martedì 14 luglio 2020

Addio al partigiano Garau, il comandante Geppe


Cagliari, muore a 96 anni l'eroe della lotta al nazifascismo nel Modenese. Il saluto di Bonaccini 

Uno degli ultimi partigiani sardi se ne è andato. Nino Garau, cagliaritano, conosciuto in Emilia come comandante Geppe, avrebbe compiuto 97 anni a dicembre. Di anni non ne aveva invece nemmeno 20 quando, dopo l'armistizio di Badoglio, decise che la sua piccola patria sarebbe stata da quel momento in poi la lotta al nazifascismo.

Non lassù in montagna, ma in pianura. «Ed era più pericoloso», amava ricordare ripensando alla seconda guerra mondiale. Ha combattuto nel Modenese e, alla guida di una brigata di partigiani, la "Casalgrandi", ha liberato Spilamberto. E uno dei primi omaggi alla figura di Garau è arrivato proprio dal presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. «Ciao Geppe, che la terra ti sia lieve».

Perché Geppe ha dato molto all'Emilia. È stato torturato, ha rischiato di essere fucilato. Il suo eroismo in nome della libertà finora è stato premiato con una medaglia di bronzo. Poca roba rispetto a quello che ha passato, tra torture terribili con ferri da stiro caldi sui piedi e bevute forzate di acqua sporca con l'imbuto. «Ne risento ancora», disse in una delle sue ultime interviste. Per questo era stata inoltrata dall'Issasco, l'Istituto sardo per la storia dell'antifascismo e della società contemporanea, la richiesta di revisione della medaglia di bronzo al valor militare.

Garau era stato catturato e fatto prigioniero a Verona ma poi era riuscito a fuggire grazie all'aiuto di un sardo. Decorato al valore militare, il 25 aprile del 2015 ha ricevuto dalla Prefetta di Cagliari Giuliana Perrotta la Medaglia della Liberazione per il 70° anniversario. È cittadino onorario di Spilamberto e ha ricevuto le chiavi della città liberata da lui e dai suoi uomini. Un eroe che negli anni del Dopoguerra aveva dovuto subire anche l'onta, al ritorno a Cagliari, di qualche giorno di carcere, a Buoncammino, per una lettera anonima che lo accusava di aver assistito a un omicidio di un ex fascista.

Scagionato. E nemmeno mai interrogato. Con tante scuse: quel giorno Garau - fondamentale il controllo delle liste dei passeggeri in aereo - era in Sardegna. Poi la laurea in giurisprudenza, l'incarico di segretario generale in consiglio regionale e il silenzio. Per tanti anni. Quindi ha deciso che fosse giusto raccontare quelle storie e quegli anni di lotta in nome della libertà dai nazifascisti. E ne ha parlato anche nelle scuole. Con una lucidità e una precisione incredibile. Non da nostalgico, ma in nome di valori che valevano allora, la libertà, e varranno sempre.

"Le nuove generazioni? – disse alla Nuova - È importante che conoscano il rispetto dei genitori che hanno donato un bene così prezioso come la vita. E che conoscano l'onestá». Tante le manifestazioni di cordoglio. Il sottosegretario alla Difesa, Giulio Calvisi: «Oggi siamo tutti un po' più poveri. Con il partigiano Garau viene a mancare un eroe della Resistenza, che ha speso la sua vita per i valori in cui credeva, una lotta che ha reso possibile e solida la nostra democrazia». (stefano ambu)

Stefano Ambu

Articolo tratto da “La nuova Sardegna” del 14 Luglio 2020

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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