mercoledì 30 settembre 2020

(30 Novembre 1955) Muore a 24 anni l'attore James Dean


 

"Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi." (James Dean)

 

(30 Novembre 1955) Muore a soli 24 anni, in un incidente stradale sulla statale 466 in California, l’attore statunitense James Dean. Mentre era alla guida della sua Porsche 550 Spyder vicino a Cholame, una macchina (Ford Custom Tudor) guidata da Donald Turnupseed svoltò a sinistra e gli tagliò la strada. Le sue ultime parole, pronunciate poco prima dell'impatto, (quando Wütherich, il suo meccanico) disse a Dean di rallentare, furono «Quel ragazzo dovrà pur fermarsi... Ci vedrà!» Soltanto dopo qualche ora, la notizia cominciò a circolare in tutto il mondo, tra l'incredulità' e lo sgomento generali.

 

James Byron Dean nacque l'8 febbraio del 1931 a Marion, nell'Indiana, in quello che allora era uno tra gli stati americani più depressi e rurali. La sua prima infanzia fu segnata dalla prematura scomparsa della madre e dal difficile rapporto con il padre. Fu amorevolmente educato dagli zii in una famiglia di "quaccheri" e, appassionatosi sin da giovane al teatro e ad altre attività creative, cominciò a sviluppare una personalità inquieta, eccentrica, ambiziosa, e che sarebbe rimasta carica di conflitti adolescenziali mai risolti.

 

Alcuni anni dopo, furono soprattutto queste sue caratteristiche peculiari a convincere il regista Elia Kazan che il ventitreenne James Dean - il quale aveva studiato recitazione, frequentato l' "Actors Studio" e aveva già alle spalle diverse esperienze teatrali, ma anche radiofoniche e televisive - possedesse la personalità più adatta per interpretare il difficile personaggio di Cal Trask nel film La valle dell'Eden ("East of Eden", 1955), tratto dall'omonimo romanzo di Steinbeck.

 

 Per il ruolo, egli fu preferito sia a Marlon Brando, sia a Montgomery Clift: gli altri due più anziani "ribelli di Hollywood", entrambi modelli di riferimento per il giovane James Dean, non possedevano a parere di Kazan la stessa carica emotiva, lo stesso risentimento nei confronti della figura paterna, la stessa giovanile irruenza, la medesima profonda infelicità.

 

Gran parte del film viene improvvisata da Dean, ad esempio il suo ballo nei campi di fagioli o la posizione fetale che assume sul treno (dopo aver cercato la madre in una città vicina). L'improvvisazione più famosa di Dean nel film è quella in cui il padre di Cal rifiuta il dono da parte del figlio di 5 000 dollari (donatigli dopo il fallimento economico della sua azienda). Invece di seguire il copione e fuggire da suo padre, James Dean istintivamente si volta verso Massey e, piangendo, lo abbraccia. Kazan apprezzò la scena e la reazione sorpresa di Massey, e decise di inserirla nel film. Al film seguirono le interpretazioni ne "Gioventù Bruciata" e "Il Gigante", che consegnarono il giovane attore alla storia del cinema mondiale.

 

Quel 30 settembre del '55, l'America dei giovani - e non solo - si ritrovò in lacrime per la perdita di un eroe; si assistette a scene di delirio tragico paragonabili solo a quelle che, trent'anni prima, avevano accompagnato la scomparsa di Rudolph Valentino. Dalla metà degli anni 50 ai nostri giorni, James Dean è stato oggetto di un vero e proprio culto: per decenni, migliaia e migliaia di fan lo hanno venerato e imitato, ne hanno commemorato la morte, ne hanno visitato la tomba, ne hanno collezionato cimeli e oggetti, alcuni hanno persino partecipato a competizioni in suo ricordo.

 

La sua immagine è stata abbondantemente utilizzata e rielaborata - in modo più o meno diretto - dall'industria del cinema, della televisione e della moda. Si può anche dire che nessuno abbia contribuito quanto lui a definire quello che è ancora oggi il look più diffuso nei giovani di tutto il mondo: jeans e t-shirt, indumenti ormai considerati inseparabili dallo stesso status di giovani.






 

Sabato 10 Ottobre, ore 21, Inout music club: ritorno dei Blues Fradis


 

Sabato 10 Ottobre, ore 21, Inout music club.

