mercoledì 19 maggio 2021

Enti locali, riforma ad alto rischio di impugnazione


 

Il rischio è concreto. La riforma degli Enti locali che ha accontentato un po' tutte le forze politiche in Consiglio regionale potrebbe essere impugnata. Ci sono interlocuzioni tra uffici ministeriali che non promettono niente di buono e la Regione è informata, in particolare l'assessore agli Enti locali Quirico Sanna. Per il dipartimento Riforme istituzionali che fa capo alla presidenza del Consiglio, la legge che porta a sei le Province e a due le Città metropolitane «presenta profili di illegittimità costituzionale per il contrasto dell'articolo 6 con il 43 dello Statuto speciale e dell'articolo 7 con gli articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione». Ora, scrive il capo dipartimento in una nota al dipartimento per gli Affari regionali, «si resta in attesa delle controdeduzioni che la Regione vorrà far conoscere ai fini di un'eventuale proposta di impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale».

 

I rilievi. Lo Statuto, all'articolo 43, prevede che con legge regionale possano essere modificate le circoscrizioni, ma in conformità alla volontà delle popolazioni di ciascuna delle province interessate, espressa con referendum. Il dipartimento per le Riforme ricorda che l'articolo 6 della legge regionale prevede il ricorso alla consultazione popolare «solo in via eventuale». Sembra meno grave il rilievo sull'articolo 7, che riguarda la possibilità per le Province di associarsi in Unioni.

 

Qui, infatti, si contestano le funzioni attribuite ai commissari straordinari perché «esulano dalle competenze loro assegnate volte a garantire solo gli atti necessari per assicurare la continuità delle funzioni già svolte dalle Province». In particolare l'articolo 7 attribuisce ai commissari un compito che non gli appartiene, appunto l'adozione dell'eventuale atto costitutivo di Unioni di Province.

 

«Mai rispettato». Sull'articolo 7 la Regione potrebbe intervenire e correggere il tiro prima dell'eventuale impugnazione, sul 6 è più difficile immaginare come andrà a finire. Anche perché nella stessa nota del dipartimento si riconosce che «la travagliata vicenda degli enti locali intermedi in Sardegna si è dipanata attraverso una serie di riforme, nessuna delle quali appare conforme al 43 dello Statuto, a partire dalla stessa istituzione nel 1974 della Provincia di Oristano avvenuta con legge dello Stato».

 

Se sono passate le precedenti, perché non dovrebbe avere il via libera anche questa riforma? È, grosso modo, l'appunto che solleva il consigliere di Cambiamo-Udc Antonello Peru: «I rilievi fanno riferimento a una presunta illegittimità costituzionale che avrebbe dovuto comportare analogo provvedimento di impugnazione nei confronti della riforma degli enti locali approvata nella scorsa legislatura».

 

«Autonomia attaccata». Infatti, ricorda, «anche la legge 2 del 2016 modificava le circoscrizioni territoriali, ad esempio quella di Cagliari con la creazione della Provincia del Sud Sardegna, ma stranamente in quel caso il Governo non ebbe niente da eccepire e da impugnare». Ecco perché, secondo il consigliere che più di tutti ha lavorato per inserire nella recente legge anche l'istituzione della Città metropolitana di Sassari, «siamo di fronte all'ennesimo attacco all'Autonomia» e «dobbiamo rigettare con forza questo sistematico tentativo esclusivamente politico di bloccare ogni tipo di provvedimento assunto in questa legislatura dalla nostra Regione».

 

Roberto Murgia

 

Articolo “La Nuova Sardegna” del 19.05.2021

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

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