Il termometro che misura il caos è nella
parole di due fidanzati di Pistoia in vacanza a Cagliari, Francesco ed Erica,
dopo aver ringraziato gli uomini della polizia municipale intervenuti in centro
sabato scorso per il furto di una borsetta. «Bellissima questa città, ma da qui
vogliamo scappare. Nessuno rispetta la regola del distanziamento, pochi
indossano la mascherina».
Niente regole. Da quasi due mesi, da quando è partita la Fase 3, gli
assembramenti per i sardi sono diventati quasi una "regola": un'onda irrefrenabile e un po'
incosciente (spinta forse dal dato dei contagi che rende l'Isola una regione quasi Covid free) che si riprende gli spazi
dopo il lockdown, ma poco attenta al
rispetto delle regole. A Cagliari, al Poetto
ombrelloni e asciugami sono quasi piazzati l'uno sopra l'altro.
Stessa scena a Nora (Pula), a Tuerredda (Chia), a Porto Giunco (Villasimius),
a Porto Pino (Sulcis): sdraio e lettini sono attaccati. «All'interno degli stabilimenti si rispettano le regole», avverte Danilo
Cacciuto, presidente del sindacato balneari (Sib) Sud Sardegna. «Molti gestori
hanno addirittura mantenuto gli ombrelloni a 4 metri di distanza, andando
quindi oltre le prescrizioni stabilite dal decreto».
Non solo spiagge, anche nelle strade si
vive come se il Covid non fosse mai arrivato. La sera i giovani si accalcano fino a tarda notte, tutti decisi a
divertirsi, totalmente incuranti però di un'emergenza che non è ancora finita.
«Il problema è che non ci sono adeguati controlli che permettono di applicare
sanzioni a chi non rispetta le regole», spiega Marco Rossi, presidente del
comitato di Stampace di Cagliari. «Servono
forze dell'ordine che vadano in giro nelle zone dove si formano gli
assembramenti per applicare le sanzioni», aggiunge.
Uomini e mezzi. «In questo momento in cui ci sono
moltissime persone per le strade, i vigili
fanno il massimo ma non possono uscire in servizio in due, dovrebbero essere almeno in quattro», dice Marcello Polastri, presidente commissione Sicurezza del
Comune di Cagliari. «La polizia municipale
gira continuamente nelle spiagge e nelle zone della movida, ma occorrere rafforzare i controlli», aggiunge.
I gestori e le feste. Tutti chiedono più controlli, anche i gestori di bar
e ristoranti, accusati in qualche caso di favorire gli assembramenti negli
spazi davanti ai locali. «Questo non è vero, anzi
gli imprenditori sono i primi a far
rispettare le regole quando le persone si trovano all'interno dei locali», spiega Emanuele Frongia, rappresentante
della Fipe Confcommercio Sud
Sardegna. «Quello che accade fuori è un po' più complicato, non spetta ai gestori richiamare le persone al
rispetto del distanziamento. Lì serve
un altro controllo. Serve un po' di buonsenso
da parte di tutti».
Sul buonsenso puntano anche gli operatori di sagre, fiere ed eventi pubblici. «Noi abbiamo adottato tutti i sistemi possibili per organizzare in sicurezza», spiega Alessia Littarru, coordinatrice regionale di Unoe, l'unione nazionale degli organizzatori di eventi. «Per la Festa del Gusto», chiusa ieri a Capoterra, «abbiamo delimitato l'area, misurato la temperatura a tutti i visitatori e sistemato un contapersone a infrarossi proprio per evitare di creare assembramenti».
Mauro Madeddu
Articolo tratto da “L’Unione Sarda” del 13.07.2020
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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