Dal millenovecentosettantotto
ogni sedici marzo ed ogni nove maggio si ripetono le commemorazioni nel ricordo
di Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. La
verità invece è sempre più lontana con gli anni che passano. Inchieste, commissioni
parlamentari, processi, testimonianze, teorie e ipotesi si sommano e si intrecciano
in questi lunghi anni. Un aspetto però pare evidente! Le
Brigate Rosse non furono le uniche protagoniste di quello che viene definito l‟Undici settembre italiano.
Seppur vero che il
sequestro di una nota personalità rientrasse in quella fase che le BR
definirono “attacco al cuore dello Stato” pare fuor dubbio che l‟operazione Moro non sia
solo opera loro. Anche se questo non significa necessariamente che fossero etero
dirette da altri posizionati su un livello superiore.
Al di là delle
ambiguità che persistono della figura di Mario Moretti, il capo br regista dell’operazione Fritz (cosi
chiamarono l’operazione), è palese che nella vicenda Moro le Brigate Rosse si siano ritrovate
in un vespaio politico internazionale delicato dalle conseguenze imprevedibili
al di là degli scopi della stessa organizzazione!
Tutti i brigatisti coinvolti mentono seguendo un copione ripetuto
per anni. Mentono
per due motivi, il primo prettamente politico, ossia ammettere che “altri” fecero parte del
complotto significava screditare l’autenticità della loro storia. Un
storia, quella della militanza armata, nata nelle città operarie del Nord, nei
miti della resistenza tradita, nelle Università. È il gruppo più numeroso ed
organizzato nella galassia della sinistra extraparlamentare.
Un‟evoluzione politica che
li porterà a farsi avanguardia, a fare proselitismo in fabbrica e quartieri
popolari per fare la rivoluzione, una rivoluzione di classe! Con Moro
prigioniero vogliono mettere lo Stato in ginocchio ed ottenere un
riconoscimento politico. Mentono perché per un motivo più umano ossia quello di aver la vita
salva, una volta individuati e catturati. Il silenzio come garanzia della vita stessa! Infatti tutti
i brigatisti coinvolti nel sequestro, dopo lunghe carcerazioni, sono tornati in
libertà o godono di benefici di legge e di misure alternative alla detenzione.
Mario Moretti, Raffaele
Fiore, Franco Bonisoli, Valerio Morucci, Bruno Seghetti, Anna Laura Braghetti,
Adriana Faranda, Raimondo Etro, Barbara Balzerani. Alessio Casimirri è
latitante in Nicaragua e non può essere estradato in Italia. Solo Germano
Maccari, il “quarto uomo” di via Montalcini, e Prospero Gallinari sono
scomparsi di morte naturale.
Il Potere, apparati di
sicurezza nazionali e internazionali, non potevano non interessarsi a Moro o
meglio alla sua sorte. Moro è un politico innovatore, spinge per una politica inclusiva che
prevede la condivisione del potere con il Partito Comunista. La politica di apertura al PCI di
Berlinguer è invisa sia ad Est che a Ovest del Muro di Berlino e quindi anche all’interno
del partito della DC nei settori più atlantisti.
La politica di apertura di Moro crea imbarazzo e preoccupazione! Infatti ,dopo un viaggio in USA
dove venne minacciato dal segretario di Stato americano Kissinger, si sentiva
in pericolo e meditò persino di abbandonare la politica per dedicarsi all’insegnamento.
Oltre cortina i comunisti nelle stanze del potere in Italia, laddove essere
comunisti vuole dire essere democratici, mette in discussione l’egemonia di
Mosca.
L’Italia poi ha all’interno una peculiarità non di poco conto: è un
Paese aderente alla Nato ma ha un Partito Comunista forte e radicato! Garante delle libertà e democrazia
conquista dopo la vittoria sul nazi-fascismo. Aldo Moro non piace! E‟ un pessimo esempio che
va stroncato! Cosi come fecero al Presidente socialista Allende nel 1973 in
Cile. La presenza di Gladio, dei servizi è certa in tutte le fasi del sequestro. Sono
tutti lì quella mattina! Controllano il territorio metro per metro e osservano
tutte le fasi dell’operazione dalla loro cabina di regia. Da alcuni
appartamenti di Via Fani ove abitano dei gladiatori o dove hanno sede diverse
sedi di società di copertura o riconducibili ai Servizi.
