Se
ho capito bene c’era una mela sana nella caserma di Piacenza. Isolata e
silenziosa, forse fin troppo silenziosa, come sono tutte le mele sane in
ambienti dove le mele marce sono la regola e, sfrontatamente, rotolano luminose
guardando le mele sane dall’alto in basso, con l’aria di chi ha capito come
gira il mondo e sa come si fa. La mela
sana pare sia un giovane carabiniere, figlio di un carabiniere in pensione,
deluso di ciò che ha trovato nell’arma.
Un
giovane che decide di non partecipare ai misfatti, immagino già per questo
pagando un qualche prezzo e correndo qualche rischio, ma che non riesce a dare
altra forma e sostanza alla sua dissociazione ed alla sua sincera indignazione.
Non va oltre, forse non trova il
coraggio. Evidentemente sa quanto sarebbe difficile e solitaria la sua
battaglia e sa quanto è improbabile, per lui, trovare sponda oltre le mura di
quella caserma insignita, non più tardi del giugno 2018, di una onorificenza
per “l’esemplare” contrasto alla criminalità e allo spaccio di droga.
Sull’isolamento delle
mele sane in ambienti a illegalità diffusa come spesso se ne trovano in Italia
(che in tema di corruzione vanta primati europei) occorrerebbe scrivere
trattati di sociologia. Sui meccanismi di emarginazione e di espulsione di quelli che
non si allineano e non si adeguano; sulla indulgenza diffusa verso accozzati,
accozzatori, distributori di favori; sul biasimo e il fastidio verso coloro che
scoperchiano fogne di illegalità; su quelli che consapevolmente accordano
consenso a corrotti e delinquenti conclamati e a volte anche condannati,
occorrerebbe effettuare studi seri cercando di misurare anche il tasso di
masochismo politico contenuto nella scelta di un disonesto quale proprio
rappresentante.
A Bitti, che è il paese
dove sono nata, c’è una magnifica espressione. Una delle tante che la lingua
sarda rende disponibili a rappresentare ogni tipo di realtà: non b’at parmu de
terrinu sanu.
La magistratura, l’università, la politica, il mondo dell’informazione, il
mondo dell’impresa, le forze dell’ordine, la pubblica amministrazione... tutto
sembra avere bisogno di una decisa spolverata, se no non si respira. Ma credo
che soprattutto siano i cittadini a dover scegliere, con responsabilità, che
paese vogliono.
Di Lucia Chessa.
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