giovedì 4 giugno 2020

«Certificato no Covid, un'occasione persa: il virus c'è ancora»


Il passaporto sanitario bocciato è un'occasione persa, ma il sistema in vigore da ieri - registrazione obbligatoria e questionario epidemiologico facoltativo - è sicuro. Con le nuove regole di monitoraggio sugli arrivi assumono un ruolo fondamentale le Usca, cioè le squadre di medici e infermieri che dovranno garantire interventi rapidi e mirati a domicilio. Al di là di tutto, deve essere chiaro che è vietato abbassare la guardia perché «è verosimile che il virus sia ancora presente in Sardegna». È la fredda analisi dei membri del Comitato scientifico ascoltati ieri mattina in commissione Sanità del Consiglio regionale, nel giorno della riapertura dei confini tra le Regioni.

Occasione mancata Di occasione mancata parla il virologo Pietro Cappuccinelli: «Preferisco chiamarla certificazione di negatività, e non passaporto», dice, «si tratta di una delle misure che avremmo potuto utilizzare per contenere il contagio, che potesse avere successo è dimostrato dal caso di una decina di giorni fa».

Si riferisce al contagiato proveniente dall'Emilia Romagna che aveva fatto il test prima di partire. Quando poi ha presentato i sintomi, la positività emersa dal test ha fatto scattare il protocollo. Quindi, «è vero che i test lasciano una percentuale di incertezza, ma una certa possibilità di identificare potenziali casi di infezione esiste».

Sulla bocciatura da parte del governo, il professore di Statistica medica Giovanni Sotgiu preferisce non parlare di delusione: «Avevamo pensato a un modello che potesse dare garanzie a una Regione a bassa incidenza di contagi come la Sardegna, ma son prevalse altre logiche di natura politica».

«Sistema sicuro». Ad ogni modo, il sistema di controlli disciplinato dall'ordinanza «è sicuro e prevede l'applicazione di norme valide a livello nazionale e internazionale». Secondo Cappuccinelli sarà fondamentale, in questo caso, il ruolo delle Usca che si prepareranno a intervenire laddove, grazie alla registrazione obbligatoria, si concentrano più arrivi. «È importante che ci siano e che funzionino bene», spiega il virologo, «perché sono l'anello più importante della catena che porta all'identificazione dei casi e alla presa in carico».

«Usca fondamentali» In Sardegna ne sono previste 32 e oltre la metà sono già state attivate. Si tratta di Unità speciali di continuità assistenziali dedicate alla gestione domiciliare di pazienti Covid che non necessitano di ricoveri. Sono attive sette giorni su sette dalle 8 alle 20 con turni di dodici ore, e sono presenti nelle otto aziende socio sanitarie di Sassari, Olbia, Nuoro, Lanusei, Oristano, Sanluri, Carbonia e Cagliari. Ogni sede ha quattro unità.

Al di là delle misure in campo, il Comitato invita a non abbassare mai la guardia. «Bisogna conservare una responsabilità individuale collettiva orientata a tenere certi comportamenti per avere una ridotta circolazione virale», osserva Sotgiu. Le regole da rispettare sono le stesse di sempre: «Distanza sociale, uso delle mascherine, la ventilazione degli ambienti, il lavaggio delle mani con soluzioni alcoliche o acqua e sapone e, se compare una sintomatologia, di ricorso al servizio sanitario». Questo perché «è possibile che nei prossimi giorni possano esserci casi di infezione notificati al servizio sanitario». (ro. mu.)

L’articolo è tratto da “L’Unione Sarda” del 04 Giugno 2020

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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