Spiaggiata come una balena la maggioranza
in Regione si è arenata in una guerra di trincea. Un tutti contro tutti che
inizia a non restare più dentro le stanze del Palazzo. Le scazzottate e gli
spintoni nei banchi del Consiglio. Il leader dell'UDC Oppi che randella
l'Assessore Nieddu con un poco affettuoso "Non sa cosa deve fare", le
turbolenze del Consigliere Gallus, dell'UDC, Mele della Lega, Mula del Psdaz e
l'Assessora Satta sono il sintomo evidente che la
maggioranza somiglia a un ordigno a cui è rimasto un centimetro di miccia.
Ma per capire cosa succede dentro al
labirinto del centrodestra serve un piccolo riassunto. Il Psd'Az ha 9
consiglieri, la Lega 7, il gruppo Udc- Cambiamo 7, Forza Italia 4, Fdi ne ha 3,
come i Riformatori. Ma in questo momento la maggioranza è di fatto spaccata in tre
tronconi, l'un contro l'altro armati. Da una parte
c'è il blocco Udc, Forza Italia e Riformatori, dall'altra la Lega e nella terza
casella il Psd'Az. Con una reciproca e profonda irritazione. A dominare su
questo magma instabile c'è il governatore Christian Solinas, che nello stesso
tempo porta guerra e cerca di mettere pace. I punti di frizione sono molti, alcuni
causati dalle scelte del governatore. Come le ultime nomine, fatte tutte in
perfetta solitudine da Solinas.
Nessuno lo dirà mai ufficialmente, ma il rito pagano della lottizzazione delle poltrone si celebra sempre in
compagnia e col manuale Cencelli tra le mani. Il governatore è andato dritto per la sua
strada. Questo episodio è solo l'ultima tappa di un viaggio in solitaria che Solinas ha cominciato da qualche mese. Il super staff, contestato
fino a oggi per i costi, fa preoccupare i partiti per la sua sostanza. Di fatto ogni assessorato avrà un super dirigente, che risponderà
solo al governatore, il cui effetto sarà quello di bypassare compiti e competenze dell'assessore. Un po' l'effetto commissariamento, come
quello che ha avuto la nomina di Temussi alla Sanità.
I partiti hanno capito che il governatore cerca
di accentrare tutto sotto la sua supervisione.
Scelta che crea ulteriore
tensione. Solinas punta a rafforzare il Psd'Az come forza politica egemonica. Pezzo dopo pezzo
smonta la Lega e ne ingloba i consensi. C'è anche un sondaggio che gira tra le scrivanie del centrodestra, e che resta top secret. I
dati certificano lo sprofondamento
della Lega a un misero 6%. Dato drammatico per i felpati adepti di Salvini. Lo slogan "Prima i sardi" sembra non
fare più
presa in una regione in ginocchio dopo 14 mesi di emergenza covid, che ha visto crollare fatturati e posti di
lavoro.
E le battaglie in banchina del coordinatore
Zoffili per evitare l'invasione di pericolosi profughi sui barconi non portano
più consensi alle camicie verdi. Al
contrario gli assessori in quota Lega sono finiti sotto il fuoco incrociato della stessa maggioranza.
Nieddu e Todde vengono sopportati
a stento dagli alleati. Le bastonate di Oppi a Nieddu sulla sanità, da sempre feudo del leader Udc,
sono la prima offensiva dei centristi della coalizione al castello leghista. Zoffili non ha gradito le randellate e nella chat dei
capigruppo del centrodestra, con una colorita espressione: "avete rotto i c.." ha chiesto un'immediata riunione di maggioranza.
Richiesta per ora rimasta senza risposta.
Nello stesso tempo ha blindato gli
assessori Todde e Nieddu, dichiarandoli intoccabili. In mezzo a questa alta
tensione tra Lega e Psd'Az si innesta anche il
rimpasto. Solinas più volte lo ha annunciato e
giugno sembrava un orizzonte possibile. Tutti temono il tagliando, ma nello
stesso tempo chiedono un riassetto degli assessorati e un cambio di passo alla
giunta. Il covid ha avuto un doppio effetto. Da una parte ha mascherato
l'immobilismo di una giunta che per la sua stessa maggioranza si è rivelata
fragile. Spesso i cavalieri di Solinas sono rimasti nelle scuderie senza
cavallo, sovrastati da pedoni qualsiasi, le loro spadine sconfitte dai lancioni.
Il governatore con la sua personalità e la
sua esperienza politica
ha fatto ombra ai suoi assessori, ma ora i partiti chiedono più spazio, col
timore che la manovra avvolgente del governatore li stritoli in un abbraccio
mortale.
I risultati portati a casa in questi due
anni sono stati pochissimi. I
trasporti sono azzerati con la fine di Air Italy e il collasso di Tirrenia. L'occupazione è crollata in modo verticale dopo due anni senza
turismo. Le imprese sono al tracollo senza una reale economia di mercato. Il rilancio sembra difficile da immaginare nella palude del
centrodestra. Sul Recovery la Sardegna sembra ancora indietro. Ci sono solo due progetti esecutivi che potrebbero essere presi in
considerazione, perché immediatamente cantierabili: il Piano Mancini e la Olbia-Arzachena. Poca cosa in una regione senza infrastrutture. L'immagine che viene fuori dalle stanze del Palazzo è una maggioranza
impegnata sull'incomprensibile approvazione del super staff mentre l'isola è ancora in piena emergenza covid.
Tratto da La Nuova Sardegna 14 maggio 2021
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