lunedì 24 maggio 2021

Il sindacato dei dipendenti regionali risponde alle accuse del capo dell'esecutivo.


 

Erano 3.668 alla fine del 2019: sono i dipendenti regionali. Il loro numero è diminuito (erano 200 in più due anni prima), ma sono quelli che fanno muovere una macchina organizzativa complessa e articolata. A guidare questo esercito di lavoratori ci sono 113 dirigenti (erano 118 nel 2017). Molti di loro, sabato mattina, nel leggere l'intervista del presidente Solinas alla Nuova , avranno avuto quantomeno un sussulto: quell'attacco frontale all'apparato burocratico, accusato di contrapporsi al potere degli eletti e della politica, non è piaciuto.

 

Così l'intervista a Solinas è diventata oggetto di discussione e potrebbe, nelle prossime ore, diventare oggetto anche di una presa di posizione dei sindacati. Posizioni e critiche in qualche misura anticipate alla Nuova dal segretario regionale del Sadirs, il Sindacato autonomo dipendenti Regione Sardegna, Giovanni Deligia. «Sì, ho letto l'intervista al presidente Solinas e devo dire che alcune parti, come quella sul cambio di passo nella lotta alla pandemia sono condivisibili», esordisce in modo soft Deligia. «Decisamente meno condivisibile la parte sulla 107 e sulla contrapposizione tra parte politica e parte amministrativa – prosegue Deligia -.

 

Suona strano sentire enunciare la logica secondo la quale ci sarebbero delle parti dell'amministrazione che non marciano nella direzione tracciata dalla politica. Ci sono leggi che sanciscono il principio della separazione dei poteri. La politica deve fare la sua parte, ma non può assumere decisioni che sono di competenza della parte amministrativa».Il rappresentante sindacale dei dipendenti regionali pone l'attenzione sulla legge 107, ormai prossima all'approvazione in consiglio regionale. «Il presidente ha giustificato l'intervento normativo con il fatto che si sarebbero creati dei minicaliffati nelle direzioni generali degli assessorati. Bisogna ricordare che le direzioni generali esistono perché previste dalla legge. Non vengono smantellate dalla 107 che non fa un discorso di accorpamento o soppressione, ma si limita a creare un livello superiore».

 

C'è poi il discorso della contrapposizione tra poteri: «Si dice che le direzioni generali non rispondono alla politica. Ma ci si dimentica che le direzioni sono di nomina politica. Se io, politico, individuo e nomino un direttore generale e poi questo non risponde alle mie direttive, allora è evidente che c'è qualcosa che non va. Evidentemente quella nomina non è adatta ai miei desiderata. Le direzioni sono controllate dagli assessori con direttori da loro nominati».

 

Quindi non si pone il problema di un apparato che ostacola l'azione politica? «Bisogna porsi il problema inverso: la politica non può entrare in materia di competenza della parte amministrativa. E poi come potrebbe l'apparato contrapporsi se i burocrati di primo rango sono nominati dalla politica? Perché dovrebbero remare contro, quando tra l'altro in buon numero sono esterni all'amministrazione regionale? In ogni caso la legge 107 non risolve il problema, crea solo una sovrastruttura in più. Sarebbe servita una riforma più coraggiosa. Si cambia tutto per non cambiare nulla». (r.pe.)

 

 

Articolo “La Nuova Sardegna” del 24.05.2021

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 

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