Lo stesso Bar Olivetti,
(in via Fani) che forse non era chiuso quella mattina (come dissero per anni),
era un posto particolare dove si incontravano malavitosi, faccendieri, agenti,
mafiosi, uomini dei servizi. Incontri in quel mondo di mezzo dove tutti si incontrano
per scambiarsi lavori, fare affari e influenzare le scelte politiche a loro
gradite che anni dopo descrisse perfettamente l‟ex NAR Massimo Carminati
nell‟inchiesta
Mafia Capitale.
Sopra il bar, un altro appartamento dei Servizi. Un osservatorio più che
privilegiato. Le auto parcheggiate in Via Fani ad ostacolare la manovra delle
auto di scorta a Moro non sono lì per caso. Una di queste è intestata ad una
società di copertura dei Servizi. I primi sopraluoghi
anziché preservare i luoghi cancellano prove importanti. C‟è un foto che ritrae lì presente tra
la folla di curiosi un certo Antonino Nirta, pezzo da novanta della ndrangheta
calabrese con buone entrature nei servizi segreti (in particolare con il
Generale Francesco Delfino).
Si parlò di una misteriosa
moto con a bordo due killer che sparirono subito dopo aver trucidato la scorta.
Perché senza apparente motivi era presente durante il rapimento il
colonello dei carabinieri del SISMI Guglielmi già istruttore di Gladio nella
base sarda di Capo Marrangiu? Mistero! Affermò in seguito, durante un interrogatorio, di essere lì
perché invitato a pranzo da un amico. Alle nove del mattino!
La composizione dell’Unita di crisi diretta da Cossiga è
sconcertante nella sua composizione, è piena di piduisti militari golpisti e di
personaggi di dubbia fedeltà allo Stato.
I brigatisti in Via Fani sparano insieme ad altri, decisamente più
precisi e addestrati militarmente. Sparano con altri che non conoscono, motivo per il quale
indossano le divise da avieri. Sarebbero passati inosservati se avessero
indossati degli abiti da impiegati, allora perché indossano quelle divise
facilmente riconoscibili da testimoni e passanti? Le indossano in modo che
tutti i presenti in via Fani potessero riconoscersi a vicenda.
Non regge neppure la prigionia in via Montalcini! E neppure l‟esecuzione di Moro dentro
il garage, nel cofano della R4 rossa. Via Montalcini è un appartamento peraltro conosciuto dai
Servizi. È misteriosa la vicenda della
scoperta del covo br di via Gradoli, dove spesso dormiva Mario Moretti. Le Br
inconsapevolmente, almeno nella sua base fatta di militanti e simpatizzanti, si
trova al vertice di una vicenda dai contorni che vanno al di là del territorio
nazionale.
Moro è loro
prigioniero! Viene interrogato, scrive un fitto memoriale, scrive lettere ai
familiari e lettere dure rivolte ai suoi colleghi! Chiede aiuto! I
politici della sua stessa formazione politica si affrettano a dire che Moro non
è lucido perché in una condizione di costrizione pertanto i suoi scritti sono
privi di valore. Solo il PSI di Craxi
è a favore della trattativa per pietà umana ma anche per un calcolo politico
(rischiava di venire estromesso ed isolato dall’asse DC-PCI).
Tutti gli partiti
sposano la linea della fermezza, con i “terroristi” non si tratta. Moro è
deluso e amareggiato! Si delinea un quadro nel quale non è previsto un suo
ritorno a casa. La Ragion di Stato inizia a diventare realtà e non prevede la sua
salvezza! La sua figura è
garante di quella politica condivisa che deve essere stroncata! Bisogna
attivarsi con tutti gli sforzi possibili per capire se Moro ha svelato qualche
segreto di Stato inconfessabile ai suoi carcerieri.
Infatti il Memoriale, che venne rinvenuto in seguito
(1978 e 1990) nel covo BR di via Monte Nevoso a Milano scotta! Chiunque
abbia che fare con il Memoriale infatti muore di morte violenta. Il Generale Dalla Chiesa, Il
generale Riziero Enrico Galvaligi il giornalista Pecorelli, il Tenente
Colonello dei carabinieri Antonio Varisco. Il falso comunicato che annuncia la
morte di Aldo Moro è opera dei Servizi, attraverso il falsario che lavorava
anche per Banda della Magliana, Tony Chicchiarelli, ucciso qualche anno dopo in
un agguato rimasto senza colpevoli.
Sono le prove generali
per vedere che effetto crea sull’opinione pubblica la morte di Moro! Perché? Sono
tanti i misteri e le incongruenze che caratterizzano la vicenda e che minerà pesantemente la
credibilità dello Stato e del suo asseto democratico negli anni futuri. Come
dare torto a Leonardo Sciascia “ Illuso colui che pensa che lo Stato indaghi su
se stesso”
Serpiko
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