Evento organizzato da The Blues Fradis

 Sabato 10 ottobre 2020 alle ore 21:00

 

Viale G. Marconi 173 (Fianco Ikea, sopra Doppio Malto) 09131 Cagliari, Italy, Sardinia

Grande ritorno dei Blues Fradis all InOut per una serata tutta Rhythm & blues, due ore di ottima musica, divertimento e buon cibo, siateci e non vi pentirete!!

SANT'ELIA: «Nessuno tocchi i nostri palazzi»


 

SANT'ELIA: «Nessuno tocchi i nostri palazzi» Abbattere i palazzoni Del Favero, scacciare il degrado e ridar vita a questo spicchio di Sant'Elia con altre abitazioni ben più moderne. «A misura d'uomo», è stato più volte ribadito per sostenere la tesi della demolizione.

 

L'idea era questa. E forse non lo è più. Di sicuro non la difendono i residenti, decisi a contrastare qualsiasi nuovo annuncio di riqualificazione del rione che contempi al suo interno l'avanzare delle ruspe. Dicono no forse anche quel pizzico di diffidenza popolare dovuto alle tante promesse mancate. «Ora che Sant'Elia è interessato da un piano di rinascita cominciato col lungomare, il Parco degli Anelli e il nuovo stadio si sta ipotizzando di nuovo la demolizione? Troppo facile. E poi, ci dicono che il nostro sarà un trasferimento temporaneo, che ci metteranno a disposizione nuove case per due, tre anni in attesa della ricostruzione. Ci crediamo, ma certo». Così parla Billo Vistosu a nome del comitato di quartiere, irrompendo nell'ipotesi che il Del Favero («Dove io stesso abito», precisa) possa essere spazzato via dalle ruspe.

 

I veri “padroni.” Area, che poi è la legittima proprietaria di blocchi e appartamenti (non del suolo su cui poggiano, ancora, paradossalmente, terra di nessuno), non sembra intenzionata a perseguire la politica delle ruspe. Gianpaolo Sanna, direttore generale “facente funzione” dell'azienda per l'edilizia abitativa, non nasconde le sue perplessità. «Già, abbattere. Ogni tanto si fa strada quest'ipotesi. Magari da un punto di vista ingegneristico si può giustificare, ma poi bisogna calarsi nella realtà e pensare alle oltre settecento famiglie e agli aspetti sociali. E pur vero che il rione è frutto di errori degli anni Settanta, ma è innegabile che chi qui abita ha creato legami, al luogo e col vicinato. Credo invece che la ristrutturazione si possa fare e che anzi questo è un momento propizio grazie al Super bonus 110 su cui, in tutt'Italia, hanno manifestato interesse gli imprenditori anche per il patrimonio di edilizia pubblica». E Area è tra gli enti individuati.

 

Il piano Insomma, il piano della Regione di tre anni fa non sembra destinato a resistere. Resiste invece l'inghippo delle proprietà e quel rimpallo di competenze che ha fatto urlare gli abitanti nei momenti di vera emergenza (scarichi fognari saltati, liquami sin dentro le case, puzza ed escrementi in strada) ma anche adirare le diverse amministrazioni comunali che si sono succedute.

 

Massimo Zedda, durante la sua ultima legislatura, aveva anche “ordinato” ad Area di intervenire immediatamente per la sopraggiunta emergenza sanitaria nel quartiere. L'inghippo «La verità è che noi non siamo proprietari dei sotto servizi perché non siamo proprietari del terreno», ricorda Sanna. «Per rapidità negli anni Settanta gli atti amministrativi non vennero completati tra Comune e l'allora Iacp e oggi ne stiamo pagando le conseguenze. Noi e soprattutto i residenti».

 

Così oggi l'amministrazione comunale ha ripreso in mano il “caso-Del Favero” decisa a risolverlo. «Abbiano avuto già due incontri in queste settimane con Area e Abbanoa, la prossima riunione sarà anche col Patrimonio così da definire correttamente le rispettive proprietà», dice l'assessore Alessio Mereu. «Qui c'è un problema serio: le fogne. Sono da rifare. E subito. E non si può andare avanti con gli interventi tappabuchi».

 

Su fronte dell'emergenza abitativa e delle condizioni in cui versa il rione anche l'opposizione è tornata alla carica con un'interrogazione (prima firmataria Anna Puddu. «Vogliamo sapere quanti soldi si stanno spendendo ma soprattutto se sia stato definito il tavolo tecnico per stabilire le competenza esatte delle aree».

