lunedì 1 giugno 2020

Muore a Milano Giuseppe Ungaretti, il poeta dell'immenso. Sa Babbaiola


"Amo le mie ore di allucinazione. Anche le mie ore di randagio, d'immaginario perseguitato in esodo verso una terra promessa" (G. Ungaretti, lettera a G. Papini del 25 luglio 1916 dalla zona di guerra).

(01 Giugno 1970) Muore a Milano Giuseppe Ungaretti, uno dei più importanti poeti del '900. Nato ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio del 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data) i genitori erano entrambi italiani, toscani della provincia di Lucca.

Il padre, Antonio Ungaretti (1842-1890), era un operaio, impiegato allo scavo del Canale di Suez, che morì due anni dopo la nascita del futuro poeta a causa di un'idropisia, malattia contratta negli anni di estenuante lavoro. La madre, Maria Lunardini (1850-1926), gestì un forno con il quale riuscì a garantire gli studi al figlio, che si poté dunque iscrivere presso una delle più prestigiose scuole di Alessandria d'Egitto, la svizzera École Suisse Jacot.

Proprio in questo prestigioso ambiente, dove s’incrociavano diverse culture europee ma non solo, viene a contatto per la prima volta con la letteratura europea. Nel tempo libero frequenta anche la "Baracca rossa", un ritrovo internazionale di anarchici che ha come fervente organizzatore Enrico Pea, versiliese, trasferitosi a lavorare in Egitto.

A dispetto della sua lontananza dall'Italia rimane comunque in contatto con il gruppo fiorentino che, staccatosi dalla Voce, ha dato vita alla rivista "Lacerba". Nel 1915 pubblica proprio su Lacerba le prime liriche. Viene però richiamato e inviato sul fronte del Carso e su quello francese dello Champagne. La prima poesia dal fronte è datata 22 dicembre 1915. Trascorre l'intero anno successivo tra prima linea e retrovie; scrive tutto "Il porto sepolto" (raccolta che contiene all'inizio la poesia omonima), pubblicato presso una tipografia di Udine. Curatore degli ottanta esemplari è "il gentile Ettore Serra", giovane tenente. Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, aprendo la strada all'ermetismo. Le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed esprimono forti sentimenti.

A Santa Maria La Longa, il 26 gennaio 1917, Ungaretti scrive una delle poesie più celebri dell’intero ermetismo, ovvero “Mattina”, che prosegue con due versi liberi “M’illumino d’immenso.” Per comprendere sino in fondo il significato di questa poesia è necessario parlare della condizioni esistenziale dell’Ungaretti soldato. Dopo aver trascorso un’intera notte sopportando il freddo, la mattina del 26 Ungaretti vede il sole all’alba, che finalmente lo riscalda. Proprio durante quella notte aveva rischiato di morire assiderato, e in questi versi liberi egli vuole esprimere tutta la felicità e l’attaccamento alla vita.

Il poeta si trova improvvisamente di fronte allo spettacolo della vita che risorge dopo l’oscurità notturna, resa ancor più difficile da sopportare dalla durezza del conflitto bellico; si tratta di uno spettacolo che suscita nell’uomo, in ogni uomo, una consonanza intima e profonda, uno spettacolo che, però, allo stesso tempo, viene restituito attraverso un’immagine talmente concentrata da risultare indefinita. Ungaretti nei suoi giorni da soldato era solito portare con sé un quadernetto, dove annotava i suoi versi spesso in condizioni disperate, talvolta con gli amici uccisi accanto.

L’esperienza di trincea, vissuta durante la Grande Guerra, ispira in Ungaretti una profonda riflessione sulla caducità della condizione umana e sul valore della fratellanza tra gli uomini. Con stile scarno e destrutturato, Ungaretti rielabora il messaggio formale del Simbolismo e diviene un maestro riconosciuto dell’Ermetismo. La raccolta “Il Dolore”, del 1947, testimonia il momento più drammatico della vita del poeta, seguito alla morte del figlioletto Antonio. Nel 1969, fu pubblicata “Vita di un uomo”, che racchiude tutta la produzione poetica di Ungaretti.

Durante il suo ultimo viaggio, a New York, gli fu riconosciuto il premio internazionale dall'Università dell'Oklahoma, negli Stati Uniti, ma il viaggio debilitò definitivamente la sua pur solida fibra. Morì a Milano, nella notte tra l'1° ed il 2 giugno del 1970, per una broncopolmonite. Il 4 giugno si svolse il suo funerale a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, ma non vi partecipò alcuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano. È sepolto nel Cimitero del Verano, accanto alla moglie Jeanne


Sa Babbaiola



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