La risalita dei casi in Germania e
il rinvio dell'apertura delle scuole in Francia sono la prova che il rischio
«di contagi di ritorno è molto concreto». Ecco
perché, dopo le critiche per la timidezza della
Fase 2, Giuseppe Conte può rivendicare la linea dura, anche sulla base dei dati
dell'Iss sul rischio di collasso delle terapie intensive in caso di ripartenze
generalizzate.
Il
premier non indietreggia «Non abbiamo ondeggiato rispetto ad altri Paesi»,
spiega il premier. E aggiunge che riportare al lavoro 4,5 milioni di persone
dal 4 maggio è già un rischio: un «rischio calcolato» e con un
meccanismo d'emergenza pronto a scattare, con «chiusure
mirate» per le aree o anche Regioni dove tornassero a salire i
«focolai di contagio». «È ragionevole invece accelerare dove la
curva è più bassa», propone il Pd.
«Dopo il 18
maggio conteranno le differenze territoriali», spiega Francesco Boccia. Già dall'11 maggio
potrebbero arrivare le prime novità: si valuta la possibilità di far
svolgere messe all'aperto, venendo incontro alle richieste
della Cei. Ma anche il Papa invita a «prudenza e obbedienza perché la
pandemia non torni». È l'unica linea possibile per ora, dice Conte
nell'incontrare governatori e sindaci della Liguria, della Lombardia,
dove va in visita a Lodi e Cremona, e dell'Emilia Romagna, nella
città di Piacenza duramente colpita dal virus.
Renzi
all'attacco Da Roma lo contestano non solo Lega e Fdi (che manifesta davanti a Palazzo
Chigi) ma anche Matteo Renzi, che accusa il premier di aver «violato la
Costituzione con un dpcm, limitando le libertà personali». L'accusa a Conte è avere
avocato a sé pieni poteri: «La libertà viene prima del governo. Quando
non succede, sono tempi bui per tutti», dice il leader di Iv, che pure
dice di non voler rompere con la maggioranza.
Ma le
peggiori notizie per il governo arrivano dall'agenzia di rating Fitch, che al
contrario di Standard&Poors declassa l'Italia a BBB- (un gradino sopra i
titoli spazzatura). Il ministro dell'Economia Roberto
Gualtieri replica che «i fondamentali dell'economia e della
finanza pubblica dell'Italia sono solidi» e la valutazione dell'agenzia non
tiene conto dello scudo Bce, ma Fitch ricorda impietosamente che
la manovra antivirus causerà «un deterioramento del
bilancio»: il debito pubblico salirà al 156% e il deficit sarà vicino al 10%.
L'allarme
dell'Iss Ma per quanto la sforbiciata al nostro rating sia allarmante, non deve
spronare a una ripartenza disordinata o affrettata delle attività produttive. Nel peggiore degli scenari
previsti da Istituto superiore di sanità e Comitato
tecnico-scientifico, con una riapertura delle attività quasi generalizzata
l'indice di contagio R0 tornerebbe sopra il valore 2 e le terapie
intensive raggiungerebbero la saturazione entro l'8 giugno.
Il nodo
scuole. Per questo, per l'avvio della Fase 2, la riapertura delle scuole è esclusa: «Innescherebbe una nuova e
rapida crescita dell'epidemia di Covid-19». Al contrario, si
legge nel documento, «nella maggior parte degli scenari di riapertura
dei soli settori professionali, in presenza di scuole chiuse,
anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero
atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque
inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale,
circa 9mila».
Le stime che emergono dal modello
richiedono comunque un «approccio di massima cautela per verificare sul campo
il reale impatto». Per questo, tra i suggerimenti della relazione tecnica, anche quello di «considerare magari una riapertura parziale delle attività lavorative, ad esempio al 50%». E l'app Immuni? Dal Governo
dicono che arriverà a maggio anche se ancora non è chiaro quando
I numeri
Istat Nel frattempo salgono i decessi (382 in più) ma il numero dei malati è diminuito
di altri 608; i ricoveri in terapia intensiva sono scesi di altri 93 e ora sono 1.863; i pazienti negli altri reparti calano, per la prima volta dal 22 marzo, sotto i ventimila; il rapporto tra contagiati totali e tamponi fatti è il più basso finora registrato, al 3,6%. Ma dei 2.091 nuovi contagiati, 869 sono in Lombardia, il 41,5% del totale. Ma è l'Istat a delineare, probabilmente, i
veri numeri. «Da un esame su 5.069 Comuni» risulta che «il totale dei decessi
tra l'1 marzo e il 4 aprile è stato superiore del 41% rispetto allo stesso periodo
del 2019 (62.667, quando erano 44.583 nel 2019)».
Articolo
tratto da l’Unione Sarda del 29.04.2020
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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