 

Andrea Piras

 

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna” del 30 Settembre 2020

lunedì 28 settembre 2020

Scoppia la seconda Intifada


 

(28 Settembre 2000) Il leader dei conservatori del Likud Ariel Sharon (capo dell’allora opposizione alla Knesset, il parlamento monocamerale d’Israele) guida una folta delegazione del suo partito, accompagnata da una scorta armata, sulla Spianata delle Moschee, dove si erge la Cupola della Roccia, luogo sacro ai musulmani che vi indicano il luogo in cui Maometto compì il suo miracoloso "viaggio notturno", e tradizionalmente controllato dai palestinesi. Con il suo gesto, conosciuto come “La passeggiata di Sharon” intese far capire che anche quella parte della città sottostava alla sovranità israeliana. Sull’altura si consumano tre ore di violentissimi scontri tra manifestanti palestinesi e poliziotti israeliani, con lancio di pietre da una parte e di proiettili rivestiti di gomma dall'altra. Gli scontri provocano una ridda di accuse e controaccuse tra Autorità Palestinese e Stato ebraico.

 

Ariel Sharon era un personaggio particolarmente inviso al popolo palestinese, soprattutto per la sua accertata responsabilità personale per il massacro di Sabra e Shatila, dove le falangi cristiane, supportate logisticamente dai militari israeliani, massacrano 3500 civili palestinesi. Lo stesso stato d’Israele riconobbe la negligenza di Sharon, allora ministro della difesa: la commissione, presieduta dal magistrato della Corte Suprema Yitzhak Kahan ordinò, all'inizio del 1983, la rimozione di Sharon dalla carica di ministro della difesa, dichiarando:

 

« Abbiamo stabilito che il ministro della Difesa [Ariel Sharon] ha la responsabilità personale. A nostro parere, è giusto che il ministro della Difesa tragga le conseguenze personali derivanti dai difetti emersi, per quanto riguarda il modo in cui ha scaricato i doveri del suo ufficio, e, se necessario, che il Primo Ministro eserciti la sua autorità a rimuoverlo da ufficio. »

 

Il giorno dopo “la passeggiata”, la polizia israeliana spara sui manifestanti, uccidendo sette palestinesi. Il 30 settembre, la morte ripresa dalle telecamere di Mohammad Al Durra, 12 anni, ucciso fra le braccia del padre, diventerà il simbolo "dell'Intifada di Al Aqsa", dal nome della principale moschea situata sulla spianata.

L'insurrezione (nota anche come seconda Intifada) è molto più sanguinosa della prima, con circa 4.700 morti in cinque anni, di cui più dell'80% palestinesi. La rivolta è segnata da sanguinosi attentati suicidi in Israele e da attacchi armati contro militari o coloni nei Territori. Più di 2.000 case palestinesi vengono abbattute dall'esercito. Il capo dell'Olp, Yasser Arafat, è confinato dal dicembre 2001 nella sede della Muqata a Ramallah: la lascerà solo nell'ottobre 2004 per la Francia dove morirà poco dopo.

 

Ariel Sharon, divenuto intanto primo ministro di Israele, lancia nel giugno 2002 la costruzione di una barriera di sicurezza in Cisgiordania e poi nel 2004 annuncia il ritiro unilaterale da Gaza, effettivo nel settembre 2005. L'8 febbraio 2005, Sharon e Abu Mazen, successore di Arafat, annunciano la fine delle violenze.

 

domenica 27 settembre 2020

02 Ottobre 2020. SIGNIFICANTE 2020 - NUORO: DETTAGLI DI UN SORRISO di Gianni Zanata


 


 

Venerdì 02 Ottobre dalle ore 21 alle ore 23:00

Comprensorio Statale n.3 "M.Maccioni" –

ùauditorium Raffaello Marchi - viale della Costituzione 3, 08100, Nuoro

Significante 2020 - UMBRAS - Venerdì 2 Ottobre 2020 - ore 21:00 - Auditorium Raffaello Marchi - Viale della Costituzione 3 - Nuoro (NU)

INGRESSO 10 EURO
Prenotazione obbligatoria al numero +393453199602

 

DETTAGLI DI UN SORRISO di Gianni Zanata
Una Brutta Storia

Reading Musicale

Drammaturgia - Gianni Zanata, Claudia Benaglio e Andrea Congia

Produzione - Casa di Suoni e Racconti

Claudia Benaglio - voce narrante
Andrea Congia - chitarra classica/synth

 

Il Libro
Edito nel 2012 dalla Casa Editrice Quarup, Dettagli di un Sorriso è un romanzo dalle tinte noir ambientato in una Sardegna di visioni fiammeggianti, ballate rock e cuori in balia della tormenta. Un incubo on the road che comincia la sua tournée con una mappa geografica che farebbe felice ogni turista, non fosse per quei "dettagli": perché talvolta le cose all'apparenza più semplici possono far male. Male da morire.

