Ho seguito la vicenda
del carabiniere giovane della caserma delle torture, presentato dai giornali
come la "mela buona" tra le mele marce, nella classica storia
strappalacrime (di coccodrillo) all'italiana. E insomma in sintesi questa
"mela buona" era un giovane carabiniere che vedeva i crimini dei
colleghi e restava allibito. Si sfogava col padre - ex carabiniere -
spiegandogli al telefono che i suoi colleghi commettevano continue violazioni,
ma lui non partecipava. E il padre, sospettando di essere intercettato, gli
rispondeva di non parlarne al telefono "che qua siamo tutti spiati".
Io sinceramente non vedo cosa ci debba
essere di positivo nella condotta di questo ragazzo e pure del padre. Anzi,
dirò di più: è sulla tolleranza di migliaia di queste presunte "mele
buone" che avvengono mostruosi crimini nelle caserme. Tu dirai: sarà
sicuramente migliore di quelli che torturano. Ma io ti rispondo: e chi potrebbe
mai torturare se non avesse al suo fianco qualcuno che non vede e non sente? Qui non siamo davanti al caso
dell'impiegato menefreghista che vede malaffare e si fa i fatti suoi per quieto
vivere: qui siamo al culmine della disonestà intellettuale. Perchè se io ti
pago per fare rispettare la legge, se il tuo mestiere è quello di fare
rispettare la legge, nessuno meno di te può chiudere un occhio.
E se invece tolleri, fai finta di non vedere, non denunci strane manovre,
pestaggi, torture, perchè in quella caserma ci devi lavorare ed è duro
"fare l'infame", allora non stai solo tollerando: stai lasciando che quel crimine avvenga,
stai collaborando alla sua concretizzazione. Però ti prendi lo stipendio da
difensore della legge, e magari allo spiantato con la revisione scaduta dici
inflessibilmente "Ci doveva pensare prima". E se tuo padre, che è un
ex carabiniere, ti dice di non parlare dei crimini al telefono perchè ci sono
inquirenti che possono sentire, non sta forse incoraggiando l'omertà? Oppure si
era abituato a imputarla sempre alla "profonda Barbagia"?
Io onestamente ricordo nella mia vita
ben poche, pochissime denunce di agenti nei confronti di altri agenti per
crimini commessi nelle caserme. Di storie di persone picchiate invece ne ho
sentite parecchie, e non credo che fossero tutti bugiardi. Possibile che quelle
mele marce che picchiavano avessero intorno sempre e solo mele marce? Possibile
che non vedesse e non sentisse mai niente una mela buona?
Oppure non sarà il caso di iniziare ad ammettere che attorno alle mele marce
non ci sono, mai, mele buone? Perchè chi
vede e sente, se fosse una mela buona, denuncerebbe subito, onorando quella
difesa della legge per cui è pagata. Più probabilmente - e mi rendo conto
che è socialmente difficile trovare l'onestà per ammetterlo - le mele marce
esistono perchè intorno trovano non mele buone ma mele avvelenate. Che sembrano
buone, ma possono anche farti morire.
La logica dell'omertà e del cameratismo delinquenziale è quanto di peggio uno
Stato possa tollerare per la sua reputazione. E quindi no, non è con una campagna simpatia sui media, o con quattro fiction,
o inventando la telenovela della mela buona che vi riguadagnate la credibilità,
ma solo punendo sistematicamente, senza pietà, i criminali in divisa con pene
esemplari. Chi commette i reati e anche chi li permette, col silenzio e la
tolleranza. Altro che "mele buone"!
Ma finora no, non mi pare proprio che si vada in quella direzione.
Anzi...
Pier
Franco Devias
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