(22 Maggio1988) Muore a
Roma Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale
Italiano, il partito di destra
nato nel dicembre 1946 dalle ceneri del Partito Fascista. Negli anni ’40,
Almirante collabora alla rivista “La difesa della razza”. Durante la guerra, Almirante è
arruolato in Africa e, dopo l’armistizio, partecipa alla Repubblica
di Salò. Dal 25 aprile 1945 al
settembre del 1946, Almirante si deve nascondere.
Il 26 dicembre 1946 è
tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano. È eletto deputato
nel 1948 e lo sarà interrottamente per 10 legislature. Nel 1987, a causa delle sue
condizioni di salute, Almirante è costretto ad abbandonare la segreteria del
partito, affidandola al suo delfino Gianfranco Fini. La morte di Almirante
segue di un giorno quella del suo storico compagno di partito Pino Romualdi,
reduce anche lui dalla Repubblica di Salò. Per i due leader missini si svolgono
esequie comuni a Roma, a Piazza Navona.
Giorgio Almirante apparteneva a una famiglia di origine
aristocratica molisana: gli Almirante erano
stati dal 1691 duchi di Cerza Piccola (Cercepiccola). Molti suoi parenti erano
attori. Studiò a Torino, ed in seguito divenne redattore del Tevere, giornale
fascista e nei GUF. Fascista entusiasta, durante la guerra fu corrispondente
dalla Libia, dunque fu chiamato nella Repubblica di Salò.
Come detto sopra, conclusa
la guerra divenne membro del MSI. Alla successione del sempre odiato Michelini
si aprì il dibattito su chi dovesse succedergli. Si fece l'ipotesi di Giovanni
Roberti, leader della Cisnal, ma prevalsero i sostenitori di Almirante che
tornò il 29 giugno 1969 al vertice del partito. A far prevalere la candidatura
di Almirante concorse il fatto che, pur essendo malvisto all'interno della
nuova corrente maggioritaria e moderata di Michelini, egli
non aveva mai rinunciato a essere il punto di riferimento della base più
movimentista e antisistema.
A seguito della sua elezione alla segreteria rientrarono nel partito
parte dei dissidenti del Centro Studi Ordine Nuovo guidati da Pino Rauti. Almirante, dopo gli anni di
immobilismo di Michelini, operò immediatamente un riassetto organizzativo e
ideologico del partito che fu definito come la "politica del
doppiopetto", e che rimase sempre in bilico tra le rivendicazioni
dell'eredità fascista e l'apertura al sistema politico italiano.
Nel 1983 fu ricevuto per la prima volta dal presidente del consiglio
incaricato, il segretario PSI Bettino Craxi, in forma ufficiale nel suo giro di
consultazioni per la formazione del nuovo governo. Di questo incontro Almirante raccontò poi che
Craxi gli aveva espresso la sua contrarietà al perdurare dell'Arco
costituzionale e all'emarginazione del MSI. Il Movimento Sociale
sostenne alcuni provvedimenti del Governo Craxi per l'attuazione del decreto-legge per la
liberalizzazione del mercato televisivo (che permise l'ascesa e la
consolidazione del gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi). Da quel momento in
poi, con l'esclusione del Partito comunista italiano, gli altri partiti
cominciarono a inviare proprie delegazioni ai congressi del MSI.
Nel giugno del 1984 Almirante sorprese l'intero mondo politico
italiano recandosi, insieme con Pino Romualdi, a rendere omaggio alla camera
ardente di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano allestita presso la sede
centrale di via delle Botteghe Oscure. Qui si mise in fila insieme con tutti
gli altri convenuti finché, notato, fu accolto da Giancarlo Pajetta e
accompagnato presso il feretro. Assunta Almirante riferì poi che, alla notizia
della morte di Berlinguer, Almirante pianse.
Le sue condizioni di
salute lo obbligarono nel 1987 ad abbandonare la segreteria, a favore del suo
delfino Gianfranco Fini, già segretario del Fronte della Gioventù. Morì
nel 1988: al
suo funerale parteciparono diversi esponenti del PCI tra cui Nilde Jotti,
allora presidente della Camera.
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