(29 Maggio 1931) L’anarchico Michele Schirru viene fucilato per aver
organizzato un piano per uccidere Benito Mussolini. Nato a Padria (Sardegna, Provincia
di Sassari) e cresciuto a Pozzomaggiore, paese natale della madre, emigrò
giovanissimo negli Stati Uniti: risale a quel periodo la sua adesione al pensiero anarchico. Commerciò banane al mercato di Arthur
Avenue, North Bronx; fu in prima fila nelle lotte a sostegno degli anarchici
Sacco e Vanzetti, come nei contrasti fra fascisti e antifascisti in seno alla
comunità italiana.
Ritornò in Europa arrivando a Parigi, luogo di ritrovo di molti esuli
antifascisti. Nonostante la difficile atmosfera, a causa della presenza di infiltrati
dediti a provocazioni e attentati, le credenziali presentate come
corrispondente de "L'Adunata dei Refrattari" (giornale anarchico in
lingua italiana pubblicato a New York)
saranno sufficienti per ottenere un incontro e la fiducia di Emilio Lussu.
Schirru coltivava un'idea fissa, che divenne immediatamente una sua ferma
convinzione: uccidere Mussolini come unica soluzione per
liquidare definitivamente il fascismo. Il 2
gennaio 1931 si avviò verso l'Italia con l'intenzione di realizzare il piano.
L'accompagnò al treno lo stesso Lussu, che descriverà così l'ultimo saluto:
«Lì, alla Gare de Lyon, salutandolo dal marciapiede sotto la vettura, dissi
arrivederci e gli sorridevo. Anche lui sorrideva, ma triste. Rispose: no, non
arrivederci. Addio. Soltanto questo disse, e sollevò il vetro del finestrino.»
Giunse a Roma la sera di lunedì 12 gennaio, alloggiando nell'albergo Royal,
scelto come luogo strategico rispetto agli itinerari abituali di Mussolini. Per
due settimane studiò attentamente il tragitto attraverso Villa Torlonia, Porta
Pia, il Viminale, Via Nazionale e Piazza Venezia, senza incrociare una sola
volta le trasferte dell'obiettivo. Scoraggiato e velocemente sfiduciato,
conobbe una ballerina ungherese di 24 anni, Anna Lucovszky, della quale
s'innamorò e alla quale dedicava le sue giornate.
Ma la sera di martedì 3 febbraio venne arrestato da un maresciallo
all'Hotel Colonna, luogo degli incontri con Anna. In commissariato tentò il
suicidio con la propria pistola: il proiettile trapassò entrambe le gote e
Michele sopravvisse, sfigurato. Schirru fu processato dal Tribunale Speciale
Fascista davanti al quale dichiarò il suo odio sia per il Fascismo, sia per il
Comunismo.
In data 28 maggio 1931, condannato per la semplice intenzione di attentare
alla vita di Mussolini la sentenza riporta:«Chi attenta alla vita del Duce
attenta alla grandezza dell'Italia, attenta all'umanità, perché il Duce
appartiene all'umanità». Fu fucilato il giorno seguente a Casal Braschi e il
plotone fu formato da militi sardi che avevano chiesto e ottenuto di far parte
del plotone di esecuzione. Morì
urlando: "Viva l'anarchia!"
Schirru affrontò il plotone d'esecuzione con molto coraggio suscitando
l'ammirazione dello stesso Mussolini, che a Yvon De Begnac disse: "Avrei
usato clemenza a Sbardellotto e a Schirru. Non ho mai pensato di usarla nei
riguardi di Bovone, cieco esecutore di atti terroristici diretti a fare il
vuoto fra le masse, le quali nulla avevano a spartire con la politica. Ma
Sbardellotto ventiduenne, che rispose all'invito del magistrato a firmare la
domanda di grazia dichiarando di rimpiangere solo di non aver eseguito
l'attentato; ma Schirru anarchico, ottimo combattente della grande guerra che
grida la sua fede dinanzi al plotone di esecuzione, sono uomini veramente degni
di un destino migliore di quello che la sorte ha loro riservato."
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