mercoledì 17 marzo 2021

Licio Gelli e il golpe "Borghese"


 

(17 Marzo1981) A Villa Wanda, residenza di Licio Gelli, viene trovata la lista degli appartenenti alla Loggia massonica P2. Fra i tra i 932 iscritti vi sono nomi eccellenti: rappresentanti del governo e delle istituzioni, dell’esercito e dei servizi segreti, oltre a giornalisti e imprenditori, come Silvio Berlusconi e Angelo Rizzoli. La lista, resa pubblica solo due mesi più tardi, innesca un terremoto nella vita politica e sociale di un’Italia che stenta ad uscire dal periodo del terrorismo e delle bombe.

 Licio Gelli, un piccolo imprenditore toscano che in precedenza si era schierato sia col fascismo (combattendo come volontario nella guerra civile spagnola e diventando in seguito agente di collegamento con i nazisti durante l'occupazione della Jugoslavia), sia con l'antifascismo (organizzando la fuga dei partigiani dal carcere delle Ville Sbertoli in collaborazione col partigiano Silvano Fedi), fu iniziato alla massoneria il 6 novembre 1963, presso la loggia “Gian Domenico Romagnosi” di Roma.

 Gelli aveva ottenuto anche aderenze presso la "corte" del generale argentino Juan Domingo Perón (una fotografia lo ritrae alla Casa Rosada insieme al presidente argentino e all’onnipresente Giulio Andreotti); fu successivamente affiliato alla loggia “Hod” dal Maestro venerabile Alberto Ascarelli, e promosso al grado di “maestro”.

 Nella “Hod”, Gelli cominciò a inserire numerosi personaggi di spicco, destando l’attenzione e l'apprezzamento del suo Maestro venerabile, che lo presentò a Giordano Gamberini, Gran maestro dell'Ordine. Gelli convinse Gamberini a iniziare “sulla spada” (cioè al di fuori dello specifico rituale massonico) i nuovi aderenti, e ad inserirli nell'elenco dei “fratelli coperti” della loggia P2.

 Il 15 giugno 1970, Lino Salvini (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran maestro del Grande Oriente d'Italia), delegò a Gelli la gestione della loggia P2, conferendogli la facoltà di iniziare nuovi iscritti, anche “all'orecchio” - funzione che tradizionalmente e fino ad allora era prerogativa esclusiva del Gran maestro - e nominandolo altresì “segretario organizzativo” (19 giugno 1971). Da allora in poi, il solo Licio Gelli sarebbe stato a conoscenza dell'elenco dei nominativi degli affiliati alla loggia P2. Una volta consolidato il proprio potere al vertice della loggia, Gelli la trasformò in un punto di raccolta d’imprenditori e funzionari statali di ogni livello, con una particolare predilezione per gli ambienti militari.

 Nel dicembre 1970 Licio Gelli e la P2 presero parte al Golpe Borghese, come descritto nel dossier del SID consegnato tuttavia incompleto da Andreotti nel 1974 alla magistratura romana e reso pubblico nella versione integrale solo nel 1991; le parti cancellate (omesse perché, a detta di Andreotti, avrebbero causato un terremoto politico per via dei nomi implicati) includevano il nome di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981, e i nomi e la compartecipazione della P2 e di Licio Gelli, che si sarebbe dovuto occupare del rapimento dell'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.

 Il golpe “Borghese” prende questo nome da Junio Valerio Borghese già comandante, durante la guerra civile, di uno dei corpi più violenti e sanguinari del fronte fascista: la Decima Mas. Proprio Borghese nel 1968 aveva fondato l’organizzazione neofascista “Fronte Nazionale”, che insieme a “Ordine Nuovo” e “Avanguardia nazionale” (tutte organizzazioni appartenenti alla galassia neofascista del periodo) appoggiarono e organizzarono il tentativo di golpe, forse il più vicino a destabilizzare l’ordine democratico italiano. Nel suo programma Borghese intende abolire partiti e sindacati, ma gli Stati Uniti non appoggiano il golpe, poiché non considerano l’Italia a “rischio comunista,” nonostante la presenza del PCI, forse il più forte partito comunista presente nei paesi del Fronte Nato.




 

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