sabato 23 maggio 2020

Turismo in pericolo nell'isola Covid free



Su una cosa tour operator e gestori di strutture ricettive sembrano essere tutti d'accordo: entro quando vanno assunte le decisioni sulla prossima stagione? Entro ieri. Come dire, con una battuta ironica in un momento difficilissimo, che il tempo è scaduto. O sta per scadere. Ultima chiamata, come si direbbe in aeroporto. Ne è convinto Viktor Sergeev, della Tez Tour (turisti dalla Russia, dalla Bielorussia, dalla Lituania e dalla Bulgaria: circa 9mila persone nell'a scorsa stagione e un 2020 che al 9 marzo aveva fatto registrare un incremento del 175 per cento): «Prima di tutto bisogna capire cosa succede. La Regione deve chiedere a sé stessa di cosa ha bisogno la Sardegna in questa situazione. Il traffico turistico sarà ridotto. Noi che viviamo di questo per quattro mesi all'anno, di sicuro abbiamo perso almeno metà stagione».

Si riuscirà a salvare l'altra metà? «Ci sono tante cose da fare - ricorda Sergeev -: bisogna aprire le vendite nei paesi di partenza, convincere i potenziali clienti a scegliere la Sardegna e non Creta, tanto per fare un esempio. C'è poi l'iter burocratico, biglietti e visti. Questa è la base». A quel punto ci si piazza ai blocchi di partenza: «Poi però veniamo a sapere che proprio oggi la Grecia ha annunciato le misure di sicurezza che vuole introdurre. La Grecia dice chiaramente al mercato turistico: questi sono i nostri criteri, veniteci a trovare. E sa quali sono questi criteri? Controlli della temperatura, ma non per tutti. Significa che la gente andrà in Grecia».

La Sardegna resta indietro: «Ancora non sappiamo come funzionerà il sistema. Come spiegare un passaporto sanitario a un russo? Che documenti deve fare e dove li può fare? Non è che Greci sono marziani, lo possono fare e noi no. Tutti stanno pensando che più rallentano e meglio è. Invece le decisioni vanno prese subito. La Sardegna deve vivere di turismo, un'industria che non inquina, che produce posti di lavoro e ricchezza».

Sulla stessa linea Marco Baldisseri, direttore commerciale di Club Esse, società con 18 strutture in tutta Italia, buona parte in Sardegna: «Il nostro problema è più ampio, noi siamo catena alberghiera e le nostre strutture sono distribuite da vari operatori che adesso sono sul piede di guerra a causa dell'incertezza, della mancanza di informazioni chiare, sia per l'accesso all'isola che per la situazione dei trasporti in generale. Condizioni che stanno spaventando più di qualche cliente».

Gli operatori stanno notando la differenza: «In questa settimana abbiamo avuto numerose richieste di cancellazioni che invece non abbiamo avuto per altre destinazioni che non hanno questo ostacolo».Cosa fare e cosa chiedere alle istituzioni? «È indispensabile avere risposte chiare, certe. Serve una parola definitiva che metta fine a tutte queste voci che si rincorrono. Avrei preferito attendere fine di maggio e poi assistere a una campagna promozionale massiccia, che utilizzasse il valore del più basso indice di contagio in Italia. E avrei lanciato un messaggio di questo tipo: "Venite in Sardegna: vi accogliamo in serenità, in sicurezza". Invece siamo in questa situazione e molti albergatori stanno valutando se aprire oppure no».

Filippo Pagliara Chiriatti è destination manager della Chiriatti Tour, azienda con sedi a Roma e Lecce, specializzata in incoming Italia per tour culturali, gastronomici e naturalistici con una clientela soprattutto estera: «La situazione ci pone nella condizione di pesare bene le scelte e di aspettare prima di aprire un'eventuale vendita. Se oggi il cliente mi chiede delle informazioni non so che cosa rispondere. Se non c'è certezza nell'informazione non ho certezze io e non posso trasmetterle ai miei interlocutori che a loro volta non possono trasmetterle al cliente. Che decide di andare altrove».

Roberto Pedretto.

L’articolo è tratto da “La Nuova Sardegna” del 23.05.2020

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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