giovedì 7 maggio 2020

Il colore del lavoro. Di Giovanni Maria – Mimmia Fresu.



Tra le cose già dette sulla regolarizzazione degli immigrati, costretti al lavoro nero come braccianti agricoli, sfruttati dalle agromafie, dal caporalato e dall’imprenditoria rapace; costretti a vivere in mondezzai di lamiera e topi, senza diritti, né assistenza sanitaria, né dignità; mentre provvedono, lavorando come bestie, a mantenere in piedi l’economia agricola del made in Italy, producendo un fatturato sommerso, questo sì clandestino, pari a 18 miliardi di euro in mano all’imprenditoria banditesca, con un mancato gettito fiscale e contributivo nell’ordine di 1,5/2 miliardi di euro.

Regolarizzare quelle attività e non per il bisogno contingente, non è solo un gesto di civiltà, etica del lavoro, legalità. Sottrarre oltre mezzo milione di persone alla malavita organizzata e ai professionisti dell’illegalità, è un vantaggio per le casse dello Stato, per il sistema previdenziale. I lavoratori stranieri regolarizzati convengono al Paese. Secondo lo studio condotto dall’istituto Leone Moressa, nel 2016, “2,4 milioni di occupati stranieri presenti in Italia hanno prodotto 130 miliardi di euro di valore aggiunto, pari all'8,9% del Pil; quanto un paese europeo come la Croazia, l'Ungheria o la Slovenia”.

Lavoratori stranieri che hanno versato quasi 7 miliardi di Irpef e circa 11 miliardi di contributi Inps. Immigrati che, quell’anno, hanno versato nelle casse dello Stato 16,5 miliardi di euro e lo Stato per far fronte ai loro bisogni di welfare, sanità, scuola più i costi dell’accoglienza, ha speso 12 miliardi e 600 milioni di euro; vuol dire che nelle casse dello Stato si è registrato un utile di 3 miliardi e 900 milioni di euro.

Occorre spiegarlo a Vito Crimi, cosa significa regolarizzazione, lotta al lavoro nero. Fargli capire che il lavoro nero non è l’attività svolta da lavoratori africani, ma il loro sfruttamento fino allo schiavismo da parte dei nemici dello Stato: negrieri, evasori fiscali e contributivi. Perché, vede, Vito Crimi, avete dato uno stipendio a 3000 Navigator, così li avete chiamati, persone che non erano riuscite a trovare lavoro per se stessi, e gli avete dato il compito di cercarlo per i milioni di percettori del reddito di cittadinanza. Poi, ad aprile, la Coldiretti, reclama l'urgenza di 250mila braccianti agricoli regolari, ma dei Navigator e delle loro proposte lavorative non c’è stata traccia e i prodotti agricoli a marcire nei campi. Ecco, Vito Crimi, questo lavoro di che colore è?

Giovanni Maria – Mimmia Fresu.
Giornalista pubblicista. Consulente politiche sociali e immigrazione.


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