Videosorveglianza,
firmato il protocollo. Gli obiettivi: sicurezza e prevenzione
Ventiquattr'ore su ventiquattro, 370 Comuni video sorvegliati attraverso un
«nodo centralizzato» a disposizione di carabinieri e polizia in tempo reale: è
un «grande fratello», ma stavolta in nome della sicurezza. Della sicurezza partecipata, com'è scritto nelle prime righe del protocollo firmato dal prefetto di Cagliari, Bruno Corda, e dall'assessora agli affari
generali Valeria Satta. Prima in assoluto
fra le regioni, la Sardegna sarà controllata grazie a una capillare piattaforma telematica, ribattezzata il «supervisore
delle reti».
L'avvio. Telecamere, fibra ottica e data base
sono di proprietà della Regione, che dal 2015 ha finanziato i Comuni perché
facessero parte della rete. Con le
immagini in diretta, come sollecitato più volte dal ministero dell'interno, che
saranno indispensabili per garantire l'ordine pubblico: dalla prevenzione
alla repressione. «Da oggi in poi, abbiamo la certezza che non ci saranno più
zone d'ombra.
Il monitoraggio sarà continuo», è stato ribadito nella presentazione del
«supervisore». È di sicuro un salto di qualità: servirà a contrastare dalla
piaga degli attentati agli amministratori comunali a qualsiasi altro reato o
atto vandalico. Per gli investigatori, presenti in Prefettura, è «un passo
decisivo per assicurare il reale monitoraggio
del territorio».
Il meccanismo. Il dialogo all'interno della rete sarà
costante. «Attraverso un sistema di alert ogni ripresa delle telecamere sarà
messa a disposizione in tempo reale delle forze dell'ordine, compresi i vigili
urbani, e del centro elaborazione dati del ministero dell'interno, permettendo
così, da un lato, una maggiore consapevolezza degli atti criminali commessi, e
dall'altro il coordinamento ottimale di tutte le fasi di controllo e indagine»,
è scritto in un altro passaggio del protocollo. «I sistemi di sicurezza - ha aggiunto l'assessora Satta - sono
finalmente tutti compatibili fra loro. Abbiamo eliminato gli ostacoli che, in questi
anni, avevano impedito alla rete di funzionare al meglio ed essere efficiente».
Nell'accordo è presente anche più di un passaggio a garanzia della privacy: il rispetto di leggi e norme
sarà totale nell'utilizzo di qualunque
dato e video.
Le tappe. La
prima pietra del progetto risale al 2015, giunta Pigliaru, con la firma del
protocollo preliminare per la legalità. Poi il finanziamento: una trentina di milioni
e l'avvio dei cantieri in 80 Comuni. Con un richiamo nel 2018, per far
crescere ancora la platea dei Comuni
videosorvegliati: altri 200. In questi due
anni la mappa è stata quasi completata. «Oggi sono 370 quelli presenti nella la piattaforma», ha confermato
Valeria Satta.
Anche quei pochi che ancora mancano
all'appello - sono state le parole del prefetto Bruno Corda - faranno presto
parte del sistema di controllo a largo raggio. Con l'assessora che ha concluso
la cerimonia della firma con queste parole: «Fin dal mio insediamento, ho
ritenuto fondamentale privilegiare questo progetto che ha permesso e permetterà
ai Comuni di poter contare su un sistema di innovativo per efficienza ed interconnessione».
La
terza fase del progetto, l'ultima, ha permesso di valutare tutti i dispositivi
adibiti al controllo e alla sicurezza pubblica. È stata valutata, ad
esempio, la posizione e l'efficacia delle telecamere già installate e quelle
non considerate idonee sono state sostituite o adeguate alla rete telematica
regionale.
La gestione. Fatta
la rete, ora al sicuro dovranno essere messe soprattutto le telecamere. In più
di un Comune, infatti, sono proprio le telecamere i bersagli preferiti dai vandali.
Anche questo aspetto fa parte del
protocollo, con l'impegno di una continua manutenzione degli impianti di videosorveglianza. (ua)
Articolo tratto da L’Unione Sarda del 23 Luglio 2020
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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