Gianni Zanata (Cagliari 1962)
Nato, vive e lavora a Cagliari. Fa il giornalista e lo scrittore. Ha pubblicato i romanzi “Prestami una vita” (2008, edizioni Rebus), “Non Sto Tanto Male” (2010, Quarup) e “Dettagli di un Sorriso” (2012, Quarup). Numerosi suoi racconti sono stati pubblicati in diverse antologie e riviste. Il suo sito è www.giannizanata.it.

 

GLI ARTISTI

Associazione Culturale Tra Parola e Musica - Casa di Suoni e Racconti

www.facebook.com/traparolaemusica


Nasce nel 2015 in seno ai percorsi del musicista Andrea Congia, della Rassegna Significante e dallo Staff creatosi intorno ad essa, da sempre dedicati allo Spettacolo e alla Parola e alla Musica. Ha lo scopo di liberare le Storie degli Uomini, raccontandole nelle vive performance, facendole viaggiare dalle pagine scritte all’Oralità e all’Azione. Esplora l’Arte, la Cultura, i Territori, i Linguaggi, gli Incontri, in costante sinergia con altre Realtà, nella ferma convinzione che Comunicare significhi Venire alla Luce.

Andrea Congia

www.facebook.com/andcongia


Nasce a Cagliari nel 1977. Laureato in Filosofia. Chitarrista, autore e interprete nelle formazioni musicali sperimentali Nigro Minstrel, Mascherada, Antagonista Quintet, Crais Trio, Baska, Hellequin, Orchestrina dei Miracoli, Gastropod, Skull Cowboys, Death Electronics, Fàulas, Coro delle 7 Spade, Orchestra Popolare Next Mediterraneo. Da anni prosegue sulla strada della coniugazione tra Parola e Musica in collaborazione con numerosi artisti provenienti da ambienti musicali e teatrali sardi in particolar modo attraverso la direzione artistica della Rassegna di Spettacolo, dedicata alla Letteratura Sarda, “Significante”. Nel 2015 fonda l’Associazione Culturale Tra Parola e Musica - Casa di Suoni e Racconti di cui coordina le attività e i progetti.

Claudia Benaglio
Nasce a Nuoro nel 1980, s'innamora del teatro fra i banchi di scuola. Studia per diventare manager culturale e formatrice teatrale. I metodi preferiti di recitazione sono Strasberg e Meisner. Lavora con i bambini nell'ambito di progetti culturali e organizza laboratori teatrali a scuola e non. Come attrice partecipa di recente a: “Feminas in su entu antologia sulla Deledda”, “I Dramaticules di Ionesco”, “Voci allo specchio” per la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne. Nel 2018 fonda l'Associazione MuSE.

 

–– Info e Contatti ––––––––––––––––––––––––––––
Associazione Culturale Tra Parola e Musica - Casa di Suoni e Racconti
+39 345 3199602 - traparolaemusica@gmail.com
www.traparolaemusica.com

 

 

venerdì 25 settembre 2020

Becciu choc: rinuncia al cardinalato e cause santi Le dimissioni su spinta di Papa Francesco. Il possibile motivo: l'affare a Londra


Becciu choc: rinuncia al cardinalato e cause santi

Le dimissioni su spinta di Papa Francesco. Il possibile motivo:

l'affare a Londra

 

Il cardinale Angelo Becciu non è più prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e ha rinunciato ai diritti connessi al cardinalato. Papa Francesco, infatti, ieri pomeriggio ha accettato le sue dimissioni dal prestigioso incarico al termine di un'udienza che qualche agenzia ha definito scioccante. All'Adnkronos che gli chiedeva un commento, Becciu ha risposto: "Preferisco il silenzio". Il Vaticano in una nota diffusa in modo inconsueto in serata, ha dato la clamorosa notizia che rivela una rottura totale tra il Papa e il porporato di Pattada.

