Esattamente un secolo fa, l'11 maggio 1920, andava in scena
l’ennesima giornata di lotta nelle miniere di Iglesias. Circa 2000 minatori scioperavano,
rivendicando migliori condizioni di lavoro e di vita, a difesa della propria
dignità. I proprietari delle miniere, preoccupati che le maestranze potessero
occupare i pozzi, richiesero alle istituzioni l'uso della forza che,
prontamente messa in atto, non bastò a dissuadere i manifestanti, che
continuarono la lotta.
Le guardie regie ed i carabinieri aprirono il fuoco sulla folla,
causando 27 feriti e 7 morti:
Vittorio Collu, 18 anni
Pietro Castangia, 18
anni
Raffaele Serrau, 23
anni
Emanuele Cocco, 37 anni
Attilio Orrù, 40 anni
Efisio Madeddu, 40 anni
Salvatore Melas, 50
anni
Nei giorni seguenti
migliaia di cittadini presero parte ai loro funerali, mostrando ai minatori in
sciopero la solidarietà di classe.
Oggi dopo tanta violenza e sfruttamento degli operai e del
territorio, nel Sulcis Iglesiente non resta che fame e inquinamento.
Questo è esattamente il concetto coloniale di sviluppo; sfruttare le risorse,
impoverire ed inquinare il territorio, minacciare e talvolta ammazzare chi alza
la testa, riconsegnare al popolo un cimitero al posto delle terre una volta
fertili.
Cento anni dopo, nel nome dei nostri martiri uccisi dalle forze
coloniali, sentiamo ancora forte il bisogno di ripensare a uno sviluppo senza
ingerenze esterne, che tuteli le nostre esigenze, che sia compatibile con i
diritti e la salute dei lavoratori, con le risorse naturali e con l'ambiente.
Liberu – Lìberos
Rispetados Uguales
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