La previsione di nuove restrizioni conferma la totale indifferenza
dell'Italia nei confronti della Sardegna. Più
che indifferenza direi accanimento. Perché solo così si può definire
l'ossessione di avere strette violentemente repressive nei confronti dei Sardi,
mentre in Italia da un anno si susseguono situazioni allucinanti lasciate
correre senza clamori.
E non parlo solo delle differenze abissali di trattamento tra l'incursione
militare all'Ardia di Sedilo e le allegre trasferte di migliaia di tifosi in
Italia, non parlo solo dei pesi e misure diverse tra il Redentore e le
discoteche dei padroni coloniali, tra Sant'Efisio blindato e la grande festa in
piazza per la vittoria della coppa Italia a Napoli, tra le nostre
pericolosissime bancarelle di torrone e le incoraggiatissime ammucchiate per
vedere le fecce tricolori.
Parlo del fatto che anche quando Solinas, con tutti i suoi difetti e la sua
disarmante inadeguatezza, ne azzecca qualcuna almeno per caso, nemmeno lì la
Sardegna ha diritto di passare. La Sardegna
deve sempre pagare di più, deve sempre essere la colonia su cui scagliare il
pugno di ferro, in cui la violenza della legge deve
manifestarsi il più possibile con la legge della violenza.
E mentre decine di migliaia di famiglie aspettano una soluzione, con la
proverbiale e anche controproducente pazienza dei Sardi, dall'Italia le uniche
disposizioni sono quelle dell'indifferenza, della rigidità, dell'adeguamento alle emergenze che altri hanno, così
pagando le misure degli altri imparate se siamo una sola e indivisibile.
Per noi vale sempre e solo il color carogna rinforzata. Quando vai bene ti infettiamo, quando sei infetta ti evitiamo, quando
stai per farcela ti blocchiamo.
Una situazione che non sarà possibile reggere troppo a lungo, e anche le
persone più tolleranti iniziano a chiedersi se sia possibile vivere in un
simile rapporto di sudditanza, con misure restrittive imposte dall'alto e
pesate con pesi e misure diverse tra Italia e Sardegna.
Questa signori è la gestione sanitaria nel rapporto Sardegna/Italia.
Forse l'unica cosa buona di questa situazione è stata che tanti Sardi
stanno iniziando a capire che non è
possibile vivere sotto il tallone di decisioni prese al di fuori della Sardegna, da persone che non conoscono la Sardegna, da persone che non hanno a
cuore le sorti della Sardegna.
Cosa ti fa credere che per tutti gli altri aspetti della nostra vita questo
rapporto sia diverso?
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