 

Comprensibili le dimissioni da responsabile della "fabbrica dei santi", ma inusitata la rinuncia ai diritti e alle prerogative del cardinalato: tra queste, la più importante e grave, è l'impossibilità per Becciu di partecipare al prossimo conclave per l'elezione di un nuovo Sommo Pontefice.Quali le cause del provvedimento papale, probabilmente del tutto inatteso dal cardinale che si era recato da Francesco per una di quelle udienze definite di "tabella" - d'ufficio - per far firmare al Pontefice i decreti di venerabilità e beatificazione dei Servi di Dio, non è dato sapere, anche se tutte le ricostruzioni fanno risalire la decisione papale agli sviluppi della vicenda del palazzo di Sloane Avenue a Londra, su cui da oltre un anno indaga la magistratura vaticana: lo stabile sarebbe stato acquistato dalla Santa Sede a un prezzo (148 milioni di euro) notevolmente superiore al suo valore iniziale.

 

Un'operazione negli stessi ambienti vaticani definita "opaca", che ha dato il via all'interno delle mura leonine a una serie di dichiarazioni in libertà, soft nella forma, ma pesantissime nella sostanza come lo scontro "diplomatico" ma non troppo tra il porporato sardo e il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, numero due della gerarchia vaticana. Le dimissioni di Becciu, sembra a questo punto esplicitamente richieste dal Papa, potrebbero far pensare che l'inchiesta vaticana, tempestivamente avviata dal Pontefice, sia giunta alla conclusione. Ovviamente è solo un'ipotesi.

 

Lo stesso Papa Francesco l'anno scorso durante una delle sue solite conferenze stampa in aereo a conclusione di un viaggio aveva riconosciuto la prontezza delle indagini vaticane scattate tempestivamente per far luce sull'operazione, che ha visto in campo operatori finanziari e portato al sequestro di computer e documenti negli uffici della Segreteria di Stato e alla sospensione di cinque funzionari, tra cui il segretario di monsignor Angelo Becciu

 

Su questa vicenda il cardinale sardo ha sempre tenuto un profilo basso,

ricordando che da giugno 2018 - quindi un anno prima dello scoppio dello scandalo - non era più responsabile della Segreteria di Stato per gli Affari interni e, quindi, all'oscuro di ulteriori sviluppi e operazioni riguardanti il palazzo londinese. Anzi il porporato aveva non solo l'impressione ma quasi la certezza di essere finito nella "macchina del fango".

 

«Contro di me sono accuse infanganti che respingo in modo fermo e sdegnoso. Ho la coscienza a posto e so di aver agito sempre nell'interesse della Santa Sede e mai mio personale. Chi mi conosce da vicino lo può attestare», si è sempre difeso il cardinale sardo. Più volte, anche alla fine dell'anno scorso, Becciu era pronto a una dichiarazione pubblica. Anzi, verso la fine dell'anno, era circolata la notizia che l'alto prelato avesse scritto una lettera da inviare ai giornali sardi per difendere la sua posizione e chiarire il suo comportamento davanti alla Chiesa tutta, ma in particolare davanti ai sardi. Una lettera rimasta nel cassetto per volontà, si dice, del Vaticano.

 

di Mario Girau

 

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 

 

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Federico Marini

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lunedì 21 settembre 2020

Scrutatrice ha la febbre: 10 persone in quarantena. In un giorno 72 nuovi casi. Boom dei contagi nell'isola. Chiuso un seggio a Sassari


 

La Nuova

Ancora una impennata di casi nell'isola: 72 nelle sole ultime 24 ore, con le province di Oristano e Sassari in doppia cifra. E in aumento anche il numero dei ricoveri - 5 in più rispetto al giorno precedente - mentre fortunatamente resta invariato il numero dei pazienti in terapia intensiva. Il nuovo boom di casi positivi arriva proprio mentre anche l'isola è impegnata con il voto per il referendum e per le suppletive. E proprio a Sassari c'è stato un allarme per un caso sospetto. Nonché alla vigilia dell'apertura delle scuole.

 

Caso sospetto. Seggio aperto e subito chiuso per un sospetto caso Covid-19 ieri mattina a Sassari. L'allarme è scattato dopo che una scrutatrice assegnata alla sezione (la numero 4 di via Sebastiano Satta) che sabato pomeriggio aveva partecipato alle operazioni di insediamento del seggio ha comunicato alla presidente di non essere in grado di svolgere l'incarico in quanto aveva la febbre alta.

