Annullamento senza rinvio della sentenza
di secondo grado per gli episodi sino al settembre 2007, ma nuovo appuntamento
in Corte d'appello per ricalcolare la pena finale riguardo le spese sostenute sino
al termine della tredicesima legislatura (marzo 2009) da Maria Grazia
Caligaris, Sergio Marracini, Oscar Cherchi, Raimondo Ibba, Pierangelo Masia,
Salvatore Amadu, Giommaria Uggias e Mario Floris; per Uggias e Floris inoltre
dovrà essere valutata l'eventuale «inerenza» degli esborsi definiti
«legislativi» da loro sostenuti in quei 18 mesi finali in Consiglio regionale;
infine, rigetto del ricorso presentato dai fratelli Alberto e Vittorio Randazzo
e da Giuseppe Atzeri.
La decisione. Con
una sentenza pronunciata alle 20,30 di ieri la Cassazione
ha di fatto chiuso, tranne che (in parte) per quelle due posizioni, il processo
per peculato a carico degli undici politici regionali del gruppo Misto che per primi erano stati coinvolti nella maxi inchiesta sui fondi ai gruppi avviata dalla Procura
di Cagliari nel 2009. La Corte
suprema ha confermato la responsabilità penale degli imputati con l'unica possibilità, per Floris e
Uggias, che una diversa sezione d'Appello valuti legittime le loro spese.
Le tre condanne. La certezza al momento sono le condanne a 4 anni e 9 mesi di reclusione per Giuseppe Atzeri, ex presidente del Psd'Az, e a 3
anni per i fratelli Alberto e Vittorio Randazzo dell'Udc, difesi dai legali Leonardo
Filippi e Paolo Loria. Per Atzeri potrebbe arrivare presto l'ordine di carcerazione, inevitabile per
chi deve scontare più di 4 anni (il suo avvocato Agostinangelo Marras ha chiesto possa scontare la pena ai domiciliari vista l'età e i
problemi di salute). Per tutti gli altri va rifatto il calcolo, e per
qualcuno il taglio dovuto alla prescrizione potrebbe essere importante.
La riduzione di pena. Nel 2017 la Corte d'appello di Cagliari aveva inflitto 4 anni e un mese
di reclusione a Maria Grazia Caligaris (presidente di Socialismo diritti
riforme), Sergio Marracini dell'Udc (attuale direttore sanitario del Presidio
ospedaliero unico di area omogenea della Assl di Cagliari) e Mario Floris
dell'Uds (ex presidente della Regione); 3 anni e otto mesi a Oscar Cherchi del
Pd; due anni e due mesi a Giommaria Uggias dell'Italia dei valori e Salvatore
Amadu del Pd; due anni e un mese ai socialisti Raimondo Ibba e Pierangelo
Masia.
Ora che la Cassazione ha ritenuto prescritti
tutti i fatti contestati sino al settembre 2007, in Appello si dovrà
ricalcolare la pena valutando unicamente gli episodi commessi sino al marzo
2009: per alcuni imputati il taglio potrebbe essere sostanziale (per Cherchi e Amadu, tutelati dai legali Riccardo Floris e
Massimo Delogu, le contestazioni si fermano a ottobre e novembre 2007), per altri meno. In ogni caso è presumibile che le condanne inflitte a
Caligaris e Marracini, difesi dagli avvocati Roberto Le Pera e Massimliano Ravenna, scendano sotto i 4 anni (soglia oltre la quale è automatico
l'arresto) e quelle di Ibba e Masia (tutelati dai penalisti Benedetto Ballero e Maurizio Scarparo) e dello stesso Amadu vadano sotto i 2 anni
(così da evitare la legge Severino,
che impedisce l'assunzione di cariche pubbliche).
Le spese legislative. Per Uggias e Floris, assistiti dagli avvocati Filippo Dinacci e Giulia Bongiorno,
c'è uno spiraglio in più. Oltre a dover eventualmente ricalcolare la pena, l'Appello sarà chiamato a valutare se siano state lecite le spese “legislative” da loro
sostenute in quella parte finale di legislatura:
gli esborsi cioè legati a consulenze alla base di successive leggi regionali.
Se così fosse potrebbe anche arrivare l'assoluzione. Ipotesi al momento
lontana, e comunque «per capire esattamente di quali spese si tratti è
necessario attendere le motivazioni», il commento della senatrice e avvocata
Bongiorno, che si è definita «soddisfatta» della sentenza. Tutti gli imputati rispondevano
di spese ritenute non giustificate
(perché in ipotesi destinate a fini personali e non istituzionali) tra i 18.500
e i 137 mila euro. Uggias, allora difeso da Scarparo, era stato assolto in primo
grado perché il fatto non costituiva reato, decisione ribaltata in secondo
grado.
Andrea Manunza
Articolo “Unione Sarda” del 10.03.2021
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Federico Marini
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