martedì 26 maggio 2020

Dusserldorf-Olbia, un incubo ad alta quota


La loro terra l'hanno solo intravista. Da 2.000 metri di quota. A bordo di un airbus 320 della Eurowings. Volo Dusserldorf-Olbia. Partenza all'alba di sabato scorso dall'aeroporto tedesco. Destinazione Sardegna. Dopo due mesi da incubo in terra straniera, nel panico del coronavirus, avevano messo da parte, con non pochi sacrifici, i soldi per rientrare in patria. Un miraggio. Un volo che doveva coronare il sogno di riabbracciare i propri cari e che nel giro di quaranta minuti si è trasformato, invece, in un'odissea senza precedenti.

Un viaggio surreale In quel volo della speranza, 195 posti disponibili, solo due erano occupati. I loro. Hanno scherzato, ironizzato, fatto selfie, sull'aereo completamente dedicato al viaggio di commiato dalla terra tedesca. Eppure, da lì a poco, quel volo ad alta quota si sarebbe trasformato in un incubo.

Non hanno fatto nemmeno in tempo ad assaporare i contorni definiti della costa sarda che l'aereo ha inspiegabilmente cominciato a girarci intorno. Come quando ai bambini gli fai ruotare sotto il naso e davanti alla bocca la caramella agognata. Con la differenza che ai bambini alla fine la caramella gliela concedi. A loro, invece, niente Sardegna, niente casa.

Il cambio di rotta. Un incubo. L'equipaggio, quattro assistenti di volo e due piloti, hanno cercato di tranquillizzare i due giovani sardi. Niente da fare. Loro hanno subito capito che qualcosa stava accadendo. I volti di Valentino Spanu di Domus de Maria e della sua compagna Vanessa Norberti di Pirri, emigrati per bisogno nella Germania d'oltralpe, passano dai tratti giocosi della terra promessa alla disperazione di un volo senza meta.

Il vorticare dell'airbus sui cieli deserti di Olbia si fa insistente. Perdono il conto dei giri surreali. Si capisce che c'è una trattativa serrata per atterrare. Le comunicazioni tra la carlinga e qualcuno laggiù si fanno insistenti. A bloccare l'atterraggio non è la calca in pista. Il contrario.

Aeroporto chiuso. Nemmeno atterraggi di emergenza, niente. Cieli sbarrati. Coronavirus, recita il codice dei divieti. A due poveri malcapitati gli chiedono persino i documenti. Anagrafe chiara: sardi, emigrati di ritorno nella propria terra.

Vietato atterrare. Niente da fare. Qui, dicono a terra, non scende nessuno. Ligi al dovere come pochi. Peccato che quei due giovani passeggeri fossero due figli di Sardegna, travolti da un caos ad alta quota senza precedenti. Quaranta minuti infiniti, a girare sopra Porto Cervo, l'arcipelago di La Maddalena e la Corsica. E poi la virata. Dopo tre ore e passa di pernottamento sui cieli l'aereo inforca il viale celeste del ritorno.

Affiorano le lacrime, la disperazione per il sogno dissolto in un batter d'ali nelle nuvole di Sardegna. Il miraggio del ritorno a casa infranto come uno ad alta quota. Panico, incredulità. Il rientro in Germania è stato devastante, raccontano Emanuele e Vanessa. Senza più soldi e senza alloggio.

La solidarietà di ex colleghi e del titolare del ristorante dove lavorava il giovane emigrato sardo alleviano il dolore. Sino al tre giugno gli hanno donato casa e sopravvivenza, poi il baratro. Per quella data, infatti, la compagnia aerea gli ha riprogrammato il volo per rientrare in Sardegna. Un decollo e un atterraggio per l'ennesima volta ancora vietati dalle norme anticovid.

L'appello dalla Germania Chiusi dentro le quattro mura tedesche, ora ripassano l'incubo e lanciano l'appello. All'Ambasciata italiana a Berlino e alla Regione: fateci rientrare in Sardegna. Siamo disperati. Hanno scritto a tutti, ora attendono un gesto d'aiuto. Resta l'inchiesta su quanto accaduto. Un aereo che scavalca le Alpi, traguarda l'Appenino e vira sull'isola di Sardegna, senza che nessuno dica niente.

Le torri di controllo sparse lungo la penisola restano mute. I radar militari non si pongono nemmeno il problema di un velivolo che tutti diconono non autorizzato sui cieli del bel Paese. Arriva su Olbia e solo allora qualcuno gli ricorda che non possono atterrare. Gli errori della compagnia aerea tedesca sono evidenti ma non si possono eludere quelli del controllo dello spazio aereo italiano.

Troppe risposte sospese La scelta di non far atterrare i due giovani sardi nella loro terra resta un mistero. Una volta stabilito l'errore, accertato che non si trattava di un attacco terroristico e che i passeggeri a bordo era appena due probabilmente si potevano fare altre valutazioni. A volte, però, le cose semplici diventano complicate. Il 3 giugno nuova missione in terra sarda. Stesso aereo, stessi passeggeri. Ancora senza autorizzazione. Con due ragazzi, sardi, che aspettano di riabbracciare la propria terra.

Mauro Pili

 
Articolo tratto da L’Unione Sarda del 26.05.2020
 
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com

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