Il virus
non è scomparso e lo dimostrano gli ultimi quattro contagi registrati in
Sardegna, l'aumento dei casi nella Penisola, la quarantena
di Pechino, i focolai in Germania e le notizie che arrivano dal resto del mondo. Le progressive riaperture,
con l'arrivo dell'estate e il riavvio dei
collegamenti, stanno coincidendo con un certo sbracamento, una sempre più
evidente, dilagante inosservanza delle prescrizioni.
«In questo momento significa
rischiare davvero tanto e dovrebbe dar da pensare quanto sta succedendo in Cina
e in Germania dove, comunque, c'è maggior rigore nell'osservanza delle regole»,
dice l'infettivologo Giovanni Sotgiu, docente di Statistica medica
dell'Università di Sassari e componente del comitato scientifico della Regione.
Le regole
saltate «Sto notando con preoccupazione che la mascherina è diventata superflua, anche per molti esercenti dei locali pubblici. Per non parlare degli assembramenti nei bar: soprattutto nei paesi vedo situazioni allarmanti». Il problema è che di Sars Cov-2 non conosciamo ancora tante reazioni. «È un virus che ci sta sorprendendo: in tanti pensavano che l'arrivo della stagione calda potesse modificare l'evoluzione epidemica con un crollo drastico.
I nuovi
casi di contagio, però, dimostrano che permane una consistente circolazione del
virus: sono proprio queste dinamiche che, a mio parere, non abbiamo ben compreso ed è perciò necessario studiarle con attenzione». Saranno
illuminanti i risultati delle indagini sierologiche, come la campagna nazionale avviata dal ministero della Salute su un campione di 150mila cittadini (8mila in Sardegna), ma i risultati non arriveranno in tempi brevi.
Eventi da
monitorare «Il virus non è scomparso: basta poco, come certi assembramenti, per far ripartire l'epidemia - avverte l'infettivologo -: quel che si è visto a Napoli mercoledì sera, per esempio, cioè la folla dei festeggiamenti dopo la partita con la Juve, è molto, molto preoccupante e non lo dico certo da tifoso juventino».
Regole e sanzioni
per chi contravviene, non si può prescindere da questi due cardini. «Qualcuno mi ha detto: in
Sardegna possiamo stare tranquilli perché c'è scarsa densità di
popolazione. Non è così: ricordiamoci cosa sono durante l'estate
centri come San Teodoro, Alghero, Stintino e tanti altri della costa
del Sud dell'Isola. Vogliamo parlare delle sagre? Mi si dice: tanto
sono all'aperto. Vero, ma i contatti tra le persone sono pericolosamente
ravvicinati».
Pericolo
assembramenti Giovanni Sotgiu, tanto per essere chiari, vieterebbe le sagre. «Capisco le esigenze commerciali, ma può essere un boomerang se si dovesse arrivare a un incremento dei contagi e quindi al rischio di una nuova chiusura. Gli organizzatori e i commercianti dicono: bisogna aprire perché dobbiamo guadagnare.
Ed è giusto, ma solo con regole e sanzioni severe. Che, francamente, non vedo. Davvero
pensiamo che durante le sagre saranno rispettate le distanze? Sono state date indicazioni per il rispetto di determinate prescrizioni, ma mi preoccupa quel che già stiamo vedendo: anche le altre attività sono state aperte, però le regole non le sta seguendo nessuno».
I segnali
da leggere Dalle altre Nazioni, come appunto la Germania e la Cina, arrivano segnali di cui dobbiamo tener conto. «Per noi, qui in Sardegna, il fatto di vivere in un'Isola è stato vantaggioso: abbiamo potuto chiudere i collegamenti e quindi abbiamo avuto pochi casi di contagio. Adesso, però, stanno arrivando i turisti e questo dovrebbe indurci a osservare le prescrizioni, mascherina, distanziamento e igiene delle mani, con rigore ancora maggiore. Rimango
sorpreso - conclude il professor Sotgiu - che alcuni colleghi parlino di
catastrofismo. Io dico che serve solo realismo. In un'epidemia ci vuole cautela,
nella fase drammatica ma anche in quella
di transizione proprio per evitare che il problema si
ripresenti».
Il
bollettino Tra mercoledì e ieri sono quattro i casi di contagio in Sardegna, uno a Oristano, uno in Ogliastra e due a Sassari (operatori sanitari), questi ultimi non ancora registrati nel report regionale. In Italia tornano a crescere il numero dei morti (66) e i ricoveri in
terapia intensiva. I nuovi positivi sono 330 di cui 216 in Lombardia. Solo quattro regioni (Umbria, Molise, Valle d'Aosta e Basilicata) non hanno registrato nuovi contagi.
Piera
Serusi
Articolo tratto da “L’unione Sarda”
del 19.06.2020
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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