La bocciatura del Piano casa è su tutta la
linea. Per il governo Draghi è l'intero impianto
della norma votata dal
centrodestra a essere in contrasto con la Costituzione. Aumento di cubature sproporzionato, condono edilizio surrettizio, effetti
devastanti per le campagne, gli ecosistemi dunali e retrodunali, contrasto con
il Ppr, distorsione della concorrenza nell'accesso ai fondi del superbonus
edilizio. Quasi tutti i 31 articoli del Piano casa sono oggetto
dell'impugnazione del governo davanti alla Consulta.
Uno schiaffo forte alla giunta. E soprattutto all'assessore all'Urbanistica, Quirico Sanna, che più di
tutti in questi primi due anni di legislatura si era battuto per portare a casa
il provvedimento. La sua prima reazione, però, è di cautela, di grande cautela.
«Non entrerò nel merito finché non leggerò le motivazioni ma mi spiace - dice
-. Lo spirito di quella legge era creare
occasioni di sviluppo e lavoro, tutelando il paesaggio. Cosa che è stata possibile grazie al massiccio intervento del presidente
Solinas che ha evitato che nelle nostre coste venissero costruiti chilometri di
cemento. Con il nostro Piano casa sulle coste non si può fare nulla, le nostre norme
sono molto più stringenti di quelle del passato».
Ma queste rassicurazioni non sono bastate ai
ministeri di Ambiente e Cultura, e nemmeno alla Protezione civile nazionale. Ed è così che il governo, su proposta della ministra Mariastella Gelmini,
ha impugnato la norma. «Il nostro obiettivo era la riqualificazione
dell'esistente con aumenti di cubatura accettabili - dice ancora Sanna -. Cosa è il 30 per cento in più? Una stanza. Senza
contare l'importanza che avrebbe l'ampliamento degli spazi comuni negli
alberghi, soprattutto oggi che siamo alle prese con un virus che chissà quanto
durerà. In questo modo noi andiamo a tutelare il diritto al lavoro dell'impresa
e il diritto alla salute. Mi dispiace avere visto qualche amico godere per l'impugnazione
della legge.
Ma prima di brindare da Porto Cervo con il
pugno alzato chiederei cosa ne pensa al piccolo imprenditore che voleva fare
alcuni lavoretti, al piccolo geometra di provincia che avrebbe potuto lavorare
ed evitare i 600 euro dello Stato, ai tanti piccoli artigiani dell'isola. È a
tutte queste persone che con il Piano casa pensavamo di dare una risposta». Sanna,
comunque, si dice pronto a favorire un dialogo. «Mi attiverò subito perché
credo nella leale collaborazione con le istituzioni. Chiederò di aprire un
tavolo con il governo. Siamo anche pronti a fare qualche passo indietro, ma sempre
nell'interesse generale. Spero di poter incontrare quanto prima il ministro
Franceschini per potergli spiegare lo spirito di questa norma.
Noi chiediamo di essere trattati come nel
resto del Paese. Perché ciò che da noi è vietato dal Ppr
in altre regioni è consentito. Confido possa prevalere la ragionevolezza. Non
ci sarà nessuna guerra con Roma, noi intendiamo porci con spirito collaborativo
e trovare un punto di caduta nell'interesse generale». Nell'attesa c'è chi
chiede la sospensiva. «Fino alla sentenza la legge produce i suoi effetti - conclude
-. Certamente prenderemo le cautele che vanno prese».
di Alessandro Pirina
Articolo “Unione Sarda” del 24.03.2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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