenziamento nel laboratorio di Sassari.

 

Il monitoraggio Ieri tutti i centri regionali di riferimento (per la Sardegna i laboratori delle Aou di Cagliari e Sassari) hanno inviato all'Istituto superiore di Sanità i campioni sequenziati, un contributo nell'ambito dell'indagine permanente sulla distribuzione dei mutanti del virus in Italia. Finora nel Paese (Sardegna compresa) prevale la variante inglese; domani chissà. «Tra dieci giorni – dice il professor Rubino – vedremo i risultati e capiremo se, e quanto, si sta diffondendo la Delta». Ieri è arrivato l'esito dei 300 test molecolari fatti nei giorni scorsi a Trinità d'Agultu, il centro gallurese dov'era stato spostato il set del film Disney prima dell'identificazione dei contagi nella troupe e dell'interruzione delle riprese.

 

«Su 300 tamponi solo due positivi: uno di Badesi e uno di Trinità che è già in isolamento, come tutti i suoi contatti», dice il sindaco Giampiero Carta. «La situazione è sotto controllo, finora sono stati fatti due screening, in totale 830 tamponi. Non è escluso che l'Ats decida di continuare a testare la popolazione». Trinità d'Agultu conta 2.150 residenti, più 500 tra Costa Paradiso e gli altri borghi turistici.

 

I controlli a campione. Nell'Isola, la seconda regione dopo il Lazio per diffusione della variante Delta secondo i dati dell'Istituto superiore di Sanità, sono stati identificati finora una trentina di contagiati (13 nel Sud Sardegna, ma sette sono componenti dell'equipaggio di una petroliera attraccata a maggio alla Saras di Sarroch). Intanto la Centrale operativa regionale sta mettendo a punto il piano di monitoraggio del rischio epidemiologico necessario per sorvegliare la circolazione del virus, soprattutto adesso che incombe la variante Delta, più contagiosa di quella inglese. L'obiettivo è fare 2.500 tamponi al giorno, tutti i giorni, come peraltro verrà presto imposto dal ministero della Sanità come pre condizione per la permanenza in zona bianca. In questo momento di bassa circolazione del virus il piano di monitoraggio prevede controlli a campione nelle strutture turistiche, nelle case per anziani e agli arrivi nei porti e negli aeroporti.

 

La responsabilità. A furia di mutare, la variante Delta ha messo su famiglia. Tre le versioni oggi in circolazione, spiega Ferdinando Coghe, responsabile del laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologia dell'Aou di Cagliari. «Sono la 617.1, 617.2 e 617.3. Finora in Sardegna abbiamo trovato la 2, che prevale per la particolare virulenza e la caratteristica patogenicità». Tredici i casi già individuati dal laboratorio di Cagliari, mentre altri sequenziamenti sono in corso. «Cosa ci aspettiamo? Sicuramente una forte prevalenza della variante inglese, speriamo di non trovare altre sorprese. L'altro giorno, insieme a una Delta abbiamo trovato una variante brasiliana e questa non è che ci preoccupa meno dell'altra».

 

Il virus fa il giro del mondo. «Segno dei tempi. La globalizzazione, la facilità con cui viaggiamo da un continente all'altro ci espone al contagio. Per questo motivo, davanti a una pandemia, è necessario mantenere la giusta prudenza. Vero, qui c'è una bassa circolazione del virus, ma nel resto del mondo non è così ed è facile entrare a contatto con un infetto e, anche se vaccinati, contagiare chi ci sta intorno. Abbiamo tutti una responsabilità ed è quella di contribuire ad arginare il virus. Nessuno si deve segregare in casa, basta essere prudenti».

 

Di Piera Serusi.

 

 

Articolo “Unione Sarda” del 24.06.2021

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Federico Marini

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lunedì 21 giugno 2021

Con il 34,4 per cento delle preferenze il PCI arriva pochi punti dalla Democrazia Cristiana


 

(21 Giugno 1976) Il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer ottiene uno straordinario risultato alle elezioni politiche del 21 giugno 1976. Con il 34,4 per cento delle preferenze arriva a pochissimi punti di distanza dalla Democrazia Cristiana. Per la prima volta nella storia della Repubblica si parla realisticamente dell’ipotesi del “sorpasso” del PCI ai danni della DC. Nel '76 inoltre il diritto al voto è esteso per la prima volta ai diciottenni. La campagna elettorale aveva assunto toni di grande nervosismo. Resta nella memoria il famoso appello di Indro Montanelli, che, spaventato da una possibile vittoria comunista, aveva scritto “turatevi il naso ma votate DC”.

 

La situazione sociale italiana era inquietante. Il terrorismo nero progrediva nell'attuazione della strategia della tensione con violenze e stragi (in particolare nel 1974 quelle di piazza della Loggia a Brescia e dell'Italicus). Sull’altro Fronte le Brigate Rosse e altre sigle della lotta armata seminavano sangue e terrore con omicidi, sequestri e sommari processi proletari. In questo contesto la VI legislatura aveva visto il susseguirsi di sei governi e tre presidenti del Consiglio in soli 4 anni. La coalizione del centrosinistra era ormai in crisi e il solo centro non aveva la forza politica per rispondere alle esigenze della nazione. Le uniche riforme attuate riguardarono temi sociali, su cui poteva esserci una più ampia convergenza; in particolare risalgono al 1975 la riforma del diritto di famiglia, che sanciva la parità dei coniugi, e l'abbassamento della maggiore età da 21 a 18 anni.

