sabato 2 maggio 2020

Lettera di 13 governatori (tutti di centrodestra) al presidente Conte Solinas al Governo: qui la fase 2 è possibile



Lo spiraglio non c'è più. Con una retromarcia improvvisa, almeno per quanto riguarda la Sardegna, il Governo ha detto no a ogni possibile ripartenza anticipata. Sfuma, almeno per il momento, la possibilità per i sardi di essere più liberi negli spostamenti dal 4 maggio in poi. Sembra anche appesa a un filo la riapertura di parrucchieri, barbieri, centro estetici, bar e ristoranti, due o tre settimane prima, rispetto alla data imposta dal governo Conte. Lo scontro s'è consumato nell'ultima conferenza Stato-Regioni, che le cronache raccontano lunga, animata e accesa dall'inizio alla fine.

Dopo aver ricevuto la porta in faccia da Palazzo Chigi, tredici governatori del centrodestra, con in testa Christian Solinas, hanno preso posizione: «Non può esserci un solo decreto nazionale, ma diverse ordinanze, perché ogni territorio vive una diversa realtà». La sfida, a questo punto, è solo cominciata e di sicuro durerà fino a domenica.

Il pugno duro. All'inizio è sembrato che il Governo fosse favorevole a un'apertura anticipata in alcune regioni laboratorio, la Sardegna e il Molise per esempio, ma l'aria è cambiata all'improvviso quando ha preso la parola il ministro delle Regioni. «La ripartenza - ha esordito Francesco Boccia - dovrà essere per forza omogenea su tutto il territorio nazionale. Non sono ammesse fughe in avanti. Al massimo le ordinanze potranno essere più restrittive, ma i divieti previsti dall'ultimo decreto del Governo non ammettono deroghe».

Almeno per ora, perché - sempre secondo il ministro - «dobbiamo saper fronteggiare possibili altre ondate del virus e se ci fosse anche una sola ricaduta sarebbe un disastro, come sostiene da giorni l'Istituto superiore della sanità». Nonostante un tentativo di mediazione sull'ipotesi che dopo il 4 maggio possano esserci alcune ripartenze regionali in base all'andamento della curva dei contagi, alla fine Boccia è stato perentorio: «Se ci saranno governatori che non rispetteranno il decreto nazionale, siamo pronti, dopo aver inviato una lettera di avvertimento, a ricorrere al Tar o alla Corte costituzionale per far abrogare le ordinanze regionali». Il clima s'è surriscaldato in un attimo e Christian Solinas è stato fra i primi a guidare la rivolta.

La ribellione. Prima in videoconferenza e poi con una lettera aperta inviata al premier Giuseppe Conte, i governatori di Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Veneto, Sicilia e della provincia autonoma di Trento hanno alzato il tono della protesta. Solinas ha detto, durante la riunione, «da noi, in base all'attuale andamento verso il basso dell'epidemia, è possibile avviare finalmente una ripresa ordinata, prudente ma più rapida del nostro sistema economico e produttivo, e consentire un graduale ritorno a quella normalità della vita sociale tanto attesa da tutti».

Concetto poi rilanciato nella lettera in cui i tredici governatori hanno scritto tra l'altro: «Ogni territorio ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale e sia epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità fra le regioni, è necessario che possano esserci tempi diversi nella fase di rinvio». Per poi sollecitare, in buona sostanza, il «passaggio dalla logica dell'uniformità a quella dell'uguaglianza», perché «trattando in modo uniforme situazioni non identiche, si giungerebbe al paradosso di aumentare le disuguaglianze».

Per proseguire e concludere: «Le prescrizioni decise dal Governo centrale dovranno quindi lasciare spazio all'autonomia delle Regioni, che comunque ogni settimana dovranno essere sottoposte a un rigoroso controllo, utilizzando parametri scientifici oggettivi, come la saturazione nei territori dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva e l'andamento dell'indice di contagio». La trattativa è appena cominciata e bisognerà vedere chi delle parti in campo cederà per prima. «Da parte delle Regioni - scrive il presidente Solinas - c'è uno spirito di collaborazione e non cerchiamo la contrapposizione, ma è innegabile che dove esistono oggettive condizioni di sicurezza si debba ripartire prima».

L'ultima proposta. In tarda serata dal Governo sarebbe partita la richiesta di riaprire sin da oggi il confronto con i governatori. Palazzo Chigi, stando ad alcune indiscrezioni, avrebbe pronta una mediazione con alcuni eventuali salvacondotti nelle regioni meno colpite dal virus e fra queste potrebbe esserci la Sardegna.

di Umberto Aime

Articolo tratto da “La nuova Sardegna” del 30 Aprile 2020

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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