Tutti voi sapete cosa è accaduto nelle grandi case di cura in Italia.
Non basta che spesso siano luoghi tristi e disumani, sono anche diventati veri
e propri focolai, in cui hanno perso la vita centinaia di anziani. In un paese
nell'Appennino, a Nocera Umbra, c'è un'esperienza che racconta come sia
possibile immaginare forme diverse di assistenza e coabitazione per gli
anziani.
Sono 14 e vivono in una struttura di proprietà della Asl. Fino a due anni fa il Comune di
Nocera e la Asl gestivano integralmente la struttura spendendo circa 360mila
euro annui. Poi la doccia fredda: il Comune annuncia di non poter più pagare la
sua quota e agli anziani viene proposto di spostarsi a Foligno, in un RSA più
grande, lontano dal loro paese e dalla loro vita sociale. Gli
anziani si ribellano, si mobilitano, si battono e alla fine ottengono una
parziale soluzione: possono rimanere
nella struttura ma devono pagare integralmente l'assistenza da soli.
Non si perdono d'animo, contribuiscono con quel che possono e con 140.000 euro
annui assumono gli operatori necessari e una cuoca. Non proprio il lieto fine
che speravano, ma sicuramente una bella storia di dignità e autorganizzazione. In
qualche modo direi un'esperienza di cohousing a basso costo per il pubblico su
cui tutti noi dovremmo riflettere.
Fossi stata il Sindaco
e la Asl ne sarei stata contenta: gli anziani sono in sicurezza, in un ambiente
sociale positivo, continuano se possono a frequentare i bar e i parchi del
paese, e gravano sul pubblico solo per una struttura occupata il cui valore
sicuramente è quasi irrisorio (conoscete il valore degli immobili in Appennino?
E' davvero bassissimo).
E invece no. Sindaco e Asl non sono ancora contenti. Hanno deciso di
vendere la struttura, e così pochi giorni fa mandano la lettera di sfratto agli
anziani. Uno sfratto, in piena
epidemia, in una struttura di 14 persone di cui nessuna è risultata positiva al
tampone!
Dove vogliono mandarli?
Non hanno nemmeno offerto un'alternativa. Vi pare normale? A me no. Mi pare uno
scandalo. La dimostrazione palese che alla destra dei diritti dei più deboli
non importa nulla, dell'innovazione sociale ancor di meno.
Ci sarà un qualche affare da concludere dietro, mi pare ovvio, anche se non
sappiamo quale.
Ecco perché ho firmato
la petizione lanciata da Le Iene e perché saremo con
loro, e con lo Spi Cgil Umbria che li sostiene, nella nuova battaglia che è appena
cominciata.
(per firmare anche voi
e vedere il servizio questo è il link:
Elisabetta Piccolotti
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