domenica 19 aprile 2020

Il massacro dei davidiani nel ranch di Waco


(19 Aprile 1993) Dopo 51 giorni di assedio, agenti dell’FBI attaccano il ranch di Waco, dove sono asserragliati circa 90 membri della setta dei davidiani insieme al loro capo spirituale David Koresh. Muoiono 75 adepti, tra cui 25 bambini, alcuni colpiti da arma da fuoco, altri soffocati dal fumo dell’incendio divampato all’interno dell’edificio. Quasi sei anni e mezzo dopo la strage, l’Fbi ammetterà che quel giorno i suoi agenti violarono la legge, usando armi incendiarie.

I Branch Davidians (“Davidiani del ramo”) erano una branca scissionista degli Avventisti del Settimo Giorno, un movimento cristiano protestante dalle forti influenze apocalittiche. Nel 1993 il governo degli Usa cominciò le proprie indagini in merito a Koresh e alla proprietà dove viveva con i suoi fedeli. Ipotizzando reati che andavano dalla detenzione illegale di armi da fuoco ed esplosivi alla pedofilia, si decise per autorità di Janet Reno, allora Procuratore generale degli Stati Uniti d’America nominata da Bill Clinton, di effettuare una perquisizione del ranch. L’ordine venne eseguito il 28 febbraio dagli agenti del Atf (l’agenzia di Stato che regolamenta armi, tabacco e alcol): ne nacque un conflitto a fuoco tra Davidiani e agenti federali, che si concluse con 10 morti tra gli uni e gli altri, e l’inizio dell’assedio che si sarebbe protratto fino al 19 aprile successivo

Koresh aveva con sè 94 persone, tra cui 17 bambini al di sotto dei dieci anni, ai quali aveva dipinto l’Fbi come emanazione stessa di Satana. In una conferenza stampa, tenutasi quattro ore dopo il dramma, l’agente dell’ Fbi Bob Ricks ha ricostruito il giorno del giudizio di Koresh e dei davidiani.

“Nel suo infausto dominio, da lui battezzato con macabro gusto il ranch dell’Apocalisse – dichiarò Ricks – si è consumato uno dei suicidi di massa più orribili della storia. Ci ha detto uno degli scampati, un certo Abraam, che i più fanatici seguaci di Koresh appiccarono il fuoco a serbatoi di kerosene al primo piano del fortino. Sentivo i bambini – ha riferito Abraam - chiusi più in alto in uno stanzone, cantare: ecco le fiamme, ecco le fiamme”.

Tuttavia, alla versione ufficiale da contrappeso una teoria del complotto. In base a delle ricostruzioni il 19 aprile 1993 l'FBI utilizzò un alto numero di granate contenenti gas CS durante l'assalto alla setta di Waco. Il gas CS è altamente infiammabile ed esplosivo in ambienti confinati. Il successivo uso di dispositivi incendiari lo avrebbe fatto esplodere. Tutti i palazzi che componevano il ranch bruciarono totalmente e molti cadaveri recuperati dopo il raid presentavano dosi letali di cianuri, un prodotto della combustione del gas CS.75.

Nel 1999, il direttore dell'FBI, Louis Freeh, dichiarò che «almeno due bombe lacrimogene pirotecniche furono sparate a Waco», proseguendo, «avevano come obiettivo il bunker sotterraneo di cemento, lontano dall'edificio principale in legno, però sono rimbalzate, finendo su un campo aperto. Non hanno nulla a che fare con le fiamme». Le buone intenzioni delle ammissioni di Freeh per provare a tranquillizzare gli animi però gli si ritorsero contro, e rincominciarono le proteste che accusavano l'amministrazione Clinton di strage di Stato.

L'autopsia sui corpi dei davidiani stabilì che almeno 19 di loro erano stati uccisi da colpi d'arma da fuoco: ma l'Fbi sostenne che Koresh e i suoi seguaci si spararono l'un l'altro per darsi la morte. Il 14 luglio 2000 una giuria consultiva, chiamata a pronunciarsi su una richiesta di risarcimento di 675 milioni di dollari (oltre 1.300 miliardi di lire) presentata dai familiari delle vittime della strage, esprime un giudizio favorevole al governo, dichiarandolo esente da ogni responsabilità civile sulla tragedia di Waco.

Il 21 luglio 2000 un’altra commissione – presieduta dall'ex senatore John Danforth, nominato nel settembre 1999 dal ministro della Giustizia Janet Reno - scagiona il governo. “La responsabilità della tragedia di Waco va attribuita ad alcuni membri della setta ed al loro leader Koresh, che uccisero con colpi di arma da fuoco quattro agenti, ne ferirono altri 20, incendiarono la loro roccaforte e spararono contro almeno 20 loro adepti, compresi cinque bambini”, sentenzia Danforth. L'ex senatore repubblicano nella sua relazione finale sostiene “con una certezza al 100 per cento” che gli agenti e il governo sono innocenti.

La Paramount in seguito decise di fare un miniserie su questo evento disastroso. La miniserie fu accusata da più parti, in particolare di aver rappresentato Koresh e i suoi seguaci in maniera “troppo umana”, tacciata di essere stata costruita a tavolino per “un pubblico che simpatizza per i movimenti di estrema destra”, confezionata su misura per i “fanatici che si oppongono a leggi più restrittive sul possesso delle armi da fuoco”, adatta a tutti coloro che supportano Trump e la sua visione di Stato “più vicina al Far West che alla convivenza civile”


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