(06 Maggio 1947) Dopo 57 giorni di processo svoltosi a Venezia, un
tribunale militare britannico condanna a morte il comandante in capo delle
truppe tedesche in Italia, Albert Kesselring, per i crimini di guerra e gli
eccidi commessi in Italia
durante la seconda guerra mondiale. In luglio, la pena viene commutata in
ergastolo e, nel 1952, Kesselring viene scarcerato a causa delle sue presunte
cattive condizioni di salute. Appena libero Kesselring dichiara che non è
affatto pentito e che, anzi, gli italiani dovrebbero dedicargli un monumento. A
Kesselring risponderà Piero Calamandrei, con la celebre epigrafe ad ignominia:
“Lo avrai, camerata Kesselring...”
A Roma, il 23 marzo
1944, 33 soldati del Polizeiregiment "Bozen" originari dell'Alto
Adige e due civili italiani restarono uccisi nell'attentato
di via Rasella. Si decise di fucilate
dieci prigionieri per ogni soldato tedesco rimasto ucciso dell'attentato.
L'incarico di eseguire l'ordine fu assunto dall'Obersturmbannführer delle SS Herbert
Kappler il quale, accertato
che non vi era un numero sufficiente di prigionieri già a disposizione dei
tedeschi, fece in modo di stilare una lista di condannati a morte nella quale
figuravano cittadini civili, inclusi ebrei e passanti catturati a caso per le
strade di Roma. Ne risultò l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
La caduta di Roma pose Kesselring in una delicata situazione, mentre
le sue forze si ritiravano verso Nord, dove era in preparazione il vasto complesso di
fortificazioni della Linea Gotica. Che i tedeschi fossero vulnerabili agli
attacchi della Resistenza italiana non sfuggì al comandante alleato in Italia
generale Alexander, il quale, alla radio, emise un appello agli italiani
invitandoli a uccidere i tedeschi "ovunque li incontrassero".
Kesselring rispose
emettendo un ordine che includeva il "massiccio impiego di artiglieria,
lanciagranate (Granatwerfer 42), lanciamine (Minenwerfer), autoblindo,
lanciafiamme e altre armi" contro i partigiani. Emise
inoltre un ordine nel quale prometteva impunità ai soldati che avessero
"ecceduto la nostra normale misura".
Sia o no ciò avvenuto
per diretta conseguenza della linea dura decisa da Kesselring - egli ne fu
ritenuto pienamente responsabile quando fu processato come criminale di guerra
- le truppe tedesche ai suoi ordini si macchiarono di numerosi crimini
e si resero responsabili di massacri ai danni della popolazione civile, tra i quali spiccano quelli
commessi dalla divisione corazzata Hermann Göring a Stia nell'aprile del 1944,
a Civitella in Val di Chiana in giugno e a Bucine nel luglio successivo, dalla
26ª Divisione corazzata al Padule di Fucecchio il 23 agosto 1944, e dalla 16ª
Divisione SS Reichsführer a Sant'Anna di Stazzema nell'agosto del 1944 e a Marzabotto tra settembre e ottobre 1944.
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