martedì 21 luglio 2020

L'attentato a Hitler e l'Operazione Valchiria



(21 Luglio 1944) Nel cortile del Comando Supremo dell’Esercito, a Berlino, vengono fucilati i protagonisti della cosiddetta “Operazione Walchiria”, ovvero una congiura organizzata per uccidere il Adolf Hitler. Tra loro, Claus Schenk von Stauffenberg, uno degli artefici del fallito tentativo di colpo di stato. Nato a Jettingen-Scheppach nel 1907, von Stauffenberg proviene dall'aristocrazia cattolica bavarese e mai aderì al Nazismo.

Come ufficiale dello Stato Maggiore, combatté in Africa, ma il 7 marzo 1943 fu gravemente ferito, perdendo tra l'altro un occhio e restando zoppo. Per spirito di fedeltà alla Patria continuerà a prestare servizio nell'esercito, ma con l’unico intento di liberare la Germania da Hitler. Si dice che morì urlando: “Lunga vita alla Sacra Germania!”

Lo scopo dell'attentato era quello di eliminare Adolf Hitler e instaurare un nuovo governo che avesse il compito di negoziare una pace separata con gli Alleati, per evitare la disfatta militare (la Germania era ormai in ginocchio) e l'invasione della stessa. L'attentato fu pianificato sfruttando la possibilità che offriva il piano Valchiria (in tedesco: Walküre), ossia la mobilitazione della milizia territoriale in caso di colpo di Stato o insurrezione interna, opportunamente modificato dal colonnello von Stauffenberg.

Il luogo scelto per l’attentato sarebbe stato l’interno della Wolfsschanze, la famosa “tana del lupo”, il quartier generale del Fuher a Rastenburg nella foresta della Prussia orientale. La sala riunioni era situata in un edificio di legno e mattoni, con larghe finestre protette da schermi in acciaio forato a difesa dalle schegge. Quel giorno di luglio, tuttavia, a causa del caldo torrido, le finestre furono aperte, è l'effetto della bomba fu molto meno devastante.

L'esplosione dell'ordigno uccise tre ufficiali e uno stenografo, tuttavia il Führer non morì, subì soltanto ferite più o meno lievi tra cui, a testimonianza del suo medico Erwin Giesing, un costante dolore all'orecchio destro, con sporadiche e copiose uscite di sangue dallo stesso. Per pura casualità, inoltre, la valigia con la bomba, posizionata accanto a Hitler, fu spostata da un ufficiale. Se la bomba fosse rimasta dov’era stata posizionata inizialmente, Hitler sarebbe di certo morto.

Mentre von Stauffenberg stava percorrendo a piedi i circa 300 metri che lo separavano dall'automobile che lo attendeva, il generale Heusinger stava terminando la sua relazione e la sua frase «se non facciamo ritirare immediatamente il nostro gruppo di armate che si trova accanto al lago Peipus, una catastrofe...», fu interrotta dall'esplosione che avvenne alle 12.42. Il colonnello, insieme al tenente von Haeften, salì in macchina ed ordinò all'autista di partire; egli ritenne che l'attentato fosse riuscito ma, nella confusione e nella fretta, non era riuscito a vedere nulla di quanto fosse realmente accaduto.

L'esecuzione delle prime condanne avvenne nel carcere di Plötzensee, a poche ore dalla lettura della sentenza. I condannati furono impiccati con corde di pianoforte ed i loro corpi appesi poi a ganci da macellaio. Tutte le esecuzioni furono filmate per circa quattro ore, questo venne in seguito mostrato a Hitler e successivamente ad altri gerarchi, non pochi dei quali si sentirono male e dovettero abbandonare la sala di proiezione. Il filmato fu proiettato per l'ultima volta nel 1950, e da allora occultato a Berlino.



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