E’ l’appello delle madri degli accusati, ovvero dei 45 giovani rinviati a
giudizio con l’operazione “LINCE” Appello che non possiamo non accogliere: come
genitori e come sardi: non permetteremo infatti che i nostri migliori giovani
vengano repressi e condannati, esclusivamente perché si battono per una
Sardegna libera dalle basi militari, pacifica e prospera. (Francesco Casula)
Ma ecco l’appello.
Questo vuole essere il primo di una serie di incontri che abbiamo pensato
di fare come iniziativa di solidarietà con i 45 giovani
rinviati a giudizio con l'operazione " LINCE", responsabili, insieme a molti di noi, di lottare contro lo stupro della
guerra e delle esercitazioni militari, contro la morte e devastazione della
Sardegna occupata dalle basi militari.
Siamo le madri degli accusati. Vediamo che: uno Stato che non si costituisce parte civile per la strage di Viareggio, che non si costituisce parte civile per il disastro di Quirra, trova invece opportuno costituirsi parte civile contro 45 giovani colpevoli solo di opporsi alla presenza delle basi militari in Sardegna, alcuni di loro rinviati a giudizio con l'accusa gravissima di associazione a delinquere con finalità terroristiche. Quei quarantacinque giovani, individuati proprio perché giovani e pensanti, non devono avere futuro, deve essere impedito loro di avere progetti e sogni.
Tra le migliaia di manifestanti che già da prima del 2014 portano avanti una resistenza ed una lotta contro lo stupro della Sardegna ad opera delle basi militari Nato e delle esercitazioni militari, stupro documentato dall’inquinamento irreversibile del territorio di Teulada e di Quirra, c'è un popolo e ci sono delle madri.
Alla Pubblica Accusa di questo processo, allo Stato Parte Civile gridiamo: Giù le mani dalle nostre figlie e dai nostri figli.
Siamo state noi a metterli al mondo, siamo state noi a crescerli con le idee e i sogni di un mondo senza lo stupro delle guerre, di un mondo senza l'orrore delle armi. Noi abbiamo trasmesso l'amore e il rispetto della terra dove per caso siamo venuti al mondo.
Per questo eravamo e siamo sempre presenti con loro nelle lotte contro lo
sfruttamento e la devastazione di questa terra, a fianco di tutte le popolazioni che lottano per le
stesse idee.
Noi li abbiamo cullati, coccolati e accompagnati a scuola, nutriti di pane
e pensiero libero e critico, lenito le loro ferite e amati, soprattutto amati.
Ora dovremmo consegnarli a voi perché siano oggetto dei vostri giochi di carriera e di potere, delle vostre vendette, siano il prezzo del sacrificio che imponete alla Sardegna? I nostri figli sono la gioventù migliore di questa terra, lo grideremo forte e ci opporremo con tutte le nostre forze a questo disprezzo della giustizia.
Ci ritroveremo davanti al tribunale, ogni volta che le nostre forze e i nostri impegni di studiose, di lavoratrici, di responsabili della cura della nostra famiglia, dei nostri vecchi e dei nostri malati che questo stato abbandona, ce lo consentiranno.
Per chiedere la fine di questa violenta repressione che tenta di
annichilire gli ideali, i sogni e i progetti delle generazioni future,
incontriamoci.
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