A Cagliari si incontra
spesso R. Famoso per la video-intervista in cui disse che ci stanno rubando i
colori, i coglioni, e che da anni ormai beve solo acqua frizzante. Un
tempo, R. scriveva poesie e le vendeva a un euro per la strada. Non mi risulta che lo faccia più.
Scriveva i suoi componimenti a mano su fogli bianchi A4, accompagnati da
disegni, poi andava a fotocopiarli nelle copisterie universitarie, che lo
aiutavano per permettergli di guadagnarci qualcosa. Spesso si trattava di versi
erotici.
Era poeta, editore, grafico e pubblicitario. A volte, rilegava veri e propri
libretti. Oggi ho ritrovato la sua "Mi misi un bel cappello", cronaca
in versi dell'incontro con una donna "massiccia", Erculea, di cui si
invaghisce perdutamente. Di Cagliari dice che visitarla è bello se c'è
parcheggio e lavoro (provate a dire il contrario, mentre tirate giù madonne in
centro nel fine settimana), e la chiama "città di carta".
Erculea è una turista,
lui nota: "un giorno anch'io mi concessi del turismo. L'oblio mi pervase
perdutamente ma mi salvai". La vede in un
bar, le corre dietro come ha fatto tante volte con noi per venderci le sue
poesie, "sorridendole un invito", fanno amicizia, lei gli mostra le
foto che ha scattato con il suo cellulare. "La città di carta
le piacerà. L'avverto: usano molto l'acqua frizzante".
Poi si separano, ma con la testa è
ancora davanti a lei: in cuor suo, vorrebbe "guardarla e
reincontrarla", si culla nella fantasia di un appuntamento, al quale
Erculea forse si presenterebbe con un regalo per lui, "un bel cappello
bello stretto dalle falde larghe, di bianco abbacinante, che misi
all'alba".
Usa di botto il passato
remoto: non è più una fantasia, è successo. Chi se ne frega se non è vero. Il
cappello immaginato lui l'ha indossato, un abbacinante cappello fantasma,
carico di tutta la sicurezza, il fascino, la magia che regalano gli accessori
fatti su misura, con il vantaggio dell'invisibilità: nessuno lo sa che ce l'hai
e ti vede solo felice.
Elisa Lai
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