 

Seguendo le procedure previste in questi casi, la presidente ha segnalato il fatto al Comune che d'intesa con l'Ufficio igiene pubblica della Assl ha chiuso immediatamente la sezione. Per la scrutatrice con chiari sintomi (ovviamente da sottoporre ad accertamento) è stato disposto il tampone e in attesa del risultato i componenti della sezione 4 e le persone entrate in contatto con loro (una decina in tutto) sono state invitate a osservare l'isolamento cautelare e attendere le disposizioni da parte dell'autorità sanitaria.

 

A parte l'inevitabile preoccupazione iniziale, la chiusura del seggio 4 è stata seguita da una serie di attività che hanno consentito al personale dell'ufficio elettorale del Comune di spostare la sezione in un altro locale dello stesso plesso e di organizzare in tempi brevi la piena operatività in condizioni di sicurezza con nuovi designati alla gestione delle operazioni di voto. Gli elettori che sono arrivati alla sezione 4 per esprimere il proprio voto hanno trovato il seggio chiuso ma all'esterno scritte su un cartello le informazioni necessarie per spostarsi di poche decine di metri.

 

Nel frattempo è stata disposta la sanificazione dei locali dove era stata inizialmente prevista la sezione 4. Poi è cominciata l'attesa per conoscere il risultato del tampone effettuato in mattinata alla scrutatrice, che – come confermato dal Comune - non sarebbe entrata in contatto con i componenti delle altre sezioni che hanno svolto regolarmente la loro attività.

 

Polemiche a Valledoria. In serata, invece, momenti di forte tensione in un seggio di Valledoria. Un elettore infatti pretendeva di esercitare il suo diritto di voto senza indossare la mascherina. E di fronte alla netta opposizione del presidente di seggio l'uomo è andato in escandescenze. «Io ho diritto di votare e voi me lo state impedendo». Sono intervenuti i barracelli prima e i carabinieri poi, finché l'uomo non è stato accompagnato fuori, dove i militari lo hanno invitato a mettere la mascherina, altrimenti sarebbero stati costretti a mettergli una multa di 400 euro.  A quel punto, l'uomo ha ceduto, ha indossato il dispositivo di protezione ed è potuto entrare nel seggio per votare.

 

Il bollettino. La giornata di ieri ha segnato un nuovo balzo in avanti dei casi di Covid nell'isola. Nell'ultimo aggiornamento dell'Unità di crisi si registrano 72 nuovi casi, 53 rilevati attraverso attività di screening e 19 da casi sospetti. Dall'inizio della emergenza sono 3.239 i casi di positività accertati in Sardegna. Resta invariato il numero delle vittime, 141 in tutto. In totale sono stati eseguiti 170.395 tamponi, con un incremento di 1.276 test rispetto alle 24 ore precedenti.

 

Sono invece 96 i ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (cinque in più rispetto al dato precedente), mentre restano 18 i pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 1.551. La giornata di ieri ha visto il maggior numero di casi nella provincia di Oristano (29 in più) e in quella di Sassari (incremento di 25 casi), mentre 9 a Nuoro, 6 nella Città metropolitana di Cagliari, 3 nel Sud Sardegna. (al.pi.

giovedì 17 settembre 2020

Il vergognoso caso di Enzo Tortora


 

"Quando l'opinione pubblica appare divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario - divisa in "innocentisti" e "colpevolisti" - in effetti la divisione non avviene sulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell'imputato o a suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno scommettere su una partita di calcio o su una corsa di cavalli. Il caso Tortora è in questo senso esemplare: coloro che detestavano i programmi televisivi condotti da lui, desideravano fosse condannato; coloro che invece a quei programmi erano affezionati, lo volevano assolto." (Leonardo Sciascia)

(17 Settembre 1985) La Corte d’Assise di Napoli condanna Enzo Tortora a dieci anni di carcere. L’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico si basa sulle dichiarazioni dei pregiudicati Pandico, Giovanni Melluso, Pasquale Barra e di altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata. Il volto di “Portobello” sarà assolto con formula piena dalla Corte d'Appello di Napoli il 15 settembre del 1986.

Gli elementi "oggettivi", di fatto, si fondavano unicamente su un'agendina trovata nell'abitazione del camorrista, Giuseppe Puca, recante scritto a penna un nome che appariva essere, inizialmente, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono. Il nome, ad esito di una perizia calligrafica, risultò non essere quello del presentatore, bensì quello di un tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risultò appartenere al presentatore, come la stessa agenda non apparteneva al camorrista.

