lunedì 3 maggio 2021

Strage di Piazza Fontana: la CIA ha avuto un ruolo? Di Vincenzo Maria D'Ascanio


 

(03 Maggio 2005) La corte di Cassazione emette la sentenza definitiva per la strage di piazza Fontana. Il solo colpevole, non punibile perché il reato nel frattempo è caduto in prescrizione, risulta Carlo Digilio, terrorista pentito di Ordine Nuovo. L’esplosione di una bomba nella sede della Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano (definita dalla stampa “la madre di tutte le stragi,” perché di fatto inaugura la strategia della tensione), che il 12 dicembre del 1969 causò 17 morti e 85 feriti, ha dunque un solo responsabile, per altro non punibile.

 

La questura di Milano indicò subito gli anarchici come responsabili dell'attentato e il 16 dicembre (lo stesso giorno in cui, durante un drammatico interrogatorio, morì nella stessa questura di Milano l'anarchico Giuseppe Pinelli), sulla base di una pista programmata e di una testimonianza da parte di un tassista, veniva arrestato Pietro Valpreda con l'accusa di essere l'artefice della strage.

 

Solo col tempo, attraverso le indagini della magistratura e le inchieste giornalistiche, si seppe che la vicenda era diversa e che gli autori provenivano dall'estrema destra. I reali responsabili beneficiarono di particolari coperture istituzionali (apparati deviati dello Stato, come sostenuto dalla Commissione stragi del Parlamento), dato che il disegno sovversivo consisteva essenzialmente nell'attribuire all'avversario politico le provocazioni preparate e messe in atto da questi settori. S’intendeva creare un clima che inducesse a isolare la sinistra, presentandola come nemica della libertà, onde poter giocare la carta di una "fisiologica" svolta autoritaria e forse quella di un colpo di Stato.

 

La "strategia della tensione" (come, all'indomani della strage, fu definito da un giornale britannico questo uso politico del terrore) fu a lungo presente nella storia e nelle cronache del Paese. In essa vi è chi ha intravisto il riflesso della condizione, tipicamente italiana, per cui l'opposizione politica era in larga parte costituita da un partito comunista, cioè da una forza ideologicamente e politicamente solidale con il blocco sovietico; ciò rendeva rischioso e problematico l’alternanza di governo tipica dei sistemi democratico-parlamentari e caricava la lotta politica di particolari tensioni istituzionali. Il presunto coinvolgimento della CIA andrebbe letto in questo senso: la paura che l’Italia potesse passare sotto l’influenza dell’Unione Sovietica, fatto che avrebbe posto in allarme gli stati Uniti e il suo sistema di spionaggio.

 

Antefatti

 

Milano, ore 16.37, 12 Dicembre del 1969. Una bomba esplode all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, nei pressi di Piazza Fontana. La deflagrazione uccide 17 persone e ne ferisce altre 88. Lo stesso giorno viene scoperta una bomba anche nella sede della Banca Commerciale Italiana, fortunatamente inesplosa. Altri tre ordigni esplodono a Roma ferendo 17 persone. La bomba inesplosa di Milano viene fatta successivamente brillare; in questo modo vengono distrutti elementi probatori fondamentali per risalire ai responsabili degli attentati.

 

Tutti i processi hanno individuato un gruppo di neofascisti come ideatori ed esecutori della strage: ma nessuno di loro è stato condannato. Rileggendo le carte giudiziarie col senno di poi, restano inspiegabili le accuse all’anarchico Pietro Valpreda, individuato immediatamente da una certa stampa e dalle prime indagini come il responsabile dell’attentato. Allo stesso modo resta inspiegabile la morte di un altro anarchico: Giuseppe Pinelli, che durante un interrogatorio, per altro avvenuto con modalità quantomeno discutibili, cade da una finestra della questura di Milano, nello specifico dalle finestre dell'ufficio politico diretto dal commissario Luigi Calabresi. Lo stesso Calabresi verrà ucciso sotto casa, sempre a Milano, in via Cherubini il 17 maggio del '72.

 

Da Milano il prefetto Libero Mazza, su segnalazione dall'Ufficio affari riservati del Viminale, avvisò il Presidente del Consiglio Mariano Rumor: «L'ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza le indagini verso gruppi anarcoidi». La sera stessa della strage, intervistato da Tv7, Indro Montanelli espresse dei dubbi sul coinvolgimento degli anarchici, e vent'anni dopo ribadì la sua tesi: «Io ho escluso immediatamente la responsabilità degli anarchici per varie ragioni: prima di tutto, forse, per una specie d’istinto, di intuizione, ma poi perché conosco gli anarchici. Gli anarchici non sono alieni dalla violenza, ma la usano in un altro modo: non sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano. L'anarchico spara al bersaglio, in genere al bersaglio simbolico del potere, e di fronte. Assume sempre la responsabilità del suo gesto. Quindi, quell'infame attentato, evidentemente, non era di marca anarchica o anche se era di marca anarchica veniva da qualcuno che usurpava la qualifica di anarchico, ma non apparteneva certamente alla vera categoria, che io ho conosciuto ben diversa e che credo sia ancora ben diversa...»

 

 

Sono gli anni in cui cominciò a essere più pressante la “strategia della tensione”, ovvero creare panico tra i cittadini, affinché questi domandassero una svolta autoritaria che avrebbe avuto come sbocco un governo di destra. Altri attentati terroristici furono compiuti in nome della strategia della tensione: attentato a Piazza della Loggia (Brescia); attentato al treno Italicus; vari attentati ai treni. Infine la strage col maggior numero di morti (82), ovvero quella nella stazione di Bologna, anche in questo eseguita da mano fascista.

 

Per quanto riguarda i processi, abbiamo avuto una vera e propria girandola di accuse, contraccuse, assoluzioni, condanne, ripensamenti. Infine la Cassazione (2005) si espresse in maniera definitiva, ma non di certo in maniera sufficiente. Gli unici condannati definitivi furono l’organizzazione neofascista di “Ordine Nuovo”, e i principali esecutori furono Franco Freda e Giovanni Ventura. Tuttavia entrambi non erano più imputabili, poiché erano stati considerati non colpevoli da una sentenza precedente dello stesso grado.

 

Infatti nel 1981 Freda e Ventura furono assolti in secondo grado, ma condannati a 15 anni per (altri) attentati compiuti a Padova a Milano. Il tribunale assolve anche tal Giannettini (un personaggio ambiguo, un giornalista esperto di questioni militari che si sarebbe scoperto essere a libro paga dei servizi segreti nome in codice Agente Zeta) che avrebbe “commissionato” a Ventura una serie di attentati.

 

In questo senso emerge una terza ipotesi, che sosteneva il coinvolgimento dei servizi segreti italiani e della CIA. In particolare, David Carret, ufficiale della U.S. Navy, uomo della Cia in Italia. Costui è stato in effetti sotto inchiesta a Milano per spionaggio politico militare, concorso nella strage di piazza Fontana (Milano, dicembre 1969) e in altri attentati avvenuti in quegli anni.

Per saperne di più su questa che comunque resta una “pista,” consiglio la lettura dell'articolo del Corriere della Sera (in alto)

 

Vincenzo Maria D'Ascanio

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