Il rischio è concreto. La riforma degli
Enti locali che ha accontentato un po' tutte le forze politiche in Consiglio
regionale potrebbe essere impugnata. Ci sono interlocuzioni tra uffici ministeriali
che non promettono niente di buono e la Regione è informata, in particolare
l'assessore agli Enti locali Quirico Sanna. Per il dipartimento Riforme
istituzionali che fa capo alla presidenza del Consiglio, la legge che porta a sei le Province e a due le Città metropolitane «presenta profili di
illegittimità costituzionale per il contrasto
dell'articolo 6 con il 43 dello Statuto speciale e dell'articolo 7 con gli
articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione». Ora, scrive il capo dipartimento in
una nota al dipartimento per gli Affari regionali, «si resta in attesa delle
controdeduzioni che la Regione vorrà far conoscere ai fini di un'eventuale
proposta di impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale».
I rilievi. Lo
Statuto, all'articolo 43, prevede che con legge regionale possano essere modificate
le circoscrizioni, ma in conformità alla volontà delle popolazioni di ciascuna
delle province interessate, espressa con referendum. Il dipartimento per le
Riforme ricorda che l'articolo 6 della legge regionale prevede il ricorso alla
consultazione popolare «solo in via eventuale». Sembra meno grave il rilievo
sull'articolo 7, che riguarda la possibilità per le Province di associarsi in
Unioni.
Qui, infatti, si contestano le funzioni
attribuite ai commissari straordinari perché «esulano dalle competenze loro
assegnate volte a garantire solo gli atti necessari per assicurare la
continuità delle funzioni già svolte dalle Province». In particolare l'articolo 7 attribuisce ai commissari un compito che non gli appartiene, appunto l'adozione dell'eventuale atto costitutivo di Unioni di Province.
«Mai rispettato». Sull'articolo 7 la Regione potrebbe intervenire e correggere il tiro prima
dell'eventuale impugnazione, sul 6 è più difficile immaginare come andrà a
finire. Anche perché nella stessa nota del dipartimento si riconosce che «la
travagliata vicenda degli enti locali intermedi in Sardegna si è dipanata
attraverso una serie di riforme, nessuna delle quali appare conforme al 43
dello Statuto, a partire dalla stessa istituzione nel 1974 della Provincia di
Oristano avvenuta con legge dello Stato».
Se sono passate le precedenti, perché non
dovrebbe avere il via libera anche questa riforma? È, grosso modo, l'appunto che solleva il consigliere di Cambiamo-Udc
Antonello Peru: «I rilievi fanno riferimento a una presunta illegittimità costituzionale
che avrebbe dovuto comportare analogo provvedimento di impugnazione nei
confronti della riforma degli enti locali approvata nella scorsa legislatura».
«Autonomia attaccata». Infatti, ricorda, «anche la legge 2 del 2016 modificava le circoscrizioni
territoriali, ad esempio quella di Cagliari con la creazione della Provincia
del Sud Sardegna, ma stranamente in quel caso il Governo non ebbe niente da eccepire
e da impugnare». Ecco perché, secondo il consigliere che più di
tutti ha lavorato per inserire nella recente legge anche l'istituzione della
Città metropolitana di Sassari, «siamo di fronte all'ennesimo attacco
all'Autonomia» e «dobbiamo rigettare con forza questo
sistematico tentativo esclusivamente politico di bloccare ogni tipo di
provvedimento assunto in questa legislatura dalla nostra Regione».
Roberto Murgia
Articolo “La Nuova Sardegna” del 19.05.2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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