mercoledì 6 maggio 2020

La vicenda di Albert Kesselring, comandante in capo delle truppe tedesche in Italia


(06 Maggio 1947) Dopo 57 giorni di processo svoltosi a Venezia, un tribunale militare britannico condanna a morte il comandante in capo delle truppe tedesche in Italia, Albert Kesselring, per i crimini di guerra e gli eccidi commessi in Italia durante la seconda guerra mondiale. In luglio, la pena viene commutata in ergastolo e, nel 1952, Kesselring viene scarcerato a causa delle sue presunte cattive condizioni di salute. Appena libero Kesselring dichiara che non è affatto pentito e che, anzi, gli italiani dovrebbero dedicargli un monumento. A Kesselring risponderà Piero Calamandrei, con la celebre epigrafe ad ignominia: “Lo avrai, camerata Kesselring...”

A Roma, il 23 marzo 1944, 33 soldati del Polizeiregiment "Bozen" originari dell'Alto Adige e due civili italiani restarono uccisi nell'attentato di via Rasella. Si decise di fucilate dieci prigionieri per ogni soldato tedesco rimasto ucciso dell'attentato. L'incarico di eseguire l'ordine fu assunto dall'Obersturmbannführer delle SS Herbert Kappler il quale, accertato che non vi era un numero sufficiente di prigionieri già a disposizione dei tedeschi, fece in modo di stilare una lista di condannati a morte nella quale figuravano cittadini civili, inclusi ebrei e passanti catturati a caso per le strade di Roma. Ne risultò l'eccidio delle Fosse Ardeatine.

La caduta di Roma pose Kesselring in una delicata situazione, mentre le sue forze si ritiravano verso Nord, dove era in preparazione il vasto complesso di fortificazioni della Linea Gotica. Che i tedeschi fossero vulnerabili agli attacchi della Resistenza italiana non sfuggì al comandante alleato in Italia generale Alexander, il quale, alla radio, emise un appello agli italiani invitandoli a uccidere i tedeschi "ovunque li incontrassero".

Kesselring rispose emettendo un ordine che includeva il "massiccio impiego di artiglieria, lanciagranate (Granatwerfer 42), lanciamine (Minenwerfer), autoblindo, lanciafiamme e altre armi" contro i partigiani. Emise inoltre un ordine nel quale prometteva impunità ai soldati che avessero "ecceduto la nostra normale misura".

Sia o no ciò avvenuto per diretta conseguenza della linea dura decisa da Kesselring - egli ne fu ritenuto pienamente responsabile quando fu processato come criminale di guerra - le truppe tedesche ai suoi ordini si macchiarono di numerosi crimini e si resero responsabili di massacri ai danni della popolazione civile, tra i quali spiccano quelli commessi dalla divisione corazzata Hermann Göring a Stia nell'aprile del 1944, a Civitella in Val di Chiana in giugno e a Bucine nel luglio successivo, dalla 26ª Divisione corazzata al Padule di Fucecchio il 23 agosto 1944, e dalla 16ª Divisione SS Reichsführer a Sant'Anna di Stazzema nell'agosto del 1944 e a Marzabotto tra settembre e ottobre 1944.




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