 

In questo periodo la Democrazia Cristiana vide la propria forza assottigliarsi sempre più. Infatti nel 1974 i democristiani furono pesantemente sconfitti nel referendum abrogativo sul divorzio e alle regionali dell'anno successivo il vantaggio sui comunisti si ridusse a meno di due punti percentuali, inoltre le conseguenze dello scandalo Lockheed facevano temere un sorpasso. In molti cominciavano a pensare che fosse necessaria una svolta politica e ritenevano ormai inevitabile il coinvolgimento del PCI nel Governo.

 

Analoghi ragionamenti venivano espressi esplicitamente dal segretario comunista Enrico Berlinguer nel 1973. La nascita di gruppi di estrema sinistra alternativi al PCI e del terrorismo rosso aveva costretto il partito a ripensare il proprio collocamento. Inoltre i comunisti erano usciti rafforzati dall'autunno caldo e potevano realisticamente puntare al primato elettorale, ma in questo caso, secondo Berlinguer, un governo comunista avrebbe innescato la reazione della destra portando a conseguenze estreme e imprevedibili. Era quindi necessario che le forze comuniste, socialiste e cattoliche collaborassero nell'interesse del Paese.

 

Il nuovo governo si trovava in una situazione politica difficile: doveva accettare l'appoggio esterno comunista, e allo stesso tempo sapeva che gli alleati dell'Italia, (in particolare gli Stati Uniti) sorvegliavano con molta attenzione lo sviluppo degli avvenimenti. I cambiamenti del PCI, il riconoscimento – da parte di Berlinguer – che la NATO poteva essere considerato un “ombrello utile”, non avevano dissipato i sospetti. In un convegno del G7 a San Juan, Aldo Moro – in quel momento ancora Presidente del Consiglio – aveva dato le sue assicurazioni. Ma da una dichiarazione di Helmut Schmidt resa nota il 19 luglio 1976 si seppe che, assenti gli italiani, Gerald Ford e Henry Kissinger per gli Stati Uniti, Schmidt per la Germania Ovest, James Callaghan per il Regno Unito e Michel Debré per la Francia avevano tenuto una riunione, in cui si decise che l'Italia non avrebbe avuto né un dollaro né alcun'altra forma di aiuto se il PCI fosse entrato nel governo.

TCS: Connoschere sa limba. Di Francesco Casula.


 


Connoschere sa limba est su titulu de unas cantas puntadas (seighi) chi Tele Costa Smeralda at a trasmitere cada lunis (oras 20.30 in su canale 13 de su digitale terrestre) a comintzre dae su 21 de custu mese. Sa trasmissione at a essere ghiada dae su Professore Frantziscu Casula, istoricu e istudiosu de limba e de literadura sarda e at a cumbidare e proponnere bindighi pessonargios sardos (iscritores, poetas, cantadores, amantiosos de sa limba sarda, militantes de su moimentu linguisticu) chi ant a chistionare cun su ghiadore subra sa limba sarda de oe e su de tempus benidore e peri subra unos cantos esponentes de balia de sa literadura sarda chi cada ospite at a isseperare: dae Bonaventura Licheri a sa Scomuniga de Predi Antiogu; dae Gratzia Deledda a Montanaru; dae Peppino Mereu a Emiliu Lussu; dae Aquilino Cannas a Cicitu Masala; dae Benvenuto Lobina a Micheli Columbu; dae Franciscu Carlini a Zuanne Frantziscu Pintore.

 

Totu sas bindighi puntadas ant a essere sbodicadas in limba sarda. In custa manera a intro de su processu de amparu, cunservatzione e avaloramentu de sa limba etotu, peri sas televisiones – cun s’iscola – ant a podere ispainare sa limba sarda pro la faghere connoschere e impreare cada die, peri a livellu ufitziale e istitutzionale e no sceti a livellu familiare e de foghile.

 

Traduzione

 

TCS: CONNOSCHERE SA LIMBA Connoschere sa limba è il titolo del ciclo di sedici puntate che Tele Costa Smeralda manderà in onda ogni lunedì (alle ore 20.30 nel canale 13 del digitale terrestre) ad iniziare dal prossimo 21 giugno. La trasmissione condotta dal Prof. Francesco Casula, storico e studioso di lingua e letteratura sarda, proporrà quindici personaggi sardi (scrittori, romanzieri, poeti, cantadores, amanti della lingua sarda, militanti del movimento linguistico) che dialogheranno con il conduttore sullo status del sardo oggi e sulle sue prospettive future, nonché su alcuni significativi esponenti della letteratura sarda che ogni ospite proporrà: da Bonaventura Licheri e Grazia Deledda a Montanaru; da Peppino Mereu a Emilio Lussu; da Aquilino Cannas a Cicitu Masala; da Benvenuto Lobina a Michele Columbu; da Franco Carlini a Gianfranco Pintore.

