«Non è ancora finita, purtroppo. Quando
accadrà di nuovo?». Cagliari è una città spaventata e diffidente. Il bianco che da oggi colora la Sardegna non basta a far superare la
preoccupazione. Al Poetto, tra le vie dello shopping,
nei parchi, seduti al bar per un aperitivo, in una domenica climaticamente poco
cagliaritana, si fanno i conti con le vecchie libertà riconquistate
(«finalmente potremo tornare in un ristorante la sera», «che bello, potrò
vedere i miei amici dopo cena», dicono soprattutto) ma soprattutto con la
paura. «Paura che tutto torni come prima o,
addirittura, possa andare peggio», dice
Valentina Delogu, 39 anni, nel Largo Carlo Felice. «Forse stiamo facendo un passo
più grande di noi.
I numeri sui contagi ci dicono che sono in calo,
e questa è un'ottima notizia. Ma i
comportamenti di molte persone
continuano a minacciare questo fragilissimo equilibrio che abbiamo costruito dopo un anno di
pandemia», racconta Virginia Corrias, 52, mentre aspetta l'autobus al Poetto. Nella storia, il primo marzo non è mai
stato un giorno con troppe pretese. In qualche misura, per la Sardegna, da oggi non è più così: perché l'Isola è la prima regione a riconquistare una “semi-libertà” dopo
l'estate scorsa.
Ma è proprio il ricordo della scorsa
estate che getta
ansia tra i cagliaritani. «Abbiamo visto tutti come è andata ad agosto», spiega Mattia Casanova, mentre
passeggia alla Prima Fermata con la fidanzata Dominika. «Non dobbiamo ripetere quell'errore. Detto questo, sono contento ma con moderazione
perché riconquistiamo un piccolo
spazio di libertà, la cena in ristorante, gli incontri con gli amici. Tutto questo avrà un valore anche
dal punto di vista economico».
Le attese. Il
Poetto è una cartolina di una domenica invernale, pochi a fare su e giù sul
lungomare e tutti concentrati a fare in conti con quello che accadrà da oggi e
per le prossime due settimane. «Speriamo che questa zona bianca duri davvero»,
dice Sofia Giua, 20 anni. «È vero, adesso potremo tornare a mangiare una pizza
fuori la sera, e di questi tempi anche un fatto banale come questo sembra una
grande conquista. Ma resta un grande interrogativo: siamo davvero pronti per la
zona bianca? Oppure tra due-tre settimane ci ritroviamo di nuovo in zona gialla o, peggio, arancione o rossa, per colpa di coloro
che con queste nuova libertà potrebbero sentirsi autorizzati a non rispettare neanche
le regole di base?».
Il concetto lo ribadisce Emanuele Podda, 22
anni. «È importante questo piccolo ritorno alla normalità, ma è fondamentale
farlo procedendo per gradi e con la massima cautela». Piazza Yenne In centro sembra invece una domenica mattina qualunque,
traffico in tilt nell'ora di punta e tavolini di bar e locali strapieni all'ora
dell'aperitivo. «Personalmente ho dei dubbi su questa
zona bianca che arriva in questo momento», dice Marco Palmas, uno dei titolari
del Caffè Svizzero.
«Non nascondo che averla sia un fatto
assolutamente positivo perché significa che la situazione pandemica sta
migliorando e noi gestori di bar, locali e ristoranti avremo finalmente la possibilità
di lavorare anche la sera. Detto questo, però, non è una reale zona bianca, il
virus c'è ancora, ci sono territori in lockdown, c'è il problema delle
varianti, e tutto questo alimenta la paura che tra poche settimane potremo
vivere di nuovo l'incubo delle restrizioni», aggiunge.
«Sono
felice di questa nuova libertà, quello che mi è mancato di più negli ultimi
mesi è stato proprio il fatto di non poter vedere gli amici la sera e non poter
frequentare le lezioni in presenza all'università», dice
Sofia Picchedda, 20 anni. «Detto questo, però, temo che la zona bianca non
durerà a lungo».
Mauro Madeddu
Articolo “Unione Sarda” del 01.03 .2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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