Ho sempre avuto il gusto di guardare le opere incompiute, attenzione, non
incompiute perché si stanno effettuando dei lavori in corso, ma opere pubbliche
incompiute senza un motivo preciso. Anzi, i motivi ci sono. Appalti il cui
costo aumenta improvvisamente di quattro volte, imprese che cominciano i lavori
e improvvisamente falliscono, con successiva edizione del bando di gara (quando
lo si fa), finanziamenti dello Stato Italiano che prima sono sufficienti, poi
diventano misteriosamente insufficienti.
Da questo punto di vista in Italia abbiamo un record, tanto che la
città di Giarre, in Sicilia, è stata inserita nella classifica di USATODAY,
come una delle città col più alto numero di opere incompiute, per un totale di
svariati miliardi di euro. Tuttavia Giarre non è affatto sola, è soltanto un simbolo. Infatti, come
scrive FANPAGE “Sono 647 le opere
pubbliche mai concluse nel nostro Paese. I ritardi e le modifiche sono costati
alla collettività circa 4 miliardi di euro. Da Nord a Sud le opere della
vergogna sono autostrade che non portano da nessuna parte, ferrovie senza
binari, dighe inutilizzate, ma anche scuole elementari e medie, residenze per
anziani e impianti di depurazione. La ricaduta sui cittadini e sui lavoratori che si trovano a fare i
conti con i disservizi causati da questi ritardi è enorme.”
Naturalmente i dati
dovrebbero essere aggiornati, perché tutti saremmo curiosi di sapere il costo
reale di molte opere pubbliche, che vendono costruite, abbandonate (e dunque
saccheggiate: gli articoli preferiti dai ladri sono i servizi igienici,
mattonelle, infissi, rame, porte) poi di nuovo risistemate, per una spesa
complessiva quasi pari alla loro costruzione.
Tuttavia, non possiamo pensare che questo sia un problema legato al
Meridione, come qualcuno (anche senza malizia) potrebbe pensare. Andate su
un qualsiasi motore di ricerca e scrivete “Italia, opere incompiute e poi cliccate
sulla parola “immagini.” Avrete la conferma di ciò che dico: le opere incompiute appartengono a tutta l’Italia, senza
distinzione di regione. Partendo dalla Valle d’Aosta per arrivare sino alle estremità delle
coste siciliane, vedrete opere incompiute che sfiorano il paradosso. Ponti che
non hanno strade né al loro inizio né alla loro fine, gallerie incompiute da
decenni nelle campagne, addirittura su un ponte incompiuto è stata costruita
una casa.
Il problema ha radici profonde. E’ un immenso giro vizioso, dove la mani si lavano
vicendevolmente. Gli stessi cittadini sono responsabili, perché basterebbe poco
per far sapere, a chi di competenza, il danno economico che tutto questo
comporta. Sono d’accordo, talvolta intervengono associazioni legate al rispetto
della legalità, che segnalano questi disastri. Noi cittadini sorvoliamo per
vari motivi, e pur non essendo un psicologo posso immaginare i vari
ragionamenti che tutti possiamo fare: un amico che lavora nell’impresa X che vogliono
solo portare il pane a casa, il non sapere con certezza i motivi dei blocchi,
il semplice “guardare dall’altra parte”, perché ognuno ha semplicemente da
portare la sua croce. Poi, inizialmente, l’opera stessa può risultare utile, e
ci si appassiona anche per l’azione delle nostre amministrazioni.
Ad ogni modo io adotterei un’iniziativa:
avete presente le targhe commemorative? Bene, io ne metterei una dinanzi a ogni opera incompiuta, e vi scriverei
nome e cognome di tutti coloro che sono stati coinvolti in questi scempi, dai sindaci
per passare sino ai dirigenti che hanno promosso il bando, inserendo anche
l’ordine cronologico di tutte le scelleratezze. È fondamentale chiudere con
un’epoca non troppo lontana (e che affonda le radici anche nella nostra),
perché un’opera incompiuta abbandonata è un messaggio alle future generazioni,
è come dire a un ragazzino: “Guarda, qui in Italia si possono fare soldi a
palate, basta essere un tantino furbi”. V’invito a vedere questo breve video,
che racconta in pochi minuti le più grandi opere incompiute dello stivale.
Vincenzo Maria D’Ascanio
Nessun commento:
Posta un commento