 

Le sedici puntate si svolgeranno interamente in lingua sarda. In tal modo, all’interno del processo della sua tutela, conservazione e valorizzazione, anche i Media – insieme alla Scuola – potranno assolvere a un preciso ruolo: quello di diffondere e circuitare la lingua sarda per la sua conoscenza e il suo utilizzo quotidiano, anche a livello ufficiale e nelle Istituzioni e non solo a livello familiare.

 

Francesco Casula

Saggista, storico della Letteratura sarda

La decisione del Comitato tecnico scientifico nazionale attesa in queste ore Possibile riapertura dei locali da ballo e stop alla mascherina all'aperto. Anche l'isola si prepara a ballare col green pass


 

Due muri sono ancora da abbattere prima del ritorno alla normalità in tutto e per tutto: l'uso delle mascherine e le discoteche aperte. Il governo Draghi deciderà in settimana, come far vivere l'estate agli italiani. Le previsioni dicono che da lunedì primo luglio non dovrebbe essere più obbligatorio indossare la «protezione individuale» all'aperto. Lo stesso giorno, ma più probabile la settimana successiva, anche in pista dovrebbe essere possibile ballare, mentre ora è vietato. Le due decisioni sono legate a doppio filo con quanto dirà oggi il Comitato tecnico scientifico nazionale, che in questi giorni ha messo assieme le varie ipotesi. In mattinata gli esperti consegneranno il dossier al ministero della salute e saranno quelle carte il punto di partenza per la successiva decisione politica.

 

Mascherine. L'addio a uno dei simboli della pandemia, nel bene e nel male, ormai è solo questione di settimane. Anche dalla Sardegna, a più riprese, sono arrivati segnali in tal senso. «Con buona parte della popolazione vaccinata, a un sardo su due è stata somministrata almeno la prima dose, qualche passo avanti verso la normalità andrà fatto prima dell'estate», è il messaggio arrivato in queste ore dalla Cabina di regia regionale. Confermata la zona bianca e ottenuta, giovedì scorso, quella verde europea, la Sardegna ha voglia di metter via le mascherine. Il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi s'è detto favorevole alla caduta di questo divieto, per poi aggiungere, nell'ultima conferenza stampa: «Però tutto dipenderà da cosa ci comunicherà il Comitato scientifico all'inizio della settimana».

 

Qualche indiscrezione sul dossier è cominciata a rimbalzare da Roma. Una delle possibilità è questa: fra quattordici giorni le mascherine diventeranno obbligatorie solo nei luoghi al chiuso, dai ristoranti ai centri commerciali, a bordo degli autobus o in caso di assembramenti. Dall'Istituto superiore di sanità è arrivato anche un altro messaggio: «Oggi il rischio di contagio all'aperto è inferiore a quello che si ha in un luogo chiuso. Con un'alta percentuale di vaccinazioni, lo stesso rischio è molto diminuito. Qualunque decisione potrà prendere il Governo, tutto dipenderà comunque dal buon senso e dalla responsabilità dei singoli, perché il virus, a cominciare dalle varianti, continua a circolare». In conclusione - sempre dall'Istituto superiore di sanità - «all'aperto se si è soli si potrà non usare la mascherina, ma se siamo in un ambiente dove potrebbe esserci o c'è una forte concentrazione di persone, dovrà essere ancora indossata, obbligo o non obbligo».

 

Discoteche. Con l'avvio della zona bianca, un primo accordo è stato raggiunto fra il Governo e i gestori dei locali: aperti sì, ma senza ballare in pista. La cabina di regia nazionale, l'altro giorno, ha lasciato però intendere che i tempi potrebbero essere maturi per far cadere anche l'ultimo divieto. Non sarà comunque un liberi tutti, perché proprio le discoteche, senza per questo demonizzarle, sono considerate ancora il luogo di potenziali focolai. Così, sempre stando alle indiscrezioni romane, dal lunedì 5 luglio, o subito dopo, gli ingressi saranno comunque in totale sicurezza. Come? Con l'accesso consentito solo a chi ha copia del Green pass, entrerà in vigore negli stessi giorni, oppure mostrare il certificato di vaccinazione, dovrebbe bastare quello rilasciato dopo la prima dose, o dimostrare di essersi sottoposto a un tampone dall'esito negativo nelle precedenti 48 ore.

 

Le regole dovrebbe essere queste per le discoteche all'aperto, meno a rischio, mentre per quelle al chiuso l'ipotesi più probabile è che la capienza continui a essere ridotta del 50 per cento. Dunque, non sarà di sicuro una seconda estate di balli senza nessun controllo, come quella dell'anno scorso e rimasta ancora, almeno nei ricordi, una possibile causa delle successive ondate autunnali. «Non possiamo permetterci di approcciare il problema come l'anno scorso - ha detto il sottosegretario alla salute, Andrea Costa - Il criterio di selezione potrà essere uno solo: monitorare chi entra».

 

di Umberto Aime

 

Articolo “La Nuova Sardegna” del 21.06.2021

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