Si stabilì, per giunta, che l'unico contatto avuto da Tortora con Giovanni Pandico fu a motivo di alcuni centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, centrini che indirizzati al presentatore perché venissero venduti all'asta del programma Portobello. La redazione di Portobello smarrì i centrini e Tortora scrisse una lettera di scuse a Pandico. La vicenda si era poi conclusa, o così pareva, con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire. In Pandico, schizofrenico e paranoico, crebbero sentimenti di vendetta verso Tortora.

Riferisce lo storico della televisione Grasso che "le reti RAI mandarono in onda ininterrottamente e senza pietà le immagini del conduttore ammanettato". Tortora fu attaccato anche nell'ambiente giornalistico, furono pubblicate storie false per falsi scoop, ne fu posta sotto attacco l'immagine umana e professionale. La giornalista Camilla Cederna, che nel 1969 aveva difeso con decisione l'anarchico Pietro Valpreda ingiustamente accusato per la strage di Piazza Fontana, si pronunciò per la colpevolezza: «Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto.» Al contrario, Tortora fu difeso, oltre che dai radicali, da Pippo Baudo, Piero Angela, Leonardo Sciascia e Massimo Fini. Piero Angela, con Giacomo Aschero, promosse una raccolta di firme pro -Tortora sul quotidiano la Repubblica, firmata da Eduardo De Filippo, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Lino Jannuzzi e Rossana Rossanda.

Tortora fu assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 13 giugno 1987, a quattro anni dal suo arresto. Una trasmissione di Giuliano Ferrara, "Il testimone" del 1988, documentò per la prima volta la vicenda giudiziaria di Tortora, chiarendo l'infondatezza degli indizi che indussero gli inquirenti al suo arresto. Tortora tenne in questa trasmissione il suo ultimo intervento pubblico, in collegamento telefonico dal letto d'ospedale dove era ricoverato. Alessandro Criscuolo, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, sostenne che il caso Tortora era nato da un sistema processuale figlio di "tempi bui e autoritari", dal vecchio rito inquisitorio. Tortora però gli rispose: «Io credo che voi siate impegnati in una difesa corporativa. Volevate difendere la vostra cattiva fede»

 

mercoledì 16 settembre 2020

Venerdì 18 Settembre: IV Edizione Storie di donne donne e la storia


 


Evento organizzato da Mezcla Intercultura

Venerdì, dalle ore 17:00 alle ore 18:00

Luogo. Vico Parrocchia, 11, 09028 Sestu CA, Italia

 

"Storie di donne...donne e la storia" giunge alla sua IV edizione, questo spazio dedicato al mondo delle donne ci ha visto spesso raccontare fatti e problematiche che non ci permettevano sicuramente di affrontare certi argomenti a cuor leggero,ma quest'anno già carico di pesantezza ha fatto nascere in noi l'esigenza di uno spazio dedicato alle donne, non meno importante , ma più leggero e sereno, da tutto questo e dal grande successo che ebbero durante la scorsa edizione della "Festa del Libro" , nasce lo spazio di creatività e condivisione dei laboratori curati dalla bravissima Angelica Piras.


Ma non ci bastava, allora abbiamo pensato di allargare questo evento ai bambini,l'abbiamo fatto con Storie di donne raccontate ai bambini,ogni incontro prevede un lettura dedicata ad una donna che con la sua storia, con il suo operato, ha contribuito a cambiare questo mondo così complicato.

 

Questo spazio dedicato alla scoperta ed alla conoscenza ,perchè questi bambini che saranno il futuro,possano capire che ogni loro idea,pensiero, gesto anche il più semplice può contribuire a costruire la bellezza del mondo che ci circonda.

 

Ma se è vero che vogliamo far crescere adulti responsabili ,vogliamo anche continuare ad avere bambini felici e per questo dopo ogni lettura di Storie di donne raccontate ai bambini,si potrà assistere ad uno spettacolo di burattini a cura delle Compagnie del Cocomero.


VI ASPETTIAMO!!
I LABORATORI E GLI SPETTACOLI SARANNO GRATUITI MA LA PRENOTAZIONE SARA' OBBLIGATORIA!!
AIUTATECI NEL RISPETTO DELLE REGOLE E DELLE NORMATIVE ANTICOVID!!