C'è un’onda di disoccupazione che ci sta per sommergere. Lo sanno tutti, lo scrivono tutti, se ne preoccupano solo quelli che davvero
rischiano di perdere il lavoro. Sono tanti e tante,
sopratutto tra coloro che avendo meno di 40 anni si sono confrontati con un
mercato del lavoro profondamente ingiusto, fatto di finte partite iva,
part-time involontario, lavoretti, salari bassissimi, pochi diritti, contratti
super precari, o che sono stati costretti ad aprirsi una di quelle piccole
imprese traballanti che alla prima difficoltà rischiano di chiudere.
Ora, fossi il Governo, tenterei di mettere in condizione quanti
stanno perdendo il lavoro di trovarsene velocemente uno. Mi parrebbe efficace affiancare
misure per l'occupazione ai vari bonus e ammortizzatori sociali in campo (anche
perché le risorse investite per creare o ridistribuire occupazione sono
sicuramente attivatori più forti sui consumi, la produzione e l'innovazione).
Da dove potremmo cominciare? Da 3 cose importanti:
a) un
piano di assunzioni nella pubblica amministrazione, dalla sanità alla scuola ai comuni:
abbiamo bisogno - è evidente - di più medici e operatori sanitari, di molti più
insegnanti per gestire le classi a ranghi ridotti (finalmente forse diciamo
'ciao' alle classi pollaio!), di più assistenti e operatori sociali per
accompagnare le situazioni di disagio.
b) una fetta non residuale di prepensionamenti: gli ultra 60enni sono i più esposti
ai danni gravi da coronavirus. Sarebbe bene non andassero a lavorare, meglio
ancora se potessero mettersi a meritato riposo per lasciare il loro posto ad un
giovane disoccupato. E' meglio pagare la pensione ad un lavoratore senior che
rischia anche di finire nelle nostre terapie intensive o pagare bonus e altri
ammortizzatori a lavoratori giovani che non riescono a dare il loro contributo
alla vita produttiva del paese?
c) riduzione
dell'orario di lavoro a parità di salario. Ora più che mai serve una dinamica che ridistribuisca il
lavoro che c'è e faccia salire i salari. Sappiamo tutti che gli italiani
lavorano tra le 160 e le 180 ore in più dei tedeschi, sappiamo anche che
cambiando l'organizzazione del lavoro possiamo far salire la produttività, e
infine che per far ripartire i consumi del tempo libero quel tempo va
riconquistato. basterebbe ridurre l'orario di 6 ore a settimana per produrre
più benessere, altri posti di lavoro e un aumento dei consumi presso le imprese
del tempo libero.
Per farlo, è chiaro, servono politiche fiscali davvero capaci di
impedire l'accumulazione eccessiva dei profitti nelle grandi aziende, battere
sul serio l'evasione fiscale, ridistribuire ricchezza dai grandi redditi verso
il basso. O così o avremo una
generazione definitivamente fregata. Ci vorranno 10 anni per uscire dalla
crisi? E tra 10 anni i quarantenni di oggi avranno 50 anni. Riflettiamo
Elisabetta Piccolotti
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