(19 Aprile 1993) Dopo 51 giorni di assedio, agenti dell’FBI attaccano
il ranch di Waco, dove sono
asserragliati circa 90 membri della setta dei davidiani insieme al loro capo
spirituale David Koresh. Muoiono 75 adepti, tra cui 25 bambini, alcuni colpiti da arma da fuoco, altri soffocati
dal fumo dell’incendio divampato all’interno dell’edificio. Quasi sei anni e
mezzo dopo la strage, l’Fbi ammetterà che quel giorno i suoi agenti violarono
la legge, usando armi incendiarie.
I Branch Davidians
(“Davidiani del ramo”) erano una branca scissionista degli Avventisti del
Settimo Giorno, un movimento cristiano protestante dalle forti influenze
apocalittiche. Nel 1993 il governo degli Usa cominciò le proprie indagini in
merito a Koresh e alla proprietà dove viveva con i suoi fedeli. Ipotizzando
reati che andavano dalla detenzione illegale di armi da fuoco ed esplosivi alla
pedofilia, si decise per autorità di Janet Reno, allora Procuratore generale
degli Stati Uniti d’America nominata da Bill Clinton, di effettuare una
perquisizione del ranch. L’ordine venne
eseguito il 28 febbraio dagli agenti del Atf (l’agenzia di Stato che
regolamenta armi, tabacco e alcol): ne nacque un conflitto a fuoco tra
Davidiani e agenti federali, che si concluse con 10 morti tra gli uni e gli
altri, e l’inizio dell’assedio che si sarebbe protratto fino al 19 aprile
successivo
Koresh aveva con sè 94
persone, tra cui 17 bambini al di sotto dei dieci anni, ai quali aveva dipinto
l’Fbi come emanazione stessa di Satana. In una conferenza stampa, tenutasi quattro
ore dopo il dramma, l’agente dell’ Fbi Bob Ricks ha ricostruito il giorno del
giudizio di Koresh e dei davidiani.
“Nel suo infausto
dominio, da lui battezzato con macabro gusto il ranch dell’Apocalisse –
dichiarò Ricks – si è consumato uno dei suicidi di massa
più orribili della storia. Ci ha detto uno degli
scampati, un certo Abraam, che i più fanatici seguaci di Koresh appiccarono il
fuoco a serbatoi di kerosene al primo piano del fortino. Sentivo i bambini – ha
riferito Abraam - chiusi più in alto in uno stanzone, cantare: ecco le fiamme,
ecco le fiamme”.
Tuttavia, alla versione ufficiale da contrappeso una teoria del
complotto. In base a delle
ricostruzioni il 19 aprile 1993 l'FBI utilizzò un alto numero di granate
contenenti gas CS durante l'assalto alla setta di Waco. Il gas CS è altamente
infiammabile ed esplosivo in ambienti confinati. Il successivo uso di
dispositivi incendiari lo avrebbe fatto esplodere. Tutti i palazzi che
componevano il ranch bruciarono totalmente e molti cadaveri recuperati dopo il
raid presentavano dosi letali di cianuri, un prodotto della combustione del gas
CS.75.
Nel 1999, il direttore dell'FBI, Louis Freeh, dichiarò che «almeno
due bombe lacrimogene pirotecniche furono sparate a Waco», proseguendo, «avevano come obiettivo
il bunker sotterraneo di cemento, lontano dall'edificio principale in legno,
però sono rimbalzate, finendo su un campo aperto. Non hanno nulla a che fare
con le fiamme». Le buone intenzioni delle ammissioni di Freeh per provare a
tranquillizzare gli animi però gli si ritorsero contro, e rincominciarono le
proteste che accusavano l'amministrazione Clinton di strage di Stato.
L'autopsia sui corpi dei davidiani stabilì che almeno 19 di loro
erano stati uccisi da colpi d'arma da fuoco: ma l'Fbi sostenne che Koresh e i suoi seguaci si spararono
l'un l'altro per darsi la morte. Il 14 luglio 2000 una
giuria consultiva, chiamata a
pronunciarsi su una richiesta di risarcimento di 675 milioni di dollari (oltre
1.300 miliardi di lire) presentata dai familiari delle vittime della strage, esprime
un giudizio favorevole al governo, dichiarandolo esente da ogni responsabilità civile sulla
tragedia di Waco.
Il 21 luglio 2000 un’altra commissione – presieduta dall'ex senatore
John Danforth, nominato nel settembre 1999 dal ministro della Giustizia Janet
Reno - scagiona il governo. “La responsabilità della tragedia di Waco va attribuita ad alcuni membri
della setta ed al loro leader Koresh, che uccisero con colpi di arma da fuoco
quattro agenti, ne ferirono altri 20, incendiarono la loro roccaforte e
spararono contro almeno 20 loro adepti, compresi cinque bambini”, sentenzia
Danforth. L'ex senatore repubblicano nella sua relazione finale sostiene “con
una certezza al 100 per cento” che gli agenti e il governo sono innocenti.
La Paramount in seguito decise di fare un miniserie su questo evento
disastroso. La miniserie fu
accusata da più parti, in particolare di aver rappresentato Koresh e i suoi
seguaci in maniera “troppo umana”, tacciata di essere stata costruita a
tavolino per “un pubblico che simpatizza per i movimenti di estrema destra”,
confezionata su misura per i “fanatici che si oppongono a leggi più restrittive
sul possesso delle armi da fuoco”, adatta a tutti coloro che
supportano Trump e la sua visione di Stato “più vicina al Far West che alla
convivenza civile”
Nessun commento:
Posta un commento