Lo
spiraglio non c'è più. Con una retromarcia improvvisa, almeno per quanto
riguarda la Sardegna, il Governo ha detto no a ogni possibile ripartenza
anticipata. Sfuma, almeno per il momento, la possibilità per
i sardi di essere più liberi negli spostamenti dal 4 maggio in
poi. Sembra anche appesa a un filo la riapertura di parrucchieri,
barbieri, centro estetici, bar e ristoranti, due o tre
settimane prima, rispetto alla data imposta dal governo Conte. Lo scontro
s'è consumato nell'ultima conferenza Stato-Regioni, che le
cronache raccontano lunga, animata e accesa dall'inizio alla fine.
Dopo aver ricevuto la porta in
faccia da Palazzo Chigi, tredici governatori del centrodestra, con in testa Christian
Solinas, hanno preso posizione: «Non può esserci un solo decreto nazionale, ma
diverse ordinanze, perché ogni territorio vive una diversa realtà». La sfida, a
questo punto, è solo cominciata e di sicuro durerà fino a domenica.
Il pugno
duro. All'inizio è sembrato che il Governo fosse favorevole a un'apertura
anticipata in alcune regioni laboratorio, la Sardegna e il Molise per esempio,
ma l'aria è cambiata all'improvviso quando ha preso la parola il ministro delle
Regioni. «La ripartenza - ha esordito Francesco
Boccia - dovrà essere per forza omogenea
su tutto il territorio nazionale. Non sono ammesse fughe in avanti.
Al massimo le ordinanze potranno essere più restrittive, ma i divieti previsti
dall'ultimo decreto del Governo non ammettono deroghe».
Almeno per ora, perché - sempre
secondo il ministro - «dobbiamo saper fronteggiare possibili altre
ondate del virus e se ci fosse anche una sola ricaduta sarebbe un
disastro, come sostiene da giorni
l'Istituto superiore della sanità». Nonostante un tentativo di mediazione
sull'ipotesi che dopo il 4 maggio possano esserci alcune ripartenze regionali
in base all'andamento della curva dei contagi, alla fine Boccia è stato
perentorio: «Se ci saranno governatori che non rispetteranno il decreto nazionale, siamo pronti, dopo aver inviato una lettera di avvertimento, a ricorrere al Tar o alla Corte costituzionale per far abrogare le ordinanze regionali». Il clima s'è surriscaldato
in un attimo e Christian Solinas è stato fra i primi a guidare la rivolta.
La
ribellione. Prima in videoconferenza e poi con una lettera aperta inviata al premier
Giuseppe Conte, i governatori di Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Calabria,
Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Veneto,
Sicilia e della provincia autonoma di Trento hanno alzato il tono della
protesta. Solinas ha detto, durante la riunione, «da
noi, in base all'attuale andamento verso il basso dell'epidemia, è
possibile avviare finalmente una
ripresa ordinata, prudente ma più rapida del nostro sistema economico e produttivo, e
consentire un graduale ritorno a quella normalità
della vita sociale tanto attesa da tutti».
Concetto
poi rilanciato nella lettera in cui i tredici governatori hanno scritto tra
l'altro: «Ogni territorio ha le proprie specificità, sia da un punto di vista
strutturale e sia epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità fra le regioni, è necessario che possano esserci tempi diversi nella fase di rinvio». Per poi sollecitare, in buona sostanza, il «passaggio dalla logica dell'uniformità a quella dell'uguaglianza», perché «trattando in modo uniforme situazioni non identiche, si giungerebbe al paradosso di aumentare le disuguaglianze».
Per
proseguire e concludere: «Le prescrizioni decise dal Governo centrale dovranno
quindi lasciare spazio all'autonomia delle Regioni, che comunque ogni
settimana dovranno essere sottoposte a un
rigoroso controllo, utilizzando parametri scientifici
oggettivi, come la saturazione nei territori dei posti letto in terapia
intensiva e semi-intensiva e l'andamento dell'indice di contagio». La
trattativa è appena cominciata e bisognerà vedere chi delle
parti in campo cederà per prima. «Da parte delle Regioni - scrive il
presidente Solinas - c'è uno spirito di collaborazione e non
cerchiamo la contrapposizione, ma è innegabile che dove esistono oggettive
condizioni di sicurezza si debba ripartire prima».
L'ultima
proposta. In tarda serata dal Governo sarebbe partita la
richiesta di riaprire sin da oggi il confronto con i governatori. Palazzo Chigi, stando ad alcune indiscrezioni, avrebbe pronta una mediazione con alcuni eventuali salvacondotti nelle regioni meno colpite dal virus e fra queste potrebbe esserci la Sardegna.
di
Umberto Aime
Articolo
tratto da “La nuova Sardegna” del 30 Aprile 2020
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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