Non sanno dire altro,
ad ogni problema l’unica risposta della destra è: flat tax, meno tasse e uguali
per tutti! Peccato che per un disoccupato quel meno non vuol dire niente,
perché meno di zero non si può, per una per persona a reddito medio quel meno vorrà dire solo meno di
qualche centinaia di euro risparmiati, soldi che userà per farsi fornire dai
privati a costo esorbitante i servizi che il pubblico non gli offrirà più, per
la stragrande maggioranza dei bambini quel meno vuol dire solo classi pollaio e
meno istruzione, per le persone con disabilità e i nostri anziani vuol dire meno cure
e meno servizi, e più solitudine.
Per i ricercatori vuol dire meno progetti di ricerca e per
tutto il paese meno innovazione e quindi meno ricchezza, per chi vive assediato
dalla criminalità organizzata vuol dire meno indagini e meno giustizia, per chi
usa i mezzi pubblici vuol dire meno autobus e meno treni, e quindi più tempo perso,
per chi ha bisogno di una sanità che funzioni vuol dire solo meno
cure, e più soldi spesi per visite ed esami privati, per tutti vuol dire meno
infrastrutture, meno illuminazione pubblica, meno biblioteche, meno musei, meno
vigili urbani e così via... E quindi esattamente a chi va il più?
A chi va quel più che procura vantaggi e non solo fregature? Dobbiamo
riflettere bene sulle proposte di Salvini: il più va tutto ai più ricchi. Quelli che in percentuale
risparmierebbero un sacco di soldi rispetto ad una persona con un reddito
medio. Quelli che non usufruiscono dei servizi pubblici, mandano i figli alla
scuola privata, non si ricordano nemmeno come sia fatta la carrozza della metropolitana
e sono pronti a comprare ogni cosa di cui gli altri possono godere solo grazie
ai fondi pubblici.
È per loro, solo per
loro, che il meno tasse per tutti significherebbe più soldi da spendere. Vi
pare una proposta sensata nel bel mezzo di una gigantesca crisi economica che
genera la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro?
A me no. Io dico paghi di più chi ha di più, paghi di meno chi ha di meno. Si
chiama progressività fiscale ed è un principio fondamentale di giustizia
sociale.
Elisabetta Piccolotti
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