venerdì 15 maggio 2020

A Nocera Umbra gli anziani resistono alle angherie del comune. Una storia di lotta da cui tutti possiamo imparare. Di Elisabetta Piccolotti.



Tutti voi sapete cosa è accaduto nelle grandi case di cura in Italia.
Non basta che spesso siano luoghi tristi e disumani, sono anche diventati veri e propri focolai, in cui hanno perso la vita centinaia di anziani. In un paese nell'Appennino, a Nocera Umbra, c'è un'esperienza che racconta come sia possibile immaginare forme diverse di assistenza e coabitazione per gli anziani.


Sono 14 e vivono in una struttura di proprietà della Asl. Fino a due anni fa il Comune di Nocera e la Asl gestivano integralmente la struttura spendendo circa 360mila euro annui. Poi la doccia fredda: il Comune annuncia di non poter più pagare la sua quota e agli anziani viene proposto di spostarsi a Foligno, in un RSA più grande, lontano dal loro paese e dalla loro vita sociale. Gli anziani si ribellano, si mobilitano, si battono e alla fine ottengono una parziale soluzione: possono rimanere nella struttura ma devono pagare integralmente l'assistenza da soli.

Non si perdono d'animo, contribuiscono con quel che possono e con 140.000 euro annui assumono gli operatori necessari e una cuoca. Non proprio il lieto fine che speravano, ma sicuramente una bella storia di dignità e autorganizzazione. In qualche modo direi un'esperienza di cohousing a basso costo per il pubblico su cui tutti noi dovremmo riflettere.


Fossi stata il Sindaco e la Asl ne sarei stata contenta: gli anziani sono in sicurezza, in un ambiente sociale positivo, continuano se possono a frequentare i bar e i parchi del paese, e gravano sul pubblico solo per una struttura occupata il cui valore sicuramente è quasi irrisorio (conoscete il valore degli immobili in Appennino? E' davvero bassissimo).
E invece no. Sindaco e Asl non sono ancora contenti. Hanno deciso di vendere la struttura, e così pochi giorni fa mandano la lettera di sfratto agli anziani. Uno sfratto, in piena epidemia, in una struttura di 14 persone di cui nessuna è risultata positiva al tampone!

Dove vogliono mandarli? Non hanno nemmeno offerto un'alternativa. Vi pare normale? A me no. Mi pare uno scandalo. La dimostrazione palese che alla destra dei diritti dei più deboli non importa nulla, dell'innovazione sociale ancor di meno.
Ci sarà un qualche affare da concludere dietro, mi pare ovvio, anche se non sappiamo quale.


Ecco perché ho firmato la petizione lanciata da Le Iene e perché saremo con loro, e con lo Spi Cgil Umbria che li sostiene, nella nuova battaglia che è appena cominciata.

(per firmare anche voi e vedere il servizio questo è il link: 


Elisabetta Piccolotti


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