(17 Marzo1981) A Villa Wanda, residenza di Licio Gelli, viene trovata la
lista degli appartenenti alla Loggia massonica P2. Fra i tra i 932
iscritti vi sono nomi eccellenti: rappresentanti del governo e delle
istituzioni, dell’esercito e dei servizi segreti, oltre a giornalisti e
imprenditori, come Silvio Berlusconi e Angelo Rizzoli. La lista, resa pubblica
solo due mesi più tardi, innesca un terremoto nella vita politica e sociale di
un’Italia che stenta ad uscire dal periodo del terrorismo e delle bombe.
Licio
Gelli, un piccolo imprenditore toscano che in precedenza si era schierato sia
col fascismo (combattendo come volontario nella guerra civile spagnola e diventando
in seguito agente di collegamento con i nazisti durante l'occupazione della
Jugoslavia), sia con l'antifascismo (organizzando la fuga dei partigiani dal
carcere delle Ville Sbertoli in collaborazione col partigiano Silvano Fedi), fu
iniziato alla massoneria il 6 novembre 1963, presso la loggia “Gian Domenico
Romagnosi” di Roma.
Gelli
aveva ottenuto anche aderenze presso la "corte" del generale
argentino Juan Domingo Perón (una fotografia lo
ritrae alla Casa Rosada insieme al presidente argentino e all’onnipresente Giulio
Andreotti); fu successivamente affiliato alla loggia “Hod” dal Maestro
venerabile Alberto Ascarelli, e promosso al grado di “maestro”.
Nella
“Hod”, Gelli cominciò a inserire numerosi
personaggi di spicco, destando l’attenzione e l'apprezzamento del suo Maestro
venerabile, che lo presentò a Giordano Gamberini, Gran maestro dell'Ordine.
Gelli convinse Gamberini a iniziare “sulla spada” (cioè al di fuori dello
specifico rituale massonico) i nuovi aderenti, e ad inserirli nell'elenco dei
“fratelli coperti” della loggia P2.
Il
15 giugno 1970, Lino Salvini (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran
maestro del Grande Oriente d'Italia), delegò a Gelli la gestione della loggia
P2, conferendogli la facoltà di iniziare nuovi iscritti, anche “all'orecchio” -
funzione che tradizionalmente e fino ad allora era prerogativa esclusiva del
Gran maestro - e nominandolo altresì “segretario organizzativo” (19 giugno
1971). Da allora in poi, il solo Licio Gelli sarebbe
stato a conoscenza dell'elenco dei nominativi degli affiliati alla loggia P2.
Una volta consolidato il proprio potere al vertice della loggia, Gelli la trasformò
in un punto di raccolta d’imprenditori e funzionari statali di ogni livello, con
una particolare predilezione per gli ambienti militari.
Nel dicembre 1970 Licio Gelli e la P2 presero parte al Golpe Borghese,
come descritto nel dossier del SID consegnato tuttavia incompleto da Andreotti
nel 1974 alla magistratura romana e reso pubblico nella versione integrale solo
nel 1991; le parti cancellate (omesse perché, a detta di Andreotti, avrebbero
causato un terremoto politico per via dei nomi implicati) includevano il nome
di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il
1980 e il 1981, e i nomi e la compartecipazione della P2 e di Licio Gelli, che
si sarebbe dovuto occupare del rapimento dell'allora presidente della
Repubblica Giuseppe Saragat.
Il
golpe “Borghese” prende questo nome da Junio Valerio
Borghese già comandante, durante la guerra civile, di uno dei corpi
più violenti e sanguinari del fronte fascista: la Decima Mas. Proprio
Borghese nel 1968 aveva fondato l’organizzazione neofascista “Fronte Nazionale”,
che insieme a “Ordine Nuovo” e “Avanguardia nazionale” (tutte organizzazioni
appartenenti alla galassia neofascista del periodo) appoggiarono e
organizzarono il tentativo di golpe, forse il più vicino a destabilizzare l’ordine
democratico italiano. Nel suo programma Borghese intende abolire partiti e sindacati, ma gli
Stati Uniti non appoggiano il golpe, poiché non considerano l’Italia a “rischio
comunista,” nonostante la presenza del PCI, forse il più forte partito
comunista presente nei paesi del Fronte Nato.
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