Coriaceo. Irremovibile al limite della testardaggine. Convinto
e deciso fino alla sfrontatezza. Ma soprattutto coerente. Da sempre. E comunque da
almeno 40 anni: dalla fine degli anni ’70. Quando ai Congressi sardisti di
Oristano e Porto Torres, con la sua presenza chiassosa e la sua attiva
partecipazione, contribuì a spingere il Psd’Az verso l’opzione indipendentista.
I nove anni di carcere – condannato perché coinvolto nel fantomatico “Complotto
separatista” – non lo annienteranno. Anzi, rinfocoleranno la sua scelta
indipendentista. Così come le successive condanne, le denuncie plurime e i
processi: in cui si difenderà con forza, in lingua sarda.
Fino ad arrivare all’occupazione
dell’Isola di Malu Entu: che proclamerà Repubblica indipendente, con tanto
di Presidente – lui stesso – e relativi Ministri.
Una Rodomontata? Un coup de théâtre? Una geniale trovata comunicativa, per
legittimarsi come leader e per divulgare e circuitare, a livello popolare e di
massa, il suo messaggio indipendentista? Forse. Forse tutto questo insieme. Ma
anche altro. Amo pensare che, in qualche modo, quella scelta avesse un valore
prefigurante “altro”. Vale a dire: oi sa Republica de Malu Entu, un’isola
pitica. E poita cras non podeus fai Republica indipendenti un’Isula prus manna,
sa Sardigna intrea?
Perché Meloni era questo: poca teoria ma
molta pratica. Con scelte clamorose. Che potevano anche suscitare l’ironia
e lo sberleffo (degli avversari ma, talvolta anche degli amici indipendentisti)
ma che andavano dritte nel cuore di molti sardi, scuotendoli, inquietandoli. E
persino conquistandoli alla causa
Poca teoria – sul Sardo – per esempio: ma pratica dell’obiettivo. Lo parlava
sempre: anche nei processi. Ibridato di
lacerti in italiano. A significare che questa lingua era ancillare. Quando
in genere si fa il contrario. E ancillare – e dunque meno importante – risulta
il sardo.
Il 5 luglio del 2017, si è lasciato
morire. Dopo due mesi di sciopero della fame. Dopo che uno Stato, quello
italiano, ingiusto e crudele, lo ha assassinato. Dopo avergli negato gli
arresti domiciliari. Che non si negano – per motivi di età e di salute –
neppure al peggior terrorista, mafioso, assassino.
Uno Stato che ancora una volta si è mostrato con il volto di sempre, nei
confronti della Sardegna e dei Sardi: ostile e nemico. Contro cui Meloni ha
sempre combattuto.
Gli amici e i suoi sostenitori – e con
molte ragioni – lo ricorderanno e lo considereranno un martire, un patriota un
eroe.
Da parte mia voglio ricordarlo come uno “irragionevole”. Ma di quella
irragionevolezza di cui parlava un caustico esponente della cultura europea del
primo Novecento, George Bernard Shaw, quando affermava che l’uomo ragionevole si adatta al mondo, l’uomo irragionevole vorrebbe
adattare il mondo a se stesso: per questo ogni progresso dipende dagli uomini
irragionevoli.
Mi piace concludere
citando quest’ottava dedicatagli dal poeta sardo Peppe Montesu de Orune
Sandalione in coro tenias
Libera e unida l’as sognada
Dae una cella s’ultima mirada
Amaramente tue li daias
Su sognu de Sardigna chi cherias
A nois lassat sa tua thucada
In paghe bae tue eroe sardu
Chi as mantesu altu s’istendardu
5 de Trigulas 2017
Francesco
Casula
Saggista, storico della letteratura sarda
autore del libro, tra gli altri, de “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”
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