È
una storia antica quella dei Sardi "sequestrati" dalle compagnie
navali italiche. I Sardi cercheranno di rompere il
monopolio italiota ma senza successo: uno stato ostile e nemico si opporrà,
sostenendo sempre sos istrangios. Nella seconda metà dell'Ottocento il
sardo Salvatore Rossi, con altri imprenditori di Cagliari crea una compagnia di
trasporti, boicottata dal Governo che sostiene la Compagnia Rubattino. Quindici
anni dopo tornano alla carica altri sardi con Luigi Falqui Massidda, che
progetta di realizzare a Cagliari un cantiere e costruire due navi a vapore.
Questa
volta a ostacolare l'impresa è anche un ascaro sardo, uomo di Cavour, il
senatore Francesco Maria Serra. Così continua il monopolio della Rubattino. Cui
si aggiungerà dopo altri 20 anni la Società di Navigazione nazionale, anch'essa
genovese. I Sardi continuano a pagare le merci più care
in entrata e a venderle meno care in uscita.
Nel
dopo guerra la musica "colonizzatrice" non cambia. Per rompere
l'isolamento (e le brutali diseconomicità) alcuni imprenditori sardi
costituirono una compagnia aerea (Airone) e una navale (Sardamare). Le
compagnie monopolistiche italiote si opporranno. Le
linee passeranno ad Alitalia e Tirrenia, sostenute dal nuovo Stato repubblicano.
Niente
di nuovo sotto il sole rispetto allo Stato dei tiranni sabaudi e di Cavour.
Abbiamo assistito in questi anni e continuiamo ad assistere alle magnifiche e
progressive sorti dell'Alitalia e ancora oggi della Tirrenia. Ma usque tandem? Fino a quando saremo disposti a tollerare
queste titulias, queste infamie consumate sulla pelle di noi Sardi?
Francesco Casula
Saggista, storico della letteratura sarda
autore
del libro, tra gli altri, de “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”
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