Io lo so che prima o poi si dovrà riaprire e so che tutti guardiamo, in mille modi, a quel momento. Ma
mi preoccupa una cosa. Abbiamo una comunità medico/scientifica che,
unanimemente, raccomanda prudenza, isolamento sociale e ci indica ogni giorno
che non è affatto finita. Allo stesso tempo vedo l’insofferenza alle
restrizioni che monta si diffonde, gli appelli alla Renzi, la voglia di
ripartire come se niente fosse, la tentazione a minimizzare.
Enfatizziamo, forse perché ne abbiamo bisogno, piccole flessioni nel
Nord Italia tendendo ad ignorare che al sud l’epidemia cresce, lentamente, come del resto
lentamente è cresciuta, senza destare particolari allarmi, prima di esplodere,
in Lombardia, in Spagna, in Veneto. Da noi in Sardegna cresce
paurosamente benché, pare, localizzata nel sassarese, ma i numeri sono falsati
dall’esiguità dei tamponi effettuati, ed io non
oso pensare cosa sarebbe accaduto senza chiudere le scuole, senza le restrizioni,
senza fermare la circolazione delle persone. E non oso pensare cosa potrebbe
accadere.
La sanità sarda, la sua dotazione di spazi, strumenti, persone, non
è quella veneta e lombarda e se non ci sono posti in terapia intensiva e non c’è personale adeguato
ed adeguatamente equipaggiato, semplicemente, si muore. Mi
preoccupa la pressione che cresce, su chi deve decidere, affinchè si allentino le restrizioni
ed io temo che, alla fine, si possa cedere a queste pressioni senza ben
calcolarne l’impatto.
E ancora di più mi preoccupa un allentamento non governato, non
organizzato, non accompagnato da test diffusi, quando ce ne saranno le condizioni,
per accertare chi è malato, chi è asintomatico, chi è immune, chi è sano. Perché, certo che bisogna ripartire
quanto prima, e bisogna anche prepararsi a correre stringendo i denti, ma altrettanto
certo è che occorre farlo i sicurezza.
In molti avete ironizzato sul cinismo di Boris Jonson, e ve ne siete
indignati. Attenzione a non arrivarci noi ora, per stanchezza e per rinuncia,
per paura di cosa ci sarà dopo le serrate. Attenzione perché non possiamo permettercelo. Altro che discorsi
sulle passeggiatine dei bambini e dei cani. Spero davvero, questa
volta, che chi deve decidere sia in grado di tenere la barra dritta, la testa a posto, i pensieri lucidi
ed orientati al bene comune. La vita anzitutto.
Lucia Chessa
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