domenica 26 luglio 2020

La società che vogliamo è quella della Caserma levante? I cittadini devono scegliere. Di Lucia Chessa.



Se ho capito bene c’era una mela sana nella caserma di Piacenza. Isolata e silenziosa, forse fin troppo silenziosa, come sono tutte le mele sane in ambienti dove le mele marce sono la regola e, sfrontatamente, rotolano luminose guardando le mele sane dall’alto in basso, con l’aria di chi ha capito come gira il mondo e sa come si fa. La mela sana pare sia un giovane carabiniere, figlio di un carabiniere in pensione, deluso di ciò che ha trovato nell’arma.

Un giovane che decide di non partecipare ai misfatti, immagino già per questo pagando un qualche prezzo e correndo qualche rischio, ma che non riesce a dare altra forma e sostanza alla sua dissociazione ed alla sua sincera indignazione. Non va oltre, forse non trova il coraggio. Evidentemente sa quanto sarebbe difficile e solitaria la sua battaglia e sa quanto è improbabile, per lui, trovare sponda oltre le mura di quella caserma insignita, non più tardi del giugno 2018, di una onorificenza per “l’esemplare” contrasto alla criminalità e allo spaccio di droga.

Sull’isolamento delle mele sane in ambienti a illegalità diffusa come spesso se ne trovano in Italia (che in tema di corruzione vanta primati europei) occorrerebbe scrivere trattati di sociologia. Sui meccanismi di emarginazione e di espulsione di quelli che non si allineano e non si adeguano; sulla indulgenza diffusa verso accozzati, accozzatori, distributori di favori; sul biasimo e il fastidio verso coloro che scoperchiano fogne di illegalità; su quelli che consapevolmente accordano consenso a corrotti e delinquenti conclamati e a volte anche condannati, occorrerebbe effettuare studi seri cercando di misurare anche il tasso di masochismo politico contenuto nella scelta di un disonesto quale proprio rappresentante.

A Bitti, che è il paese dove sono nata, c’è una magnifica espressione. Una delle tante che la lingua sarda rende disponibili a rappresentare ogni tipo di realtà: non b’at parmu de terrinu sanu. La magistratura, l’università, la politica, il mondo dell’informazione, il mondo dell’impresa, le forze dell’ordine, la pubblica amministrazione... tutto sembra avere bisogno di una decisa spolverata, se no non si respira. Ma credo che soprattutto siano i cittadini a dover scegliere, con responsabilità, che paese vogliono.

Di Lucia Chessa.

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