(22 Giugno 2005) Dieci ex-ufficiali e sottufficiali tedeschi, tutti
ormai ultraottantenni, vengono condannati all'ergastolo per il Massacro di
Sant'Anna di Stazzema avvenuto 12 Agosto 1944, quando, alle prime luci dell’alba, alcuni reparti
di SS accompagnati da fascisti e collaborazionisti salirono nel paesino
dell’Appennino toscano e compirono una strage. In poco più di tre
ore furono massacrati 560 innocenti inermi, in gran parte bambini, donne e
anziani. I Tedeschi diedero
fuoco alle case per distruggere e cancellare ogni traccia e interrompere
definitivamente ogni collegamento fra le popolazioni civili e le formazioni
partigiane nella zona.
I nazifascisti
rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li
uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità
di stampo terroristico. La vittima più
giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni (23 luglio - 12 agosto 1944).
Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore Cesira (Medaglia
d’Oro al Merito Civile) miracolosamente superstite, tra le braccia della madre
ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello. Infine,
incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.
Non si trattò di
rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta a una determinata
azione del nemico): come è emerso dalle indagini della procura militare di La Spezia,
infatti, si trattò di un atto terroristico premeditato e curato in ogni
dettaglio per annientare la volontà della popolazione, soggiogandola grazie al
terrore. L'obiettivo era
quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni
collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.
La ricostruzione degli
avvenimenti, l'attribuzione delle responsabilità e le motivazioni che hanno
originato l'Eccidio sono state possibili grazie al processo svoltosi al
Tribunale militare della Spezia, conclusosi nel 2005 con la condanna
all'ergastolo per dieci SS colpevoli del massacro; sentenza confermata in
Appello nel 2006 e ratificata in Cassazione nel 2007.
Nella prima fase processuale si è svolto, grazie al pubblico ministero
Marco de Paolis, un imponente lavoro investigativo, cui sono seguite le testimonianze
in aula di superstiti, di periti storici e persino di due SS appartenute al
battaglione che massacrò centinaia di persone a Sant'Anna. Fondamentale, nel
1994, anche la scoperta avvenuta a Roma, negli scantinati di Palazzo
Cesi-Gaddi, di un armadio chiuso e girato con le ante verso il muro,
ribattezzato poi armadio della Vergogna, poiché nascondeva da oltre 40 anni documenti che sarebbero risultati
fondamentali ai fini di una ricerca della verità storica e giudiziaria sulle stragi nazifasciste in
Italia nel secondo dopoguerra.
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