Erano 3.668 alla fine del 2019: sono i
dipendenti regionali. Il loro numero è diminuito (erano 200 in più due anni
prima), ma sono quelli che fanno muovere una macchina organizzativa complessa e
articolata. A guidare questo esercito di lavoratori ci sono 113 dirigenti
(erano 118 nel 2017). Molti di loro, sabato mattina, nel leggere l'intervista del presidente Solinas
alla Nuova , avranno avuto quantomeno un sussulto:
quell'attacco frontale all'apparato burocratico, accusato di contrapporsi al
potere degli eletti e della politica, non è piaciuto.
Così l'intervista a Solinas è diventata oggetto
di discussione e potrebbe, nelle prossime ore, diventare oggetto anche di una
presa di posizione dei sindacati.
Posizioni e critiche
in qualche misura anticipate alla Nuova dal segretario regionale del Sadirs, il Sindacato
autonomo dipendenti Regione Sardegna, Giovanni Deligia. «Sì, ho letto l'intervista al presidente Solinas e devo dire che alcune parti, come
quella sul cambio di passo nella lotta alla pandemia sono condivisibili», esordisce in modo soft Deligia. «Decisamente
meno condivisibile la parte sulla 107 e sulla contrapposizione tra parte
politica e parte amministrativa – prosegue Deligia -.
Suona strano sentire enunciare la logica
secondo la quale ci sarebbero delle parti dell'amministrazione che non marciano
nella direzione tracciata dalla politica. Ci sono leggi che sanciscono il principio
della separazione dei poteri. La
politica deve fare la sua parte, ma
non può assumere decisioni che sono di competenza della parte amministrativa».Il rappresentante sindacale dei dipendenti regionali pone l'attenzione
sulla legge 107, ormai prossima all'approvazione in consiglio regionale. «Il
presidente ha giustificato l'intervento normativo con il fatto che si sarebbero
creati dei minicaliffati nelle direzioni generali degli assessorati. Bisogna
ricordare che le direzioni generali esistono perché previste dalla legge. Non
vengono smantellate dalla 107 che non fa un discorso di accorpamento o
soppressione, ma si limita a creare un livello superiore».
C'è poi il discorso della contrapposizione
tra poteri: «Si dice che le direzioni generali non
rispondono alla politica. Ma ci si dimentica che le direzioni sono di nomina
politica. Se io, politico, individuo e nomino un direttore generale e poi
questo non risponde alle mie direttive, allora è evidente che c'è qualcosa che
non va. Evidentemente quella nomina non è adatta ai miei desiderata. Le direzioni
sono controllate dagli assessori con direttori da loro nominati».
Quindi non si pone il problema di un
apparato che ostacola l'azione politica?
«Bisogna porsi il problema inverso: la politica non può entrare in materia di competenza della
parte amministrativa. E poi come potrebbe l'apparato contrapporsi se i burocrati di primo rango sono nominati dalla politica? Perché
dovrebbero remare contro, quando tra l'altro in buon numero sono esterni all'amministrazione regionale? In ogni caso la legge 107 non risolve il
problema, crea solo una sovrastruttura
in più. Sarebbe servita una riforma più coraggiosa. Si cambia tutto per non cambiare nulla».
(r.pe.)
Articolo “La Nuova Sardegna” del 24.05.2021
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento