C’era, e forse oggi non
c’è più, un grande patrimonio immateriale in Sardegna. Era un Piano
Paesaggistico che impediva di costruire entro i 300 metri dalla riva del mare, dall’acqua proprio, da
quella striscia di sabbia e di scogli lunga quasi 2500 km che avvolge la
Sardegna e da cui deriva una parte importante della sua ricchezza e della sua
bellezza. Anche se con ritardo, e dopo innumerevoli sconcezze, la Sardegna
aveva compreso che noi, per l’ennesima volta, non possiamo fare come quelli che
si siedono a tavola e si mangiano tutto incuranti di coloro che dovranno
sedersi dopo.
Perché
questo era il senso di quel vincolo, che io credevo insormontabile, che
impediva di costruire entro i 300 metri dal mare. Questa era la visione di un popolo che, facendosi un grande regalo,
aveva scelto di tutelare quel confine bagnato e mai fermo che lo separa e lo
unisce al mare. La visione di chi ha compreso che non di tutto si può
disporre, che il paesaggio è di tutti, il mare è di tutti, di quelli di oggi e
di quelli di domani.
Poi è arrivato Solinas
con la sua maggioranza autenticamente leghista, fintamente sardista e con un
cuore che batte per il cemento, i pilastri, gli alberghi con le terrazze a mare, i villaggi vacanza
esclusivi, le villette a schiera sulla spiaggia. Tutte cose che, a dire il
vero, non lasciavano del tutto indifferente neanche il cuore di Pigliaru e
della sua maggioranza PD che si è distinta per i suoi pessimi tentativi, per
fortuna senza successo, di aggirare e derogare i vincoli e le tutele di quelle
norme che, a vantaggio di molti e a danno di pochi, conservano e tutelavano
bellezza e ricchezza.
Solinas
e la sua baldanzosa maggioranza, invece, ce l’ha fatta. Almeno per ora. Bravi!
Complimenti!. La legge che scardina il
Piano Paesaggistico che proteggeva, tutelava, conservava l’hanno chiamata
“Interpretazione autentica del Piano”. Disonesti fino in fondo, finanche
nella scelta delle parole. Perché di una cosa sono certa, io che non sono un’
architetto, non sono un’urbanista, non sono un' ingegnere del paesaggio, ma
solo insegno lingua e letteratura italiana: non si può chiamare “interpretazione autentica” una cosa che scardina,
rivolta, trasforma completamente fino a portarlo al suo contrario, il
significato del testo di una norma.
Fregatevi
bene le mani ora, voi che vorreste realizzare immensi guadagni cementificando
ogni centimetro di bellezza. Sciacallate
ora, pensando di offrire qualche posto da manovale ad una Sardegna affamata di
lavoro per farvi ricchi consumando beni di tutti che invece è giusto siano
indisponibili all’uso privato. Fatelo ora perché è chiaro che lo stato
impugnerà (almeno spero) la vostra malefatta, la corte costituzionale la
annullerà (almeno spero) e quella numerosa e scarsa maggioranza di governo che
ha vinto le elezioni regionali, continuando inutilmente a girare a vuoto,
griderà allo scandalo rivendicando indipendenze e denunciando violazioni della
autonomia. Cercando, mediocremente come sempre, di ammantare di valori alti la
sua abissale nullità... Ma che belle giornate
Di Lucia Chessa
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