lunedì 15 giugno 2020

“Senza cultura, in nome della rivoluzione ci si accontenta di distruggere solo i simboli.” Di Giovanni Maria – Mimmia Fresu.



Spero si colga la differenza: a me non disturba il monumento a C. Colombo come elemento storico, però sono dalla parte dei Nativi contro i festeggiamenti del Columbus Day. Dopo la furia iconoclasta sui monumenti e la cinematografia, per coerenza, si passerà alla letteratura? Perchè qui il campo diventa davvero sconfinato: quanti e quali libri dovranno essere distrutti? Fahrenheit 451, di Ray Bradbury, dice niente?

E i riferimenti storici, i fatti accaduti, i crimini di stampo razzista e le foto dei loro artefici, dovranno essere eliminate anche quelle? Quanto sarebbe utile la lettura de, Il cuore nero di Paris Trout, di Pete Dexter, per capire quando l’antirazzismo è talvolta usato per sembrare incolpevoli.


Anche a me, ad esempio, piacerebbe un monumento diverso in piazza Yenne, a Cagliari, Giovanni Maria Angioy, per dirne uno, e non Carlo Felice. La 131, che collega Cagliari con Sassari, l'avrei chiamata Amsicora, ma resta il fatto storico che fu quel tiranno del popolo sardo ad averla costruita, allora riterrei più utile se la storia della Sardegna e dei suoi oppressori venissero studiati nelle scuole sarde, perché senza una cultura adeguata sulla nostra storia, finisce che pure questo “ha fatto cose buone”, e allora non è più il monumento a farmi paura, ma l’incultura dei sardi che lo vestono a festa o gli ballano attorno quando sono contenti.

Mi fido poco delle sommosse popolari solo su base emotiva, seppure giustificate da un assassinio, da un crimine razzista. Perché, spesso e senza cultura, in nome della rivoluzione ci si accontenta di distruggere i simboli, poi, però, nel deserto culturale, c'è chi adopera altri simboli scagliati contro i George Floyd del Mediterraneo e di quelli schiavizzati nei campi agricoli e i cambiamenti veri li fanno nei seggi elettorali e, a giudicare da ciò che sta esprimendo il nostro Paese, la nostra isola, ma anche in Europa e nelle Americhe, sono monumenti assai più temibili di quelli di marmo e di bronzo e non è affatto certo che sia altrettanto facile tirarli giù

Giovanni Maria – Mimmia Fresu.
Giornalista pubblicista. Consulente politiche sociali